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Ero stata così intontita, la prima volta che ero passata per quei corridoi, che nemmeno adesso ricordavo i passi da dover fare per raggiungere la strada dove Kovu mi stava conducendo.

Oltrepassammo un numero di stanze che parve infinito, porta dopo porta, ascoltando da lontano una musica leggiadra che sembrava provenire da ogni luogo senza però portarci da nessuna parte.

Mi chiesi se Kovu sapesse dove stavamo andando ma il suo sguardo sicuro di sé mi convinse di sì.

«Non dovrai fare parola con nessuno di ciò che ti ho raccontato», si pronunciò all'improvviso, fermandosi davanti ad un enorme portone luccicante.

Sembrava oro e probabilmente era così conoscendo i numerosi tesori del Re.

Pensai che quella sola porta potesse sfamare un intero paese.

Notai Kovu guardarmi intensamente aspettando una mia risposta.

Ero così agitata che dovevo non avergli risposto, pensando a tutt'altro.

«Si, si, ho capito», dissi rapidamente, nascondendo le mani tremanti dietro alla schiena.

Non volevo che il cavaliere lo notasse, avrei voluto che nessuno mi vedesse in quello stato, così agitata, in quegli abiti che, improvvisamente, mi parevano pesanti ed imbarazzanti.

«Non una parola su ciò che accaduto a tuo padre, nessuno deve sapere nulla di te o su ciò che ti hanno proposto», ripeté, mettendo una mano sulla maniglia e la girò lentamente, rimanendo in attesa.

«Non una parola, va bene, ma ora andiamo», la voce mi tradì ed abbassai lo sguardo imbarazzata sperando che Kovu non l'avesse capito o che, in caso contrario, non lo desse a vedere.

Aprì la porta lentamente e il rumore ne rubò il cigolio confondendosi con la musica, i passi, le risate e tutto il resto, sparendo per sempre nel nulla.

Kovu chiuse la porta e si mise alle mie spalle, come sempre, ma questa volta con espressione seria, lo sguardo puntato avanti a sé, nella folla, e la schiena dritta.

Stava fingendo che io non fossi entrata con lui.

Notai l'elsa della spada sbucare dal fianco e mi chiesi come avevo fatto a non vederla prima.

«Tutta questa gente fa parte della borghesia, alcuni di loro dovresti conoscere perché vengono dalla nobiltà di Città, tra cui vecchi mercanti arricchiti dal tempo o venditori di schiavi», disse a bassa voce, senza guardarmi ed io tentai di fare lo stesso.

C'era così gente da farmi mancare il respiro ma tentai di rimanere concentrata.

In fondo alla stanza, su una sorta di piccolo siparietto di legno, vi era il Re.

Sedeva solo su un grande trono d'oro massiccio ma quello al suo fianco, dello stesso materiale, era vuoto. La Regina Calia dalle Terre del Nord era morta di una terribile malattia dovuta ad alcuni batteri tipici di queste terre e mi chiesi se il Re non mi avesse dato il vaccino solo per proteggere il suo investimento dalle stesse malattie che avevano cancellato la vita di sua moglie.

Anche un ultimo trono, più piccolo e d'argento, era vuoto, quello del principe che avrei dovuto sedurre e far innamorare di me.

Il Re batteva il piede a tempo e non capii se lo stesse facendo a tempo di musica o semplicemente per ingannare il tempo che suo figlio avrebbe impiegato prima di raggiungerlo.

«Forse dovresti bere un po', Alba», suggerì Kovu e scommisi che stesse sorridendo, «sono sicuro che il principe ti troverà più divertente da ubriaca», la sua voce non nascose l'agitazione così decisi di allontanarmi e mischiarmi tra la folla, sperando che questo l'avrebbe aiutato e che la serata finisse presto...

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