Sotto la Luna

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Quella notte Lilian non chiuse occhio. Le immagini di quel pomeriggio riaffioravano continuamente senza lasciarle tregua. Rivedeva quei bellissimi occhi di ghiaccio che la fissavano. Le sembrava di sentire ancora la sua cristallina risata. Sulla sua pelle era ancora impresso il gelo che si era prodotto dopo che gli aveva stretto la mano. Tutte queste sensazioni le martellavano il cuore. Si sentiva incredibilmente felice e sollevata, come se tutti i suoi problemi fossero spariti. Ma si sa, se le emozioni ti fanno volare, ci pensa la razionalità a riportarti con i piedi per terra. Così una vocina riecheggiò nella sua mente "Avanti Lily! Cosa vai a pensare?! Cioè, hai appena fatto la conoscenza di un essere che non dovrebbe esistere e le prime cose che riesci a pensare sono al suo sorriso, ai suoi occhi o alla sua risata?! Ma andiamo! Datti una svegliata! Che ti sta succedendo?! Questa non sei tu!" Ed era vero. Lilian era sempre stato un tipo riservato, chiuso, introverso e timido. Non ci pensava proprio di andare a gironzolare con i ragazzi. Ma quel ragazzo era diverso. Lilian lo sapeva che era tutta una follia. Insomma, chi diavolo va a giocare a palle di neve con uno sconosciuto e per giunta gli chiede pure se il giorno dopo sarebbe tornato?! Pazzia, ecco come avrebbe definito il suo comportamento di quel pomeriggio. Tuttavia, quando era stata vicina allo spirito si era sentita rilassata, spensierata e libera. Tutte emozioni che raramente provava. Spesso si nascondeva dietro a una maschera di pietra che non permetteva a nessuno di entrare in confidenza con lei, certo, questo fatta ad eccezione dei bambini. Ma con Jack quella roccia si era incrinata lasciando penetrare un gelido vento invernale. Con il Guardiano tutto appariva diverso: iniziava, ad apprezzare il freddo. Cominciava a mostrare un lato di se che solo con i bambini liberava. Per la prima volta aveva sentito le sue emozioni sfuggirle completamente di mano. E la cosa più strana era che tutto questo le era piaciuto. Però quella vocina risuonava ancora nella sua testa, facendo emergere milioni di dubbi e domande "E se Jack mi avesse mentito? Se domani scoprissi che in realtà se n'è andato? E se invece è un essere malvagio? Dopotutto sa modellare il ghiaccio e la neve a suo piacimento. Il freddo non è esattamente uno degli elementi naturali più rassicuranti che ci siano... No, ciuffo bianco non può essere cattivo... Cioè... E solo un ragazzo... Certo, ha dei poteri che alla fine non dovrebbero tanto sconvolgermi... Dopotutto su questo punto di vista possiamo definirci quasi simili... "  quella parola le tallonò i pensieri. Forse lei e lui erano veramente "simili". No, non potevano esserlo. Jack essendo lo Spirito dell'Inverno si supponeva che non amasse particolarmente il caldo e lei non adorava di certo il freddo. Quindi questo era già a sfavore della loro "similitudine". Poi anche fisicamente erano i perfetti contrari. Certo, avevano entrambi la pelle chiara, quasi lattea. Tuttavia lei era mora e lui albino. Poi i loro occhi erano completamente diversi gli uni dagli altri. Lui azzurri e lei d'oro. Lui estroverso, lei introversa. Lui spensierato, lei tormentata. Lui disinvolto, lei timida. Lui audace, lei insicura. Lui impulsivo, lei riflessiva. No, semmai più che essere "simili" sarebbero "opposti". Sospirò nel buio della sua stanza. Si voltò verso l'orologio che segnava le 4 del mattino. Ormai era più che certa che quella notte non avrebbe dormito. Ma allora che fare? Di starsene buona, buona nel suo lettuccio non se ne parlava. Così si alzò. Si mise una lunga vestaglia azzurra con ricamati sopra dei fiori bianchi e in punta di piedi uscì dalla stanza. Dì soppiatto attraversò i corridoi fino a raggiungere la porta del retro del palazzo. Quando uscì un brivido di freddo le trapassò i vestiti fino a perforarle le ossa. Si portò le mani ai gomiti delle braccia opposte, come a volersi abbracciare sperando di riscaldarsi da quel gelido vento che ora le scompigliava i capelli. Quando fece il primo passo le sue pantofole affondarono nella neve. Lilian era uscita semplicemente per schiarirsi un po' le idee. Dopotutto amava fare le passeggiate nel bosco. L'aiutava sempre a sfilacciare i grovigli di pensieri che spesso si creavano nella sua mente. Però quella notte non aveva considerato che fare una passeggiata nella foresta non era un'idea davvero geniale se applicata in pieno inverno. "Al diavolo" imprecò. Quando voleva, sapeva essere veramente tanto testarda. Non si sarebbe di certo fatta fermare da un po' di neve. Così iniziò ad addentrarsi nel bosco ignorando il tremolio delle braccia e lo sbattere dei denti.

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