6.

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"Allora, come va?" Domandò Harry.

Era lunedì, e lui e Liam erano seduti al tavolo da picnic nel cortile della scuola. Harry aveva fatto un salto alla rosticceria di Pollock Street, che a suo parere preparava i migliori panini della città.
"Così potremo scambiare due chiacchiere mentre pranziamo", aveva detto strizzandogli l'occhio.
Sebbene non fosse la prima volta che 'scambiavano due chiacchiere', i loro incontri fino a quel momento erano stati piuttosto brevi e impersonali. Harry gli aveva spiegato dove trovare le scorte di cancelleria, a chi chiedere per ottenere dei banchi nuovi e altre cose che riguardavano l'insegnamento.
Ovviamente era stato il primo a cui Liam si era rivolto per chiedere informazioni su Jonah e Zayn e, sapendo che Harry era un amico di famiglia, ora sospettava che lui volesse scoprire che cosa bolliva in pentola.

"Ti riferisci al lavoro? Qui è diverso dalla scuola dove insegnavo a Baltimora, però mi piace."

"Là insegnavi in centro, giusto?"

"Sì, ho insegnato in un vecchio quartiere popolare per quattro anni."

"E com'era?"

Liam scartò il panino.

"Non così terribile come forse tu immagini. I bambini sono uguali dappertutto, quale che sia la loro provenienza sociale, soprattutto quando sono piccoli. Per quanto riguarda i genitori, l'ambiente era un po'difficile, ma dopo un po' ci fai l'abitudine ed impari a essere prudente. Non ho mai avuto problemi. E i miei colleghi erano fantastici. È facile guardare le pagelle e pensare che gli insegnanti non si impegnino abbastanza, ma lì c'erano davvero un sacco di persone che facevano del loro meglio e che io stimavo e ammiravo."

"Come mai hai deciso di lavorare in quella scuola? Anche il tuo ex marito era insegnante?"

"No."

Harry notò l'espressione triste dei suoi occhi, che però scomparve immediatamente.
Liam aprì una lattina di Diet Pepsi.

"È una gente di borsa. O almeno lo era, non so che cosa faccia adesso. Dopo il divorzio non siamo rimasti in rapporti molto amichevoli, se mi capisci."

"Mi spiace molto", disse Harry. "E mi spiace ancora di più aver tirato in ballo l'argomento."

"Non importa. Non potevi saperlo."
Fece una pausa e poi sorrise con aria sorniona. "Oppure sì?"

Harry sgranò gli occhi.

"No, non lo sapevo."

Liam lo fissò.

"Davvero." Confermò Harry.

"Proprio niente?"

Harry si agitò sulla panca, imbarazzato.

"Forse avevo sentito dire qualcosa." Ammise impacciato, e Liam scoppiò a ridere.

"Lo immaginavo. Appena arrivato, mi hanno subito informato che tu eri al corrente di tutto quello che succedeva qui."

"Tutto mi sembra un po' esagerato", precisò Harry, fingendosi offeso.
"E nonostante le malignità, non vado certo in giro a spifferare. Se qualcuno mi dice di mantenere un segreto, lo faccio."
Si toccò l'orecchio con un dito e abbassò la voce.
"Sulla gente di qui so certe cose che ti farebbero girare la testa come se fossi in preda al demonio", annunciò, "ma quando si tratta di confidenze, divento una tomba."

"Vuoi dire che devo fidarmi di te?"

"Naturale." Rispose Harry.
Si guardò in giro e poi si chinò in avanti sul tavolo. "E adesso, spara."

Liam sorrise e l'altro proseguì agitando una mano.

"Scherzo, è ovvio. E in futuro, dato che lavoriamo insieme, ricorda che non mi offenderò se mi dirai che mi sono intromesso troppo. A volte faccio domande senza pensarci, ma non è mia intenzione ferire nessuno. Sul serio."

A Bend in the Road  » ZiamDove le storie prendono vita. Scoprilo ora