Aiuto

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"È arrivato il momento" si disse Lilian. Erano le 3 del mattino. La luna piena rischiarava un cielo senza stelle. Le tenebre avvolgevano il paesaggio favorendo così la fuga della fanciulla. La ragazza era in piedi, al centro della sua cella. Con passo felpato si avvicinò alle sbarre e allungò la mano attraverso di esse, fino a raggiungere le chiavi della guardia che, sonnecchiava placidamente appoggiata al muro. Lily aveva previsto tutto nei minimi dettagli. Vivere per così tanto tempo nelle segrete le aveva permesso di conoscere i turni di guardia delle sentinelle, i cunicoli che portavano all'esterno e dove erano posizionate le trappole. Quella notte, come sapeva bene, Oscar faceva il suo turno dalle dieci di notte fino alle sei del mattino. L'uomo era grasso e permaloso. Ma anche incredibilmente stupido, tant'è che si era addormentato attorno all'una del mattino proprio accanto alla cella di Lilian che ora, con molta cautela e delicatezza sfilava il grappolo di chiavi agganciate alla cintura di Oscar. Appena le prese ne inserì una nella serratura. Fortunatamente era quella giusta. La girò e un suono metallico avvertì l'apertura della cella. Lilian fu pervasa dall'entusiasmo, presto avrebbe assaggiato il dolce sapore della libertà. Lentamente aprì la porta che cigolò. Ma tutti i prigionieri a quell'ora dormivano e per Lily fu facile attraversare il lungo corridoio dove ad ogni muro s'intravedevano le celle. Velocemente raggiunse la porta di uscita dalle segrete. Era chiusa. Provò la prima chiave, ma nulla, la seconda... No. La terza... Neppure... Alla quarta si aprì. La giovane s'introdusse nella stanza. Nella parete opposta alla porta ben cinque entrate conducevano a dei corridoi che si ramificavano per tutta la Rocca. Lilian imboccò la porta all'estrema sinistra. Sapeva che era quella giusta. Risalì il corridoio che si faceva sempre più piccolo. Poi si trovò davanti a un incrocio. O la strada a destra, o una sinistra. Lei correndo imboccò quella di sinistra, certa della sua scelta. E, dopo dieci minuti, la sua corsa terminò ad una porticina di legno. Con ancora le chiavi in mano, la aprì. Una luce argentea investì la giovane che fu costretta a chiudere gli occhi. Quando li riaprì si trovava all'esterno. Alle sue spalle c'era il castello che, con le sue innumerevoli e imponenti torri svettava nel cielo notturno. Davanti a lei si apriva un'enorme foresta secolare. Lei entrò correndo nella selva. Sapeva che presto avrebbero scoperto la sua fuga e avrebbero dato l'allarme. Quindi le conveniva allontanarsi il più possibile dal regno.

Ormai correva quasi da un'ora. Aveva il fiatone e il sudore le bagnava la fronte. Rallentò la sua corsa per poi fermarsi sotto ad una quercia. Improvvisamente da lontano udì un allarme. Era sicuramente il suono di una tromba che, infrangendo il silenzio della notte annunciava la scomparsa della ragazza. Era solo questione di tempo prima che la trovassero. Così, ansimante ricominciò la sua corsa. Pochi minuti dopo sentì in lontananza il suono sordo degli zoccoli dei cavalli al galoppo. Adesso ne aveva la certezza: la stavano inseguendo. Accelerò il suo passo. Sfrecciava veloce tra i grandi alberi che s'infittivano sempre di più. I suoi capelli corvini svolazzavano mimetizzandosi con le tenebre. I suoi occhi saettavano da una parte all'altra del bosco, cercando disperatamente un luogo in cui nascondersi. Con la coda dell'occhio scorse un purosangue che la inseguiva, cavalcato da una guardia. Dietro di lei udì le grida dei soldati -eccola lì!- -prendiamola!- adesso la paura la stava rapidamente avvolgendo nella sua tela. Le forze iniziarono ad abbandonarla. Inciampò rovinosamente contro un ramo e cadde giù da un pendio. Rotolò per una decina di metri prima di fermarsi al centro di una radura. Era cosparsa di graffi. Un rivolo di sudore gli scendeva dalla tempia destra. Era inerme. Con lo sguardo rivolto al cielo. Le fronde verdeggianti degli alberi aprivano uno squarcio nella foresta che le permetteva d'intravedervi la volta celeste. Respirava affannosamente. L'odore di muschio ed erba umida la travolse. In quegli istanti si sentì per la prima volta libera. Ce l'aveva fatta. Ci era riuscita. Era lontana da quell'orribile prigione, da quell'odiato castello e da quel perfido re. Perfino la paura, la tristezza e la rabbia erano state spazzate via da un lieve brezza serale. Il sollievo si fece strada nel suo animo. Ma poi, tutto crollò come un castello di carte. In lontananza udì delle voci. -dov'è andata?- -l'ho vista precipitare da quel pendio- -bene, andiamo!- ogni speranza si frantumò come il vetro. Il sollievo si tramutò in disperazione. Fu come se qualcuno, con uno strattone, l'avesse riportata alla realtà. Adesso, sentiva poco distanti i passi decisi delle guardie che si dirigevano nella sua direzione. Non ce la faceva più. Era stremata. Ce l'aveva quasi fatta. Era così vicina al traguardo. Alzò gli occhi ambrati verso la luna. Così bella, così limpida, così maestosa. In un debole ed impercettibile sussurro disse -aiutami- dopo queste parole un'onda di sonno la inondò. Le palpebre si fecero pesanti, il respiro si regolarizzò e i muscoli si rilassarono. Lilian si addormentò. Poi qualcosa di incredibile accadde. Il terreno su cui giaceva il suo corpo si ammorbidì, rientrando nel sottoterra. Chi avesse visto questa scena avrebbe affermato che la terra la stesse inghiottendo. Era come se stesse precipitando in una sostanza vischiosa e semi liquida. Ma era semplicemente erba. La terra la stava inglobando a se, finché tutto di lei non scomparve sotto quel prato. I soldati non la trovarono e dopo alcuni giorni di ricerca si arresero. I Fearlings avevano concordato che fosse annegata nel fiume e che la corrente l'avesse portata via. E, visto che una Lilian morta era inutile, abbandonarono il corpo di Neterio. Appena gli esseri uscirono del re, egli morì, come se la sua linfa vitale fosse stata prosciugata completamente. Gli anni passarono e tutti si dimenticarono di Lily. Una fanciulla prigioniera in una cella da un re malvagio che, nella fuga aveva trovato la morte. Ecco cosa dicevano i pochi abitanti del castello che ancora ricordavano il suo nome. Nessuno scoprì mai la realtà sulla sua misteriosa scomparsa. Nessuno seppe mai che la ragazza era viva e vegeta. Semplicemente dormiva nelle profondità della terra.

Eccomi qua. Come sempre se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina o un commento o tutti e due. Ci vediamo al prossimo capitolo ciaooooooo ❤️❤️❤️

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