Le Cronache di Eldoria: La Guardiana delle Ombre

Capitolo 15 Il riposo interrotto

La notte era calata su Eldoria come un manto denso e silenzioso, inghiottendo il gruppo di eroi nei suoi confini oscuri. Dopo la feroce battaglia contro Eldred e le visioni ingannatrici del Velorum, la Guardiana e i suoi compagni avevano trovato rifugio in una magione abbandonata, cercando un meritato riposo. Le mura di pietra, un tempo colme di magia e saggezza, ora emanavano solo desolazione e tracce di sofferenza.

Tristan era seduto vicino al fuoco, con lo sguardo assente che vagava tra le fiamme. Ellene, poco distante, stava preparando un infuso a base di erbe per alleviare la stanchezza accumulata. Zyphora, come al solito, si isolava dal gruppo, meditando in silenzio in un angolo buio. Ma l'atmosfera era pesante, quasi opprimente. Astrid, stremata, si era sdraiata su una panca di legno, chiudendo finalmente gli occhi dopo una giornata di lotta e sacrificio. Il sonno l'avvolse rapidamente, trascinandola in un oblio silenzioso, libero per un breve momento dalle preoccupazioni che l'affliggevano.

Non fu un suono a svegliarla, né un pericolo imminente. Fu un tocco leggero, quasi etereo, sulla spalla. La Guardiana aprì gli occhi con lentezza, trovando il volto di Zyphora chino su di lei. La luce fioca delle torce disegnava ombre sul suo viso, ma ciò che catturò immediatamente la sua attenzione furono i suoi occhi, lucidi e pieni di un'inquietudine che non le aveva mai visto prima.

«Devi venire con me,» sussurrò Zyphora con la voce fredda e imperativa, carica di una tensione sottile.

Astrid si alzò lentamente, ancora assonnata e confusa. «Zyphora... cosa succede? È successo qualcosa?»

La strega scosse leggermente la testa, i suoi capelli corvini ondeggiavano con il movimento. «Non qui,» rispose in tono brusco, quasi ansiosa. «Ho trovato qualcosa. Qualcosa che non può aspettare.»

Sebbene Astrid non comprendesse pienamente l'urgenza, il timbro della voce di Zyphora non lasciava spazio a esitazioni. Si alzò, stringendosi il mantello intorno alle spalle mentre la seguiva fuori dalla stanza, attenta a non svegliare gli altri. Zyphora camminava rapidamente tra le ombre dei corridoi, con passi felini che sembravano non toccare il suolo. La sua figura scivolava nell'oscurità come un'ombra inafferrabile, e Astrid si accorse che, per la prima volta da quando la conosceva, sembrava turbata. Era sempre stata enigmatica, distante, ma questa volta c'era qualcosa di più: paura.

Dopo aver camminato per qualche minuto, raggiunsero una sala appartata, lontana dalle altre stanze, dove il silenzio era opprimente. La strega si fermò di colpo, girandosi verso di lei. Tra le mani stringeva il Grimorio che aveva recuperato tra le rovine della torre. Era consunto e vecchio, le pagine ingiallite dal tempo, ma emanava ancora un potere oscuro e antico. I suoi occhi dorati scintillavano nella penombra, tradendo la calma che cercava di mantenere.

«Ho trovato qualcosa... qualcosa che non mi aspettavo,» iniziò Zyphora, il tono della sua voce era quasi impercettibile, come se temesse che qualcuno potesse ascoltare.

Astrid rimase in silenzio, attendendo che lei continuasse. Aveva imparato a non interromperla, specialmente in momenti come quello, dove ogni parola poteva pesare come un macigno.

«Nel Grimorio di mia madre,» proseguì Zyphora, stringendo il libro con tale forza che le nocche delle dita si sbiancarono, «ci sono incantesimi, segreti, e rituali antichi. Sapevo che mia madre non era una strega qualunque. Lo avevo sempre sospettato... ma quello che ho trovato... supera ogni mia aspettativa.»

Astrid si avvicinò di un passo, scrutando il suo volto alla ricerca di ulteriori indizi. «Cosa hai trovato esattamente?»

Zyphora abbassò lo sguardo per un momento, come se anche solo formulare la risposta le causasse dolore. Poi la guardò dritto negli occhi, e per un attimo, Astrid vide una vulnerabilità in lei che non aveva mai visto prima.