24.
Fu come essere in apnea.
Un'apnea vuota, silenziosa, come essere privata di ogni cosa con uno schiocco di dita.
Ero un contenitore vuoto, un recipiente di porcellana lanciato da un punto in alto.
Ero come in attesa di cadere, la sensazione di schiantarsi al suolo lungo massimo un nanosecondo ma che sembrava un'eternità.
Vivevo in quella costante sensazione, il cuore vuoto di battiti, nell'attesa di schiantarmi a terra e finalmente frantumarmi, diventando parte di essa.
Fu come ogni volta, minuto dopo minuto.
Aspettare di cadere.
Semplicemente.
Aspettare...
«Tyron è morto tre giorni dopo aver confessato tutto a mio padre», la voce di Maximus ruppe il mio inutile tentativo di fingermi addormentata.
Mi piegai su mé stessa e lo guardai.
Aveva acceso un piccolo fuoco, nonostante fossimo nel cuore del bosco, poco lontani dalla radura.
Per un istante avevo deciso di accamparci lì, ma quel posto sembrava così intimo, così nostro, mio e di Kovu, che permettere a Maximus si entrarci sarebbe stata un'eresia, un irruzione improvvisa, così l'attimo dopo avevo scelto di continuare a seguirlo alla cieca, nonostante fosse un principe e non sapesse neanche dove stessimo andando.
«Tyron era...?», non riuscii a pronunciare quella parola, quelle sole quattro lettere che avevano rovinato la vita del principe di fronte a me per sempre.
«Quando mio padre scoprì di noi, impazzì. "E' un disonore", "Sei malato", "C'è qualcosa che non va in te!"», la sua voce era calma, serena, ma sapevo benissimo cosa stava accadendo all'interno del suo cuore, come se milioni di spilli lo stessero trafiggendo.
La sensazione di cadere nel nanosecondo che precedeva la caduta.
«Il primo giorno uccise sua sorella minore, Becky, otto anni, malata di cancro», afferrò un filo d'erba, poi lo soffiò via. Era forse così che immaginava quella bambina, come un filo d'erba staccato troppo presto dal prato della vita.
«Il secondo giorno, i signori Melroy furono ritrovati impiccati nel loro appartamento a palazzo», si pulì le mani sulla camicia bianca immacolata e respirò a fondo.
«Il terzo giorno Tyron non si fece vivo, mio padre parlò di una fuga. "Era solo un codardo", aveva detto, "forse è stato meglio così", e per un po' mi sono convinto fosse vero, almeno così mio padre non avrebbe potuto fargli del male», rise, rendendosi conto di quanto sciocco fosse stato quel pensiero. Il Re poteva qualunque cosa, era ovunque, come uno spettro, silenzioso, letale.
Era un'ombra nella notte, un incubo tra i sogni.
Invisibile, invincibile.
«Il cadavere di Tyron fu trovato un mese dopo, il giorno del mio quindicesimo compleanno, accanto all'albero dove ci scambiammo il nostro primo bacio», non ne fui del tutto certa ma sapevo di che albero stesse parlando. Lo stesso dove aveva ammesso di non amarmi, dove aveva promesso che non l'avrebbe fatto mai.
«Max», allungai un braccio verso di lui che scoppiò a ridere, coprendosi il viso con una mano, stava piangendo.
«Avevo solo quindici anni!», nascose le lacrime con furbizia, senza però calcolare i singhiozzi che avevano iniziato a scuotere il suo corpo come i fili di una marionetta, «Ha ucciso il mio primo amore!», mi chiesi se fosse la condanna di Kovu ad avergli portato nella memoria tanti spiacevoli ricordi. Se a causa di quella condanna immaginasse lo stesso futuro per me.
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The white knight
FantasyAlba, figlia di un cavaliere del Re, ha diciassette anni e vive nella costante ombra gettata dalla Città, così chiamata per essere l'unico luogo, nell'intero Stato, a possedere la tecnologia necessaria per la sopravvivenza. Essendo suo padre un s...