Capitolo 18

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FANNY✳️

Svegliatemi. Vi prego. Ditemi che è un brutto sogno e svegliatemi.
Sono chiusa in camera mia da
non so quanto tempo....

Quell'uomo che ho trovato in
camera di mia madre... ebbene sì,
una volta lo chiamavo "papà".
Ma così è stato solo per poco.

Sin da quando avevo sei anni,
mio padre andava in giro per i pub.
All'inizio si limitava al pomeriggio o
alla sera, ma presto ha iniziato a

essere schiavo dell'alcol: non
tornava più a casa e se lo faceva, era sempre ubriaco. Ricordo la prima
volta in cui tornò

più ubriaco del solito e picchiò
mia madre, davanti a me. All'epoca
io avevo sì e no sette anni e fu
devastante... Erano circa le 10 p.m.

e io non riuscivo a dormire. Ero sul mio letto a leggere un libro delle principesse. Ad un tratto
sentii un forte rumore di colpi

alla porta e mi spaventai moltissimo. La sera prima avevo visto un pezzo di film in cui l'assassino bussava così per poi

entrare e uccidere la ragazza sul divano. Avevo acceso la TV sul canale sbagliato, trovando quel film ed ero rimasta terrorizzata.

E adesso l'orrore si ripresentava
alla mia porta. Nonostante
la paura corsi di sotto: non volevo che l'assassino uccidesse mia

madre mentre lei vedeva la TV.
Arrivata in fondo alle scale rimasi però nascosta dietro il muro: mia madre si alzò e in quel momento

vidi nei suoi occhi il disprezzo per la
paura. Rassicurata le lasciai
aprire la porta, pentendomene
subito dopo. Sulla soglia c'era un

uomo strano: assomigliava a papà,
ma non poteva essere lui. Aveva gli occhi cerchiati e rossi, i vestiti
sporchi e umidi e... una bottiglia di

liquore mezza vuota stretta in mano. Un po' gli era colato anche
giù dalla bocca, sul mento, quindi sui vestiti. Entrò barcollando,

mia madre indietreggiò, io trattenni
il respiro << Des, come ti sei ridotto...>> sospirò lei triste. Non ci credevo, aveva anche il nome di

papà... ma non poteva essere lui.
Il mio papà mi svegliava, mi
portava a scuola cantando insieme
le canzoni della Disney, diceva che

ero stata bravissima a fare quel
Lego, mentre in realtà lui ne aveva
fatto più della metà... Questo era il
mio papà, non quell'uomo sulla

soglia di casa mia. Mamma provò
a portarlo dentro, prendendogli il
braccio, ma lui non si mosse.
Allora provò a togliergli la bottiglia.

L'uomo la allontanò ma lei lo ignorò,
cercando di nuovo di separalo
da quella fonte di alcol. Non
avrebbe dovuto insistere. L'uomo

la spinse di lato, molto più violentemente di prima, facendola
finire contro l'armadio (pochi
giorni dopo le dissero che aveva

la spalla slogata) poi la spinse sul divano, lei che ancora si teneva  la spalla dolorante. Le tirò uno schiaffo
di quelli che fanno girare la faccia di

lato e a quel punto non ce la feci
più << Basta! Lasciala stare!>>
irruppi in salotto, nonostante le
grida disperate di mia madre,

per affrontare quell'uomo che l'aveva picchiata. Nessuno può
far male alla mamma. Nessuno!
L'uomo mi scansò senza troppe

difficoltà, ma io non mollai e così
continuammo per un po'. Alla
fine, stanco di quella situazione,
s'inginocchiò e mi prese per le

My first love [n. h.] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora