HARRY.
Era presto quella mattina di fine Aprile. Ultimamente non ero solito ad alzarmi presto, specialmente da quando avevo preso un mese di ferie dal mio lavoro.
Amber dormiva serenamente alla mia destra. Si, dopo tre anni stavamo ancora insieme.
Può sembrare sciocco detto da uno come me, ma dopo tutto quello che lei aveva fatto, non avrei mai avuto il coraggio di lasciarla.
Mi avvicinai a lei per scrutarla meglio, come facevo ogni volta che ne avevo l'occasione. Indossava una mia maglietta, quella blu che le piaceva tanto, e delle semplici culotte. Il lenzuolo bianco la copriva a metà, così cercando di non svegliarla, lo tirai giù completamente, scoprendo lo spettacolo più bello del mondo.
Un rigonfiamento della mia maglia si fece largo sotto i miei occhi, mettendo in mostra la pancia di appena quattro mesi di Amber.Ricordo come fosse ieri appena me lo disse. Quel giorno ero stato via da mia madre, e al ritorno la trovai seduta sul divano con un'espressione piuttosto sconvolta. Credeva non la prendessi bene, ma invece mi sentii la persona più felice della terra.
Stavamo piano piano organizzando il nostro matrimonio, ma appena saputa la notizia della gravidanza le regalai un bell'anello di brillanti, che ancora si trova sul suo anulare sinistro.
Sorrisi come un bambino a quel ricordo, poi, come ogni mattina, poggiai una mano sulla sua pancia e l'accarezzai per qualche minuto.
Non avevo intenzione di svegliarla, nonostante fossero le nove di mattina. Il pomeriggio prima avevamo avuto una visita e decisi di lasciarla riposare.Passeggiavo senza una meta precisa ormai da una ventina di minuti. Da quando aspettavamo un bambino non uscivo più spesso come una volta, qualche volta invitavamo Liam a cena, o addirittura a dormire, giusto per avere una faccia amica in giro per casa.
Dopo le nozze pensavamo di andare ai Caraibi, o almeno in un posto di mare; entrambi amavamo la spiaggia.Mi sentivo un po' un pesce fuor d'acqua in mezzo a tutta quella situazione: l'abito del matrimonio, gli invitati, il pranzo ed il viaggio. Fortunatamente c'era Ally, vecchia amica di Amber, che avendo capito che razza di imbranato sono, sta organizzando tutto lei.
Delle voci e qualche tonfo misero fine ai miei pensieri. Girai l'angolo ed in lontananza vidi un ragazzo che rincorreva una ragazza poco più bassa di lui. Lasciai perdere, alludendo al fatto che stessero solamente scherzando, ma quando sentii l'ennesimo tonfo, mi voltai ancora e notai la ragazza di prima per terra, mentre il maggiore prendeva a calci il suo zaino. Rabbrividii a quella scena, ripensando ai miei gesti da bullo, ma li misi da parte e corsi verso di loro.
Una volta vicino, mi colpì subito il biondo chiaro dei capelli della ragazza, e ciò mi fece pensare che molto probabilmente era straniera, infatti stroppiava qualche parola mentre gridava qualcosa al più grande, che però non capii.
"Cosa succede qua?" Domandai con voce dura, da uomo.
"Niente, niente." Si sbrigò a rispondere il ragazzo mentre cercava di sollevare di peso la giovane.
"Alzati puttana!" Gli aveva gridato.
"A me non sembra."
"Senti, ciò che stiamo facendo qui non ti riguarda, quindi puoi anche andartene." A quelle parole, lo strattonai malamente, facendogli mollare subito la presa sulla felpa della biondina e lo afferrai per la maglietta, alzandolo di qualche centimetro da terra.
"Primo, non darmi del tu e secondo ti consiglio vivamente di lasciar perdere questa poverina prima che io corra dalla polizia." Il moro deglutì a vuoto, e quando lo misi giù corse via a gambe levate, questo mi fece fare un ghigno di soddisfazione.
Mi abbassai all'altezza della bionda che si trovava ancora a terra con le mani sul viso e le guancie bagnate dalle lacrime.
"Ehi, stai bene?" Non mi rispose, così con molta delicatezza le scostai le mani dalla faccia, ricevendo in cambio un gesto spaventato da parte sua che indietreggiò di poco.
"Non voglio spaventarti, tranquilla. Ti ha fatto del male?" Chiesi premuroso.
Per la prima volta aprì gli occhi, lasciandomi decisamente senza fiato per le sue grandi iridi azzurre, in quel momento arrossate per via del pianto. Mi guardò per qualche secondo, poi abbassò le braccia, mostrando il suo naso sanguinante.
Mi morsi istintivamente il labbro e feci una smorfia; troppe volte ero stato picchiato senza motivo e mi parve di rispecchiarmi in quella ragazza.
Estrassi dalla tasca posteriore dei jeans un fazzoletto di stoffa e glielo porsi.
"Tieni." Dopo un po' di indugio lo prese e piano cominciò a tamponarsi il naso.
"Come ti chiami?" Chiesi interrompendo il silenzio.
"Léonor." Rispose con voce tremante. "Io sono Harry." Dissi sorridente per metterla a suo agio.
"Come stai adesso?"
"Io..s-sto bene, grazie." Disse con un po' di difficoltà. Fece per porgermi di nuovo il fazzoletto ma la fermai.
"No, tienilo pure. A me non serve." Lo piegò attentamente e lo infilò nella tasca della felpa, poi accennò un lieve sorriso.
"Non sei di qui vero?"
"N-no..vengo dalla Russia." Mi alzai, e tendendole una mano l'aiutai a tirarsi su.
"Come mai quel ragazzo ti dava fastidio?" La vidi assumere un'espressione interrogativa, e per facilitarle le cose indicai il suo zaino pieno di pedate.
"Oh si..lui ha detto che odia.. gli stranieri." A quella frase serrai la mascella e strinsi i pugni, fumante di rabbia.
"Razzista di merda." Sussurrai a denti stretti.
"Co-come scusa?"
"Niente, scusami. Sei da sola? Tua mamma non c'è?"
"Mia mamma? Non ho la mamma." Mi si strinse il cuore nel sentirla, mi faceva così tenerezza quella ragazzina. A guardarla negli occhi, sentii una specie di scossa, come se volessero parlarmi. Più o meno la stessa cosa che era successa con la mia Amber fuori la sia scuola tre anni prima; mi aveva stregato, ma ero troppo orgoglioso per ammetterlo.
Senza dire nulla, si chinò verso lo zaino, e aprendo la zip di una tasca tirò fuori un pezzo di carta spiegazzato e me lo porse. Non capii il motivo di tale gesto, ma quando lo ebbi davanti, cercai di capirne qualcosa. Tra le numerose scritte in neretto l'unica cosa che riuscii a leggere fu il nome di un orfanotrofio a pochi chilometri da qui.
"Quanti anni hai?"
"Sedici, e tu?"
"Ventidue." Annuì e le restituii il foglio. Lei lo prese e se li rigirò più volte tra le mani, quando involontariamente una lacrima le cadde sullo stesso foglio. Se l'asciugò di corsa, forse sperando che non l'avessi vista.
Mentre si ripuliva i pantaloni dalla polvere, mi balenò in mente un'idea, che sul momento equivaleva ad una vera e propria pazzia. Dalla taschino della giacca, tirai fuori uno dei tanti bigliettini che avevo conservati e glielo diedi.
"Cos'è questo?" Chiese assumendo una strana espressione.
"Allora, ascoltami bene." Poggiai entrambe le mani sulle sue spalle, facendo in modo che mi guardasse negli occhi. "
Io e la mia ragazza fra tre mesi ci sposiamo e avremo un bambino. Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu al matrimonio. Sai, non abbiamo ancora trovato nessuno per portare gli anelli. Vuoi venire?" Le chiesi con un sorriso. Non so cosa mi spinse a farlo, ma quella ragazza mi ispirava fiducia, e da una parte mi ricordava me appena lasciata la scuola. Ero cambiato da quando avevo conosciuto Amber.
Attese un po', poi con uno scatto me la ritrovai con le braccia al collo, evidentemente aveva capito.
"Quindi è un si?"
"Si, certo! Grazie mille, Harry! Sei la prima persona che è gentile con me da quando sono qui."
"Figurati."
"Ma come farai, insomma..io.." "Tranquilla, penso a tutto io. Lasciami solo il tuo numero." Prese un quaderno e su un foglio a quadretti mi scrisse il suo numero. "Allora, ci vediamo!" La lasciai con un bacio sulla guancia e mi avviai a casa. Chissà se Amber si era svegliata.
Durante il tragitto di ritorno non smisi di pensare a cosa mi era appena successo, e mi scappò un sorriso. Avevo fatto una buona azione, dopo molto tempo. Non mi sono mai comportato molto bene in vita mia e sono sicuro che appena saprà di questo, Amber sarà fiera di me.
E' come se avessi agito per ricambiare dopo le belle cose che ha fatto per me.
Ora so come si è sentita quando ci siamo incontrati quel giorno di tre anni fa.Fine ❤️
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Hopeless {Harry Styles, One Direction}
Fiksi Penggemar"Porca puttana Harry, è possibile che non ne fai una giusta?" "Mi dispiace, rimedierò." "Ti conviene." Aggiunse Matt. "Hai altri dieci giorni Styles, capito?" - - - QUESTA STORIA NON È MIA MA DI @_Daylight, CHE MI HA DATO IL PERMESSO DI RIPORTARLA...