Dopo un anno le mie visite notturne a casa loro cessarono all'improvviso così com'erano iniziate. Smisi anche di andare alla scuola di Jonah e sul luogo dell'incidente.
L'unico posto che continuai a visitare regolarmente era la tomba di Missy, mi presentavo lì ogni giovedì, e non mancai di farlo neppure una volta. Con il sole o con la pioggia, percorrevo il viottolo fino alla sua lapide, e non mi importava che qualcuno mi notasse. Portavo sempre dei fiori.
Ora voi potreste essere indotti a pensare che, a distanza di un anno, la mia ossessione si fosse placata. Invece, lo stesso impulso che mi aveva spinto a osservarli per tutto quel tempo di colpo si ribaltò, e capii che dovevo lasciarli vivere in pace, senza più spiarli. Non dimenticherò mai il giorno in cui accadde. Era il primo anniversario della morte di Missy. Ormai, dopo dodici mesi passati a muovermi nelle tenebre, ero diventato quasi invisibile. Conoscevo alla perfezione il tragitto, che percorrevo sempre più velocemente. Ed ero diventato una specie di voyeur: oltre a sbirciare dalle finestre, erano mesi che mi portavo dietro un binocolo.
Sapete, certe volte capitava che ci fosse gente in giro, per strada o nei giardini circostanti, e io non potevo avvicinarmi alle finestre. Altre volte Zayn chiudeva le tende del salotto, ma dato che il mio impulso era insaziabile, dovevo agire a tutti i costi. Il binocolo risolse i miei problemi.
A un'estremità del loro giardino, vicino al fiume, c'è una vecchia quercia, gigantesca. I rami più bassi sono robusti, alcuni crescono paralleli al terreno, ed era lì che mi appostavo. Avevo scoperto che, arrampicandomi nel punto giusto, potevo vedere attraverso la finestra della cucina senza ostacoli.
Li osservavo per ore, fino a quando Jonah andava a dormire, e poi restavo a guardare Zayn seduto in cucina. Nel corso di quell'anno anche lui, come me, era cambiato. Sebbene continuasse a esaminare il fascicolo, non lo faceva più spesso come prima.
Con il passare dei mesi, la sua ansia di trovarmi era diminuita. Non che gli importasse di meno, no, tutto dipendeva dalla realtà dei fatti. Ormai sapevo che le indagini erano a un punto morto; e sospettavo che anche Zayn lo avesse capito, il giorno dell'anniversario, dopo aver messo a letto il figlio, lui aprì di nuovo il fascicolo, ma non si mise a studiarlo meticolosamente, riga per riga. Lo sfogliava rapidamente, senza matita né penna e senza fare annotazioni, come se girasse le pagine di un album di fotografie, rievocando i ricordi. Dopo un po' lo mise da parte e scomparve in salotto. Quando mi resi conto che non sarebbe tornato, scesi dall'albero e scivolai silenzioso fino alla veranda. Aveva tirato le tende, ma aveva lasciato la finestra aperta per far entrare l'aria fresca della sera. Dal mio punto di osservazione riuscivo a scorgere l'angolo della stanza dove Zayn si era seduto sul divano. Accanto a lui c'era una scatola di cartone ed era girato verso lo schermo della televisione. Accostando l'orecchio allo spiraglio della finestra, mi misi in ascolto, anche se mi giungevano solo rumori privi di senso. C'erano lunghi periodi di silenzio e poi suoni distorti, voci confuse.
Quando tornai a osservare Zayn per cercare di indovinare che cosa stesse guardando, vidi la sua espressione ed allora capii. Era lì, nei suoi occhi, nella curva della sua bocca, nel suo modo di stare seduto. Stava rivedendo dei vecchi filmini di famiglia.
A quel punto, chiudendo gli occhi, riuscii a distinguere i suoni che provenivano dal nastro. Udii la voce di Zayn che saliva e scendeva, poi le esclamazioni stridule di un bambino. Sullo sfondo, debole ma nitida, udii un'altra voce.
La sua Missy.
Era sconvolgente, estranea, e per un attimo rimasi senza fiato. Dopo un anno trascorso a spiarli, pensavo ormai di conoscerli, ma quella voce cambiò tutto. In realtà non conoscevo Zayn, non conoscevo Jonah. La mia assidua osservazione non aveva penetrato il mistero. Rimasi ad ascoltare, quasi ipnotizzato. La voce di lei si spense. Un attimo dopo la sentii ridere. La sua risata mi fece sussultare e i miei occhi si posarono immediatamente su Zayn. Volevo vedere la sua reazione, anche se me la immaginavo già. Avrebbe avuto un'espressione persa, gli occhi pieni di lacrime di rabbia. Ma mi sbagliavo. Invece di piangere, sorrideva allo schermo con uno sguardo intenerito. Fu allora che compresi all'improvviso che era ora di smettere. Dopo quella visita, ero sinceramente convinto che non sarei più tornato lì.
L'anno successivo mi sforzai di vivere la mia vita e ci riuscii, almeno superficialmente. La gente intorno a me sosteneva che avevo un aspetto migliore, che sembravo di nuovo quello di un tempo. Una parte di me ci credeva. Cessato l'impulso di spiarli, pensavo di essermi lasciato l'incubo alle spalle. Non avevo dimenticato quello che avevo fatto, ma sembrava svanita l'ossessione che mi aveva perseguitato per un anno.
Allora non mi rendevo conto che il senso di colpa e l'angoscia non mi avevano mai abbandonato. Si erano semplicemente affievoliti, come un orso che va in letargo durante l'inverno, nutrendosi delle riserve accumulate nel suo corpo in attesa di risvegliarsi al ritorno della bella stagione.
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A Bend in the Road » Ziam
FanfictionZayn ha un passato da ricostruire. Liam un passato da dimenticare. Entrambi hanno un segreto nel cuore. Liam credeva che il suo matrimonio fosse perfetto e invece, alla prima crisi, lo aveva visto crollare come un castello di sabbia. Zayn amava...