Capitolo 3

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I piani di Giorgia dovevano essere momentaneamente messi da parte perché la giornata successiva sarebbe stata quella dedicata alla gita ad un castello non lontano dalla scuola. Francamente, per quanto si sforzasse, Yunmi non riusciva a farsi piacere la storia. Fra tutte le materie era quella che sopportava meno. E l'idea di passare un'intera giornata ad ascoltare una guida che l'avrebbe imbottita di nozioni inutili e noiose non la allettava.
Si era catapultata di malavoglia giú dal letto e non aveva nemmeno fatto colazione: era già in riatrdo.
Arrivò correndo alla fermata del bus e tirò un sospiro di sollievo nel vedere che non era ancora arrivato, nonostante gli alunni fossero tutti presenti. Si fece strada tra una massa enorme di studenti per cercare le sue amiche e... Eccole! Stavano bisticciando... di primo mattino! In quel brusio le loro voci si confondevano.
Appena si avvicinò Alisia si voltò verso di lei:

"Avanti Yunmi, diglielo anche tu!"

"Non so su cosa stiate litigando nè perché, ma mi sono appena svegliata e il mio cervello è ancora spento. Quindi siete pregate di smetterla!"

Su quest'ultima frase le scappò un sorriso che fece scoppiare a ridere tutte e tre e alleggerí subito il peso di quella noiosa giornata.

Un altro mistero magico che Yunmi pensava spesso era quello. Come fa una sola semplice risata a stravolgere il corso di una giornata intera? Quella sensazione di leggerezza, gioia e allegria che disegna un grande sorriso sul volto delle persone. Bisognerebbe prenderne una bella dose ogni mattino, come un'abbondante colazione. Un piccolo sorriso può fiorire sulle labbra di chiunque anche senza motivo in una situazione normale, come quando si cammina per strada e un piccolo pensiero ti rende felice. Come sarebbe stato bello, pensava Yunmi, essere quel piccolo pensiero nella mente di qualcuno, essere speciale per qualcuno.
John.
Di nuovo i suoi pensieri l'avevano portata a John. E la sua bocca cominciava ad incurvarsi all'insú.

"Yunmi, avanti, sali!"
La voce squillante della sua amica la riscosse ancora una volta dai suoi pensieri.
"Sei triste che in gita non venga la C?"
Disse Giorgia facendole l'occhiolino. John era nella sezione C.
"Piantala!"
Ribattè Yunmi piantandole una gomitata nel fianco.

Tutto sommato era felice che John non ci fosse. Per un giorno avrebbe potuto rilassarsi.

Il viaggio durò circa un'ora e mezza, tempo sufficiente a trasformare il pullman in una semi-discoteca piena di studenti schiamazzanti. Gli insegnanti sembravano sul punto di esplodere, mentre l'autista era calmo e impassibile. Va bene esserci abituato, però...

La guida aspettava i ragazzi alla fermata del bus e, come da preavviso, cominciò subito a sparare nozioni a raffica su quello che i ragazzi si preparavano a visitare. Dopo la seconda frase la mente di Yunmi era già altrove. I suoi compagni sembravano darle completamente ragione: c'era chi guardava il cellulare di nascosto, chi giochicchiava con la cordina della felpa, chi sgranocchiava una barretta dolce... Un ragazzo di quinta aveva persino gli auricolari nelle orecchie! Come biasimarlo...

L'edificio non era niente male. La pianta dava l'impressione di essere quadrata, c'era una torre ad ogni vertice e una piú alta al centro. Il portone con tanto di ponte levatoio dava il tocco medievale al tutto.
Era stranamente bello.
Stranamente affascinante.

Le parole della guida erano ormai diventate un brusio di sottofondo, cosí Yunmi prese un po' di tempo per guardarsi attorno.
Due lunghi tavoli di legno erano posti ai lati della prima sala e, in fondo, proprio davanti alla porta, un decoratissimo trono in legno dipinto faceva la sua imponente figura. Sulle pareti erano appese spade di ogni forma e dimensione e antiche armature arrugginite. Uno stendardo scendeva sopra al trono con maestà: era stato decorato abilmente con intrecci di filo dorato e nel mezzo si distingueva perfettamente lo stemma della nobile famiglia proprietaria del castello.

-

Chissà quanto tempo era passato, quante sale aveva visitato, ma adesso cominciava ad essere provata.
Il pranzo era stato veramente triste, un semplice panino al prosciutto mangiato al freddo sotto un cielo ricoperto di nuvole.
Erano appena le tre del pomeriggio e già Yunmi voleva tornarsene a casa.

Finalmente, dopo un tempo che le parve interminabile, uscirono dal castello. Si diressero non lontano verso una collinetta su cui si distingueva un pozzo in pietra contornato da un roseto a forma di semicerchio. Era molto suggestivo.
La guida riprese a parlare, ma questa volta con tono piú alto e vivace attirando l'attenzione da tempo persa degli alunni.
"È un pozzo dei desideri. Non bisogna gettarvi monete, perché quando è stato costruito in questo luogo era ancora in uso il baratto per il commercio dalla caduta dell'Impero Romano, bensí petali di rosa. È cresciuto un roseto enorme partendo da esso."
Con un gesto della mano la guida mostrò ai ragazzi il roseto. Yunmi si accorse solo allora che oltre a quel semicerchio c'erano moltissime altre piante colme di rose rosse.
"Se il petalo tocca direttamente l'acqua senza poggiarsi su altri petali o incastrarsi nella pietra il vostro desiderio si avvererà. Potete prendere un petalo da quelli caduti sotto le piante."
A quelle parole tutti si fiondarono sul pozzo, comprese Alisia e Giorgia. Yunmi rimaneva scettica, ma si avvicinò comunque. Quale desiderio poteva esprimere? Molte cose sciocche e inutili le passarono per la mente, balenando come fulmini. Poi, immancabilmente, i suoi pensieri si focalizzarono sulla cosa a cui piú teneva. Anzi, la persona.
Si sedette sui talloni davanti ad una pianta e afferrò al volo un petalo che si era appena staccato, poi si avvicinò al pozzo. Era molto piú profondo di quanto non sembrasse.
Con un sospiro, mollò la presa.
In fondo, aveva risposto un po' delle sue ultime, fragili speranze rimaste in quel petalo color rosso sangue che volteggiava con vortici irregolari nelle profondità del pozzo.

Lei si sentiva proprio come quel petalo.

Alla fine, si poggiò su una sporgenza rocciosa, rompendo ogni sua piú sottile speranza.
"Che stupida che sono stata! Credere in uno stupido petalo." pensò e se ne andò senza alzare lo sguardo.

Troppo presto per vedere che con un colpo di vento inaspettato vorticato all'interno del pozzo, il suo petalo si era risollevato e poggiato proprio sull'acqua.

-

"Che noia questa gita, eh?"
"Già."
"Ma tu hai espresso un desiderio?"
"Sí."
"Me lo dici??? Daiiiiii!!"
"No."

Non avrebbe detto il suo desiderio.
Se l'avesse fatto non si sarebbe avverato.

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