HARRY.
Scaraventai il borsone nero sul letto e spalancai malamente le ante del mio armadio, quasi a romperle da entrambi i lati.
Afferrai senza badare le prime cose che mi capitavano a tiro; felpe magliette, mutande e ammucchiai il tutto nella borsa.
Una volta chiusa mi fermai a osservare il mio braccio sinistro.
Spostai la mia attenzione su dei buchi di siringa fatti giorni prima e se premevo un dito contro, potevo percepire ancora la sensazione di dolore pulsarmi nelle vene.
Girai il braccio, intorno al gomito avevo un paio di lividi violacei evidenti e se seguivo con gli occhi la linea obliqua di cicatrici arrivavo a scrutarmi le dita delle mani, in parte sfreggiate anche quelle.
Passai davanti lo specchio della mia camera e con una mano scompigliai i miei capelli per riportarli ad una forma normale, quello era il mio modo di pettinarmi.
Ai piedi del letto avvistai un pezzo di stoffa sconosciuto rispetto alle mie magliette tutte uguali.
Tra le mani tenevo la canottiera azzurra di Amber. Sorrisi.
Mi sedetti sul letto e la guardai bene, dalle cuciture ben fatte della scollatura alle bretelline così sottili.
Me la portai sul viso, e ancora una volta lasciai che il profumo della canottiera si impossessasse di me e facesse di quell'odore la mia nuova droga.
Era un profumo delicato e dolce, tremendamente dolce. Niente a che vedere con gli odori che ero abituato a sentire io sulla mia pelle. Odori acidi, pesanti che puntualmente mi arrossavano gli occhi facendomeli lacrimare e dandomi alla testa, fino a non ragionare più.
Piegai nel modo migliore possibile anche la canotta e la misi dentro insieme alla mia roba.
Al centro della camera, diedi un'occhiata in giro, sicuro di non essermi dimenticato nulla, o meglio, qualcosa che fosse servito agli altri per potermi rintracciare, ovunque avessi deciso di andare.
Afferrai il borsone e senza ripensamenti uscii velocemente di casa, lasciando che il sole sorto da poco quella mattina, mi scaldasse la pelle.
Me ne andavo.
Cominciai a camminare tra i viali del quartiere, sotto i leggeri accenni di vento che si erano alzati quel giorno.
Non avevo la minima idea di dove potevo stare, e non mi vergogno ad ammetterlo, infondo uno come me che sperava di ottenere dalla vita?
Sarei stato in un hotel, i soldi che mi avevano spedito i miei fino al mese prima mi sarebbero bastati almeno a pagarmi la permanenza fino a che non mi sarei ripreso e avrei trovato un nuovo lavoro.
Con le mani in tasca arrivai alla piazza.
Al centro c'erano parecchi cartelli con indicazioni di ogni tipo e mi fermai a cercare quella che volevo.
L'unico hotel vicino era a un quarto d'ora di strada, così senza perdere tempo mi avviai.
L'interno della reception era ben arredato e risaltava il bianco delle pareti.
Non ero abituato a vivere in un luogo così, con ogni minima cosa nell'ordine giusto, ma cambiare era nei miei piani.
Mi avvicinai al grande bancone di legno e una donna giovane e gentile si rivolse a me sorridendo, probabilmente quando si accorse che davanti aveva un ragazzino.
Mi assegnò una stanza al secondo piano, la 120. Presi il borsone da terra e salii per le scale a chiocciola coperte da una moquette rosso scuro.
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Hopeless {Harry Styles, One Direction}
Fanfiction"Porca puttana Harry, è possibile che non ne fai una giusta?" "Mi dispiace, rimedierò." "Ti conviene." Aggiunse Matt. "Hai altri dieci giorni Styles, capito?" - - - QUESTA STORIA NON È MIA MA DI @_Daylight, CHE MI HA DATO IL PERMESSO DI RIPORTARLA...