•CAPITOLO 28•

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Ad un tratto sentivo urlare fuori da casa mia, era la banda di bulli, erano circa in 15, che volevano vendicarsi per quello che feci con la sigaretta.
Non volevo uscire. Cominciarono a rompere le finestre di casa mia lanciando pietre trovate nel giardino, che formavano un cuore che ebbi fatto tempo fa. Non volevo chiamare la polizia, allora uscì ad affrontarli da sola, mi presi un coltello per sicurezza.
Avevano paura, allora iniziavano a lanciarmi pietre addosso. Facevano veramente male, intanto l'unica ragazza del gruppo da dietro mi prende per il collo e cerca di strozzarmi, un altro ancora mi tira i capelli. Poco dopo essere stata torturata come un animale da circo, se ne andarono perché videro un auto fermarsi li. Non lo conoscevo nemmeno io, ma so di averlo già visto. Ah si, era il padre di Federico. Si era fermato per vedere se stavo bene, mi portó  dentro casa mia e mi guarì le ferite, è stato davvero gentile. Peccato io non abbia un padre così, peccato io non abbia un padre. Scrissi un messaggio a Hans, dicendo di venire, avevo bisogno di lui.😞 È tanto che cercavo qualcuno così, ed è stato merito di Mizgin, che ormai è partita. Io invece, per fortuna quest'anno non vado da nessuna parte.

Bianco nel neroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora