Capitolo 9

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La mattina arrivò presto. Il sole svegliò Yunmi illuminando la sua stanza di raggi tiepidi.

"Forza Yunmi! Preparati!"

I genitori avevano organizzato un pic-nic nel bosco per distrarla un po'. Ci andava molto spesso quando era piccola, ma dalla quarta elementare si è dedicata con tutta sé stessa allo studio e le gite nella foresta sono diventate sempre piú un ricordo.

Faceva molto caldo, quindi decise di indossare un paio di shorts in jeans, una camicetta bianca e le sue amate All-Stars nere e azzurre. Afferrò una felpa nera e la legò in vita: all'ombra degli alberi faceva sicuramente piú fresco. Poi, raccattò le sue cose e il panino per il pranzo e sistemò tutto in una comoda borsa a tracolla azzurra. Raccolse i capelli in una treccia e saltò in macchina: i suoi genitori erano già pronti.
Il bosco non era molto distante, circa dieci minuti di strada, e ci si poteva arrivare molto vicino.

Si fermarono con l'auto in un parcheggio e proseguirono a piedi: si vedevano già degli alberi e non erano molto distanti.
L'aria fresca accarezzava le guance di Yunmi e le scarpe affondavano dolcemente nell'erba alta. Già anche solo a pochi metri dall'inizio del bosco la luce scarseggiava, e le foglie ondeggoando lasciavano intravedere solo delle piccole macchie azzurrine.
Come le era mancato quel posto! Lo conosceva a memoria. Da piccola si nascondeva sempre dietro un cespuglio di bacche e saltava fuori di colpo per spaventare i genitori. Lanciò un'occhiata a quell'ammasso di rami e foglie: non riusciva piú nemmeno a nasconderci le gambe! Gli sorrise, come a dargli un ultimo saluto. Salutò anche quel vecchio ramo che usava come altalena, e che ormai le arrivava all'altezza della vita. Mentre calpestava il muschio e le foglie cadute, rivedeva quella bambina correre e giocare felice fra i rami e gli arbusti e provò un forte senso di nostalgia.

Era passata davanti ai suoi genitori senza accorgersene: quel sentiero poteva percorrerlo ad occhi chiusi!
C'era un prato, piú o meno verso il centro del bosco, dove si fermavano sempre a mangiare: anche quel giorno la destinazione era il prato, dove avrebbero consumato il pranzo.
Gli uccellini svolazzavano da un albero all'altro richiamandosi a vicenda e fancendo cadere qualche foglia. Che posto stupendo!

La luce cominciava ad aumentare: erano vicini! La piccola Yunmi correva felice fino al prato e si rotolava per terra fino a quando suo papà non appoggiava il telo, allora si sedeva e la mamma le porgeva il suo tramezzino.
La grande Yunmi invece camminava lenta al passo dei suoi ricordando tutte le corse che aveva fatto.
Il prato era molto piú piccolo di come lo ricordasse, ma in effetti lei era cresciuta molto. Stesero il telo e tiraroni fuori il pranzo.
Mentre gustava il panino, si guardava intorno e con la coda dell'occhio scorse un albero che non aveva mai visto: era anche piuttosto grande! Poi notò per caso un piccolissimo recinto di sassi intorno ad esso.
...un recinto di sassi!? Non era possibile!! Il suo alberello???? Aveva trovato da bimba un alberello gracile alto come lei e aveva deciso che sarebbero diventati amici: gli aveva eretto intorno un "muro" di sassi per proteggerlo e tutte le volte che tornava in quel punto gli offriva dell'acqua dalla sua bottiglietta.
Era diventato grandissimo!!! Erano anche sbocciati dei minuscoli fiorellini tutto intorno. Passò una mano sulla sua corteccia ruvida e forte e gli dedicò un grande sorriso.

Dopo pranzo con il permesso dei genitori (che approfittarono per riposarsi) ripercorse anche gli altri sentieri, osservando i cambiamenti e ricordandosi ogni cosa.
Da piccola si avventurava spesso in percorsi simili, ma ogni volta che si fermava udiva un suono, una specie di campanello ad un solo rintocco, e vedeva un luccichio. Allora correva dalla mamma piangendo e dicendo che gli spiriti del bosco volevano attaccarla. Allora lei la tranquillizzava e tornavano insieme nel sentiero per scoprire che lo "spirito del bosco" era una goccia d'acqua che aveva riflesso la luce di un raggio di sole o una ragnatela.

Yunmi si sedette all'ombra di un albero e vi appoggiò la schiena. I raggi del sole filtrava tra le foglie rendendo l'atmosfera magica. Chiuse gli occhi per godersi la brezza e, cullata dal fruscio delle foglie, si addormentò.

Plic!
Yunmi fu svegliata da una gocciolina che le cadde sul naso.
Ma che ore erano? Non aveva dietro l'orologio e il suo telefono era scarico.
Si alzò e guardò il cielo: non era piú azzurro, ma di un colore grigiastro scuro. Cominciò a camminare nella direzione da cui era venuta.
<<I miei mi staranno cercando.>> pensò.
Però, per quanto camminasse, non riusciva nemmeno a scorgere lontanamente il prato, nè a riconoscere la strada.

Plic!

Un'altra goccia la sfiorò.

Plic! Plic!

"Ma che...?"
No! Stava cominciando a piovere! E non aveva nemmeno un ombrello con sé!! Cominciò a correre, sperando di arrivare prima e rifugiarsi in macchina, ma ancora nessun segno del prato.
La pioggia si stava facendo piú insistente.
Si slegò la felpa da attorno alla vita e la usò come ombrello (anche se con scarsi risultati) e corse ancora piú veloce. La foresta anzichè diradarsi non faceva che infittirsi e i rami sporgenti la graffiavano tutta.

Sentí un suono.
Una campanella da un solo rintocco.

E vide un barlume di luce balenarle davanti agli occhi.

Spaventata come non mai e senza smettere di correre cominciò ad urlare, inciampò per via di una radice e si infangò tutta, ma si rialzò e ricominciò a correre.
Era sfinita. Si fermò per via del fiatone, ormai non curante della pioggia. Alzò lo sguardo e fra i rami intravide qualcosa di un colore diverso dal verde. Si avvicinò per vedere meglio...

UNA CAPANNA!!!

E che ci faceva una capanna lí? Beh, poco importava. Era comunque un riparo. Sembrava abbandonata.
La porta era aperta e Yunmi non perse occasione.

"C'è nessuno?" chiese timida.
"C'È NESSUNO?" questa volta piú forte. Ma nessuna risposta arrivò, cosí si sedette su di una vecchia sedia rovinata e si guardò intorno. C'era un tavolo pieno di cianfrusaglie e un mobile colmo di libri ingialliti. C'era anche una branda imbottita con della paglia.
<<Che posto assurdo!>> pensò la ragazza. In fondo alla stanza, poi, notò uno specchio rovinato e malridotto, ma piuttosto grande.
Si alzò e diede un'occhiata alla sua immagine riflessa: era ridotta uno schifo. La camicia da bianca era diventata marrone e si era strappata malamente in piú punti, la felpa era fradicia e le sue scarpe preferite rovinate.
Stava osservando tutti i danni dei suoi vestiti quando sentí qualcosa vibrare nella borsa.
Impossibile! Che il suo telefono si fosse magicamente rianimato? No, era ancora spento. Allora cos'era che vibrava??? Ravanò nella borsa finchè le sue dita non toccarono qualcosa di metallico. Il ciondolo! Non ricordava di averlo messo in borsa...
Lo tirò fuori e lo avvicinò allo specchio. Sentí una forza come magnetica attrarre la sua mano ad una cavità della cornice: coincidevano perfettamente!
Ma perché quel tipo si portava al collo una cosa del genere???
Una luce immensa la avvolse e venne risucchiata in un vortice all'interno dello specchio.

L'ultima cosa che vide fu il volto spaventato del ragazzo, poi il buio.

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