EPILOGO

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EPILOGO:

Afferrai la spada e la conficcai nel terreno, mettendomi in ginocchio e chiudendo gli occhi.

«Padre», sussurrai a bassa voce, «vi ringrazio», tenni le dita intorno al manico d'argento, sentendo il freddo pungermi i palmi, le ginocchia ancora doloranti contro il terreno asciutto.

Lasciai la spada e afferrai dalla tasca la sua lettera, quella da cui tutto aveva avuto inizio, e la nascosi sotto un grosso sasso qualche centimetro più in là della sua arma, quella con cui era stato nominato Cavaliere del Re, quella che l'aveva portato via dalla sua famiglia, restituendolo così: polvere alla polvere, cenere alla cenere.

Ma era lì, di nuovo a casa dopo tanto tempo.

«E' solo grazie a te che ho ritrovato la mia strada», ogni dettaglio di quell'arma me lo ricordava.

Lucida e ferrea, rifletteva la mia immagine, così come tutte le volte in cui, girando per Città, la gente continuava a ripetermi quanto somigliassi a mio padre.

Ogni ammaccatura, ogni graffio sulla lama, era il desiderio di tornare a casa, tutte le batoste prese, tutti i "no" detti con voce dura quando non chiedeva nient'altro che tornare a casa per l'anniversario di matrimonio o per il compleanno della sua bambina.

Nonostante fosse stato il cavaliere più fidato del Re, non aveva mai avuto trattamenti speciali, così come il resto della squadra.

Aveva tradito la corona, si era messo contro il suo stesso sovrano, come Lancillotto aveva fatto innamorandosi di Ginevra, avrebbe fatto qualsiasi cosa per tornare a casa ed ora era lì, di fronte a me, brillando di luce propria all'interno di quella spada infissa al terreno.

Sospirai.

«Grazie per chi hai mandato sulla mia strada, padre», sentivo le pietruzze nel terreno scorticarmi le ginocchia ma non m'interessava.

Era il tempo dei ringraziamenti, era ora di dire addio fin quando non sarebbe arrivato il tempo di incontrarci ancora e ritornare insieme, come una famiglia, se ci fosse stato un mondo oltre quello.

«Grazie per Kovu, Lena, Maximus, il branco, grazie persino per Leticia, nonostante l'abbia odiata per più di un momento, grazie per i Ribelli, se così possono chiamarsi ancora», sorrisi.

Era cambiato così tanto nel corso di quei sei mesi.

Maximus era stato proclamato ufficialmente Re dal popolo, nonostante la sua incoronazione fosse solo oggi, ma aveva già messo in pratica tutte le nuove regole che aveva stabilito.

Cancellò l'oscurità dagli altri paesi della Regione, donando a tutti elettricità, calore e giustizia.

Ordinò di mandare dei trattati di pace in tutti gli Stati nemici, proclamando estinto il Regno del terrore di suo padre. Non ci sarebbero state più guerre, né attacchi, ed essendo in netta superiorità numerica, gli altri Stati non poterono che accettare con gran voglia questa sua decisione.

Oramai eravamo uno Stato a sé, con uno nostro sovrano e con le nostre leggi che accontentavano tutti oltre ogni nostra aspettativa.

Fu razionato il cibo, permettendo così anche ai bassifondi di poter vivere dignitosamente.

L'ordine dei Cavalieri del Re era stato sciolto, dando vita a qualcosa di completamente nuovo, dove persino i vecchi Ribelli, l'ordine a cui mio padre si era unito per darci una vita migliore, potessero vivere in pace e collaborare con lo Stato, ora migliore solo grazie alle idee innovative del Re Maximus I, il mio migliore amico.

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