Capitolo tre

8.9K 460 21
                                    

Continuai a giocare con la pasta nel piatto.
Era strano come quel ragazzo fosse riuscito ad entrarmi in testa con tanta intensità. Se almeno avessi saputo il suo nome sarei potuta andare dalla segretaria e chiedere che ci facesse lì.

"Grace! Quante volte ti ho detto che devi mangiare tutto quello che hai nel piatto? Vuoi avere anche problemi alimentari adesso?" Urlò Susan dall'altra parte della mensa.

Per dire quella frase parlò talmente forte che tutti gli altri pazienti si girarono.
Ero lì da quattro anni, ma non avevo legato con gli altri nella clinica. Erano pochi a cui ero leggermente affezionata, come Melany. Era nella clinica da sei anni e soffriva di bulimia e anoressia. C'erano giorni in cui si abbuffava quasi da non lasciare più cibo nella clinica e giorni in cui non mangiava neanche una briciola.
Poi c'era Paul, nella clinica da 8 mesi. Soffriva di anoressia e si tagliava.
Anche se con loro avevo legato, non potevo dire di essere loro amica, anzi non lo ero affatto, erano solo più disponibili degli altri.

Continuai a guardare Susan con occhi persi e non capii neanche che stava vendendo verso di me.

"Devi mangiare tutta la pasta per forza. Ora devo andare e quando tornerò dovrà essere tutto finito"

Dopo queste parole se ne andò e si avvicinò subito un'altra infermiera giovane con i capelli rossicci.

"Non riesci proprio a finirlo tutto?" Chiese la donna con voce materna.
Scossi la testa debolmente.

L'infermiera sospirò. "Se non riesci a finirlo tutto che ne dici di mangiare solo un paio di bocconi? Non fa bene digiunare"
Continuava a sorridermi gentilmente. Aveva un buon profumo e molto forte, doveva aver messo la boccetta intera per avere quella intensità.

Cedetti davanti la sua gentilezza e dalla mia bocca uscii un debole 'okay'.
La donna mi guardò felice e mi accarezzò la schiena per un secondo.

Alla fine, dopo aver mangiato un quarto del piatto me ne tornai in camera.
Non riuscivo a non pensare al ragazzo di prima. Visto che non avevo niente di meglio da fare decisi di andare a cercarlo.

________

Era passata un'ora da quando avevo deciso di uscire ma di lui nessuna traccia.

'Pensavi aspettasse te dopo avergli risposto un modo terribile? Povera illusa'

Così me ne tornai in camera.
Per fortuna quando entrai trovai la persona che volevo vedere, Sara.
Appena mi vide mi corse incontro e io feci lo stesso. Ci abbracciammo.

"Perché eri uscita?" Chiese lei. "Deve essere qualcosa di importante visto che di solito non esci mai"

Mi misi seduta a gambe incrociate sul letto. I miei lunghi capelli dorati mi cadevano sulle spalle.

"Bhe, è una storia lunga"
Speravo non mi chiedesse niente. Non avevo voglia di parlare ma sapevo benissimo che non sarebbe mai stata zitta.

"Sarò felice di ascoltarti" disse Sara sorridente.

"Oggi stavo andando a pranzo. Per il corridoio stava camminando un ragazzo che-"

Mi interruppe sorridendo "un ragazzo? Ora si spiega tutto!"

Presi il cuscino dal mio letto e glielo tirai in testa. "Stupida. Non è quello che pensi"

Sorrisi e Sara mi fece cenno di continuare

"Insomma" ripresi "è venuto da me e mi ha chiesto che ci facessi qua e il mio. Poi sono andata via. Tutto qua, niente di entusiasmante"

La sua faccia sembrava come delusa. Probabilmente si aspettava di più.

"Prima ero uscita a cercarlo, lo ammetto, ma per scusarmi"

______

Erano le 18:00 e Sara era andata via da un pezzo. Ero distesa sul letto con la porta aperta per vedere se lui passasse.

Okay, lo ammetto forse ero un po' ossessionata.

Presi il cellulare -l'unica cosa che qui ci lasciavano- e scrissi a Sara.

A Sara :
Non è passato. Saranno due ore che controllo il corridoio e a parte qualche paziente non è passato nessuno :(

La risposta arrivò circa un secondo dopo. Dire che Sara aveva il cellulare incollato alla mano era dire poco.

Da Sara:
Uhm...non è che la ragazza è un po' cotta?!

A Sara:
Idiota.

Da Sara:
Non si sa mai! ;)
Ora vadi scusa, domani ho l'interrogazione di storia e devo mettermi sotto, baci

Chiusi il cellulare e persi le speranze di vederlo.

Mentre girovagavo con lo sguardo per la stanza, mi soffermai sullo specchio. Mi alzai in piedi e mi guardai.

'Ma non ti fai schifo!?'

Eccola di nuovo. Lei. La voce.
Non sapevo da quanto la sentissi. Sapevo solo che mi stava rovinando. La odiavo, eccome se la odiavo. Era cattiva. Mi faceva paura. Volevo abbandonarla, ma non potevo perchè senza sarei andata in frantumi.
Era lei che mi diceva quello che dovevo fare. Lei diceva come dovevo essere. Lei era stata il centro della mia vita per anni. Davanti a lei mi sentivo piccola e impotente.

'Che schifo quelle gambe. Quanto sono grosse? Per non parlare della pancia. Cosa che mangi per essere così?!'

Quando la voce veniva volevo solo scappare.
Ma prima dovevo imparare una cosa fondamentale.
Scappare da qualcosa che sta nella mia mente.

Angel Guardian; jdbDove le storie prendono vita. Scoprilo ora