Le orecchie le fischiavano mentre ascoltava quello che gli rivelava suo zio Frank, alcuni informazioni confermavano quanto scritto da Rosemary, altre - soprattutto l'ultima - non le avevano mai sfiorato la mente.
Ventitré anni le trascorsero davanti gli occhi mentre cercava di individuare una figura paterna diversa da quella di Reginald. Gli occhi di George e alcuni suoi lineamenti erano familiari agli occhi di Jane e Sean, perché erano uguali a quelli di Jane stessa. Jane non era figlia di Reginald, era figlio di un traditore, di un uomo crudele senza scrupoli, di un uomo che agiva tutto secondo un fine puramente egoistico. Si sentì tremendamente uguale ad Hannah, figlia di Carl Pickett.
Le cadde la cornetta dalla mano che rimbalzò a un paio di centimetri dalla moquette, tirata dal filo in plastica che la teneva collegata alla base.
Jane? Jane?
Le voci amiche la chiamarono, ma lei non rispondeva.
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Segreteria, prego lasciare un messaggio dopo il suono acustico.
«Sai da dove ti sto chiamando? Da una fottuta cabina telefonica in mezzo al nulla! Sono di ritorno, tra circa quattro ore dovrei arrivare a New York e prima che tu mi dica qualcosa... no! Non ho trovato nulla, perché la casa era occupata. Ho chiamato la mia complice che lavora dagli Hawley e mi ha confermato che Jane e Sean erano lì.» George chiuse bruscamente la cornetta e tirò fuori un pacco di sigarette dal taschino interno della giacca, ne accese una e guardò i lapislazzuli di sprazzi dell'albeggiare. Le stelle sparivano poco a poco e il sole fece capolino all'orizzonte tra i colli delle strade interstatali. Aspirò avidamente il bastoncino di tabacco, rendendo più evidenti alcune rughe che gli segnavano il volto. Era un uomo molto affascinante, ma la cattiveria che nutriva nella bile lo rendeva tremendamente inquietante e spiacevole.
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«Christopher, puoi venire un attimo nel mio ufficio?» Carl Pickett aveva appena ascoltato quel messaggio in segreteria estremamente fastidioso e tramite l'interfono pensò bene di parlare con il figlio.
Dopo due minuti arrivò e rimase sull'uscio.
«Siediti e chiudi la porta.»
Chris deglutì, aveva scoperto della lettera che non gli era mai arrivata? Aveva intuito che ce l'aveva lui? O peggio, sapeva di Sam? Tutti gli scenari probabili gli si palesarono davanti gli occhi, si sentì le mani sudare e le orecchie andare a fuoco.
«Tra una settimana partirò per concludere altri affari estremamente importanti con gli argentini, sto cercando di salvaguardarci perché manca pochissimo e possiamo essere scoperti. Se tu ti sposassi con Jane e io incastrassi Reginald e suo figlio Sean, tu, mio carissimo Christopher, diventeresti il successore legale della compagnia azionaria di Reginald e ne entreremmo in possesso, saremo liberi dal governo federale perché arresterebbe gli Hawley e noi potremmo anche trasferirci in Svizzera e lavarcene completamente le mani.» Carl spiegava energico il suo piano e Chris lo ascoltava sempre più sconvolto.
«Come fai ad essere sicuro che il governo federale non ti continuerà a cercare?»
«Beh...» Carl accese un sigaro e lo portò tra i suoi folti baffi corvini. «Al governo federale non interessa un nome, ma una testa da tagliare. Porterò nel mio ultimo viaggio, Reginald e gli farò firmare dei documenti, lo farò presenziare agli incontri e io me ne starò in disparte. Nel mentre, Andrew Harrington mi aiuterà con tutti i cavilli burocratici del caso e tramite la società azionaria faremo abbastanza soldi da poter scappare via e andarcene in Europa. Inoltre, sai bene quanti importanti politici siano a mio favore. Ricordati, Chris, c'è solo una cosa più importante dei soldi: le giuste conoscenze.»
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La pittrice di segreti
Historical FictionNew York, 1951. Jane Hawley si trasferisce insieme a suo padre Reginald e suo fratello Sean, dopo la morte della madre. Jane vuole sfruttare le occasioni che le offre la Grande Mela per realizzare il suo sogno, ma la realizzazione di un progetto che...