18

1.4K 95 4
                                    

18.

Mi ero già cambiata quando il cavaliere, senza neppure bussare, entrò nella stanza, cogliendomi stesa sul materasso con in grembo il libro che Maximus mi aveva prestato.

«Beh, infondo non avrò fatto poi così male ad affidarti a lui se ti presta persino i suoi sciocchi libri d'avventura», sembrava irritato e non osai chiedere perché.

Sentivo le dita tremare involontariamente tra le pagine del libro e decisi di chiuderlo per timore di rovinarlo. Posai il volume sul materasso e mi misi in piedi.

«Prendi il tuo pugnale», disse con fare secco senza nemmeno guardarmi negli occhi.

Mi misi a terra e sfilai il pugnale dal mio polpaccio, nascosto abilmente dal pantalone troppo largo, alzandomi poi svogliatamente.

Prima che potessi anche solo concentrarmi, Kovu mi afferrò da dietro, disarmandomi e portandomi la lama del pugnale alla gola, respirando poi tra i miei capelli.

«Prima regola: non mostrare mai dove tieni le tue armi, te l'ho già detto», bisbigliò, il suo corpo fermo contro il mio, il suo respiro sulla mia gola.

«Io non...», non riuscii nemmeno a terminare la frase che il cavaliere riprese a parlare.

«Secondo: rimanere sempre concentrata, anche se questo è solo un allenamento», non aveva ancora tolto il pugnale dalla mia gola così esitai a deglutire.

«Va bene», dissi, «ho capito», respirai e sentii la lama accarezzarmi pericolosamente la pelle.

Kovu allontanò il pugnale e fece un passo indietro, aspettando che mi voltassi verso di lui.

Il suo sguardo passò prima sul mio viso, senza soffermarsi troppo, poi scivolò sull'incavo della mia spalla, scendendo giù per tutta la linea dei seni e dei fianchi.

Ribollii di rabbia.

Leticia non gli era bastata per togliersi lo sfizio?

Mi lanciai su di lui come un animale feroce, senza calcolare neppure la minima azione, ma Kovu riuscì a schivarmi senza sforzo, bloccandomi entrambi i polsi con un solo movimento fluido delle braccia e delle gambe, piegate in modo tattico affinché non potessi spostarlo neppure di un millimetro dalla sua posizione.

«Tre: mai agire senza pensare», tentai di togliermi le sue mani di dosso ma non ebbi nessun altro risultato se non cadere rovinosamente a terra, sbattendo la schiena e facendomi un gran male.

Arrossii quando vidi il cavaliere sorridere divertito.

«E quattro: mai attaccare qualcuno che non puoi combattere, specialmente se sei disarmata e inesperta», mi porse la mano per rimettermi in piedi ma io evitai di stringerla, alzandomi con un piccolo balzo.

«Sappiamo entrambi che non potrei mai batterti, saranno anni che ti alleni e per me invece è il primo giorno!», sbuffai massaggiandomi la schiena dolorante.

Quanti lividi avrei trovato sul mio corpo dopo solo un giorno di allenamento?

«Okay, va bene, ti lascerò un piccolo vantaggio per questa volta», oh, fantastico.

Kovu mi lanciò il pugnale e riuscii a prenderlo con una certa distanza di sicurezza dalla lama, afferrandolo per il manico, sentendone improvvisamente il peso e la grandezza.

Il cavaliere mi sorrise e mise entrambe le mani dietro la schiena.

Beh, dissi tra me e me, è troppo facile così, ma c'era qualcosa nello sguardo di Kovu che non mi convinceva affatto, sarebbe come barare o no?

The white knightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora