17

1.2K 95 6
                                    

17.

«Allora ci vediamo domani pomeriggio nella biblioteca», la voce di Maximus mi accompagnò fino a quando non mi fui richiusa la porta della mia camera alle spalle, chiudendo gli occhi e benedicendo l'oscurità per il suo dolce conforto...

Non riuscii a chiudere occhio tutta la notte.

Parole ed immagini contrastanti occuparono i miei pensieri fino all'alba, sfuggendo al mio controllo.

Il mio amore non è abbastanza.

Le mani di Kovu sul corpo di un'altra donna.

Il ricordo del suo cuore battere contro il mio, corpo contro corpo in un dolce abbraccio.

Quale cuore?

Strinsi tra le dita il lenzuolo e mi girai dall'altro lato del letto, ripromettendomi di non piangere.

Alba, io non potrei mai amarvi.

Mio padre mi ucciderà.

Ma quante persone stavo mettendo in pericolo solo per il mio stupido desiderio personale?

Il Re era potente e molto, dovevo forse credere che fossi l'unica delle sue vittime nella trama mortale che lui stesso avevo filato?

Kovu, Maximus, malgrado fosse il suo stesso figlio e unico erede al trono, persino Roman.

Erano tutti in pericolo per colpa mia.

Roman per essere venuto qui solo per essere sicuro che non avrei mai amato nessun altro, dimenticandomi irrimediabilmente di lui.

Kovu per avermi amato troppo e troppo intensamente nei pochi attimi di quella giornata.

E Maximus per non avermi amata mai.

Quante altre persone avrei messo in gioco per il mio sciocco egoismo e desiderio di libertà?

Prima di riuscire a darmi risposta, però, il sonno mi vinse, e sprofondai in un lungo incubo...

Stessa scena.

Un bosco dagli alberi altissimi.

Un cuore pulsante nell'oscurità.

I lupi che mi fissano, circondandomi come una preda facile.

Non mi avrebbero fatto del male, lo sapevo ormai, eppure i loro occhi brillanti continuavano ad incutermi serio terrore, lì, immobili, come spettri pronti a trascinarti con loro negl'Inferi.

Camminai senza paura fino al centro del cerchio che loro stessi avevano creato e, all'improvviso, notai qualcosa di nuovo davanti a me: un corpo umano.

Lo riconobbi subito, nonostante l'oscurità, osservando le spalle larghe, il fisico statuario, i capelli scuri a nascondergli il volto: Kovu.

C'era ancora uno spazio libero tra i lupi, quello destinato all'enorme Alpha, ma entrambi non ci muovemmo, conoscendo le basse probabilità di riuscire a fuggire e salvarci.

Non riuscii ad avvicinarmi al cavaliere quanto volevo; un forte vento giunto dagli alberi, seguito dai forti passi dell'Alpha, parve spingermi indietro, allontanandomi di qualche passo da Kovu.

The white knightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora