Cap 8° Proxy

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Erin's pove

Erano già due giorni che ero stata dimessa dall'ospedale. Stavo bene però a volte mi venivano forti mal di testa e un immagine continuava a tormentare i miei sogni: mia madre in putrefazione.
Era la cosa più disgustosa che io avessi mai visto, solo al pensiero mi venivano conati di vomito.
Ben era sparito e gli volevo porre così tante domande. Come potevo essere entrata nel mio telefono? Cos'era quel mondo virtuale? Chi era Ben?
Sapevo che era un killer... Ma niente di più.
La pioggia cadeva lentamente lungo le vetrate della classe, era una giornata cupa e malinconica. La voce della professoressa di matematica mi sembrava così lontana in quel momento, ero assorta nei miei pensieri.
Prof ‹ signorina Rogers, se non le interessa la lezione può benissimo andare fuori dalla classe›.
Io ‹ mi scusi potrei andare in bagno? Non mi sento... Un gran che bene...›.
Prof ‹ va bene, vai›.

Il corridoio era terribilmente lungo, non ne vedevo la fine. Mi sentivo la testa pesante e forti vertigini, era la stessa sensazione che avevo provato quando ero nella stanza dei conigli.
La vista ormai era sfocata e un forte senso di vuoto mi pervase il corpo. Caddi per terra guardando la finestra.
Sentii una voce, una voce maschile che chiamava il mio nome e dopo, il buio.

Mi risvegliai in una stanza al buio, la testa faceva ancora male e le vertigini si erano affievolite. Non era la mia stanza, non era neanche l'infermeria della scuola. Al soffitto erano appesi poster di... Peach? Non ne ero sicura avevo la vista offuscata.
La porta di apri lentamente ed entrò un uomo molto, ma molto alto in giacca e cravatta. Non aveva il volto e la pelle era bianca, mi sa che era lo Slenderman. Avevo giocato al suo videogioco e letteralmente avevo perso vent'anni di vita.
Sentivo che sulle guance colava qualcosa, ma non erano lacrime ma qualcosa di più denso e viscido.
Il battito mi aumentò per paura di quell'essere, da quando avevo visto il buio, o meglio la vera paura nel villaggio dei videogiochi avevo sempre paura di restare sola. Mi misi a sedere sul letto guardando in volto Slenderman che era immobile davanti a me.
Avevo molta paura, sentivo il suono delle intermittenze generate da Slenderman nella testa, e facevano molto, ma molto male. E come se non bastasse, quando mi passai una mano sulla guancia le dita erano sporche di un liquido nero.
Era disgustoso non capivo cosa stava succedendo, ero a scuola un attimo prima e poi mi ero risvegliata in questa stanza con Slenderman. Non mi piaceva come situazione.
La porta si aprì nuovamente ed entrò Ben con sguardo preoccupato. Mi fissò a lungo guardandomi negli occhi sospeso.
Ben ‹ Slender... È identica a me...›.
Slender ‹ evidentemente ha qualche genitore proxy, ora ti vuoi presentare ragazzina? ›.
Non capivo cosa stava succedendo, ero bloccata la voce non mi usciva guardavo Ben impaurita.
Io ‹ m... Mi chiamo Erin Rogers... Ho... 16 anni... E vivo da sola... Con mio padre›. Era tutto quello che riuscivo a dire o comunque a pensare in quel momento.
Sentivo il vomito salire dopo che guardai ancora le mie mani piene di liquido nero... Erano proprio come quelli di Ben, e lui aveva degli occhi bellissimi. Allora perché a me davano così fastidio? Forse avevo paura di diventare un mostro?
Le lacrime incominciarono a scendere copiose lungo le guance, lacrime nere che sporcarono leggermente le lenzuola.
Slender ‹ non hai una madre?›.
Feci di no con il capo e mi portai le gambe al petto con fare protettivo.
Io ‹ cos'è un proxy?›.
Sentii il letto abbassarsi leggermente, era Ben sentivo che era lui. Mi mise una mano sulla spalla e mi prese una ciocca di capelli giocandoci dolcemente.
Un senso di vuoto, di tristezza e di paura mi avvolse il corpo in una stretta potente. Abbracciai Ben senza pensarci due volte piangendo sulla sua spalla, lui mi abbracciò di conseguenza e fece cenno a Slender di uscire dalla camera.
L'uomo se ne andò ed io e Ben rimanemmo soli in quella che identificai come camera sua.
Ben ‹ vedi in parole povere un proxy è una persona sotto il controllo di Slenderman... È un killer›.
Quelle parole risultarono taglienti come lame di spade. Qualcuno della mia famiglia era un killer, ma chi? Potevo davvero fidarmi di una supposizione di Slenderman?
Mi staccai da Ben togliendo le ultime lacrime dalle mie guance con il dorso della mano. Di nuovo quel liquido nero iniziò a fluire lento sulle mie guance arrivando fino a metà guancia.
Ben mi passò uno specchio e mi guardai: i miei occhi erano completamente neri e da essi fuoriusciva quel liquido nero. Ero così spaventata da quella visione che lanciai lo specchio sul pavimento riducendolo in mille pezzi. Ben mi guardò comprensivo e mi strinse forte una mano.
Ben ‹ hai degli occhi bellissimi›.
Le sue parole erano così dolci e sincere che altre lacrime mi bagnarono le guance.
Il cuore era a mille e la felicità era palpabile nell'aria. Era la frase che gli avevo scritto nella lettera, quindi lui l'aveva letta... Ero in imbarazzo.
Tornai alla realtà guardando lo specchio rotto in mille pezzi per terra.
Io ‹ e ora che faccio Ben?›.
Il suo sguardo si posò sulla mia mano e sospirò.
Ben ‹ credo che Slenderman ti affiderà sotto la custodia ad uno dei miei amici, non si era mai visto un caso di un proxy e un umano. Soltanto i proxy tra di loro possono avere figli. Di solito se un proxy si accoppia con un umano, indipendentemente che sia maschio o femmina muoiono. Nel caso di ragazze dopo molto tempo; in caso di ragazzi la morte avviene dopo pochi giorni. Slender non ha ancora capito il perché di questa cosa. Ma la cosa che mi rattrista di più, sono i figli umani/proxy che possono morire anche durante il parto, dipende da quanto è forte uno dei due proxy genitori... Scusa è una cosa complicata da dire, ma tua mamma era una proxy ›.
Quindi mia madre era un'assassina? Davvero...?

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Buonanotte a tutti! Mi scuso se ci sono degli errori ma ho fatto il capitolo un po' in fretta. Spero vi piaccia. Dan Dan DAN proxy
By da Black

Hold My Hand// Ben DrownedDove le storie prendono vita. Scoprilo ora