Capitolo 43

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― Che ha? ― chiese Val.
― Non saprei.
― Sarà mestruato. ― disse ridendo e facendo ridere anche me, ma in realtà un senso di agitazione si posizionò sullo stomaco.
― È uscito il caffè. ― disse Val riportandomi alla realtà.
Spensi la fiamma e presi la acchiterà del caffè e ne versai un po' nelle due tazze con il latte fumante, poi aprii il mobile.
― Vuoi lo zucchero? ― chiesi.
― No, altrimenti è troppo dolce.
― Invece è più buono. ― risposi mettendo due cucchiaini di zucchero nella mia tazza.
― Bleah. ― fece lui.
― Biscotti? ― chiesi.
― Si, vedi ci sono le gocciole.
― Li hai comprati per me, lo so. ― dissi voltandomi e facendogli la linguaccia.
― Infatti. ― disse ridendo ― lo so che sono i tuoi preferiti.
Lo presi e li poggia sul bancone e poi andai a sedermi accanto a lui e iniziammo mangiare.
― Posso farti una domanda? ― chiesi attirando la sua attenzione, annuì.
― Dimmi.
― Anche tu.. ― le parole mi si fermarono in gola.
― Anche io cosa? Non tenermi sulle spine.
― Beh.. Si ecco.. Anche tu sei già promesso sposo ad una ragazza? ― chiedo titubante.
Lo notai irrigidirsi, stringere i pugni e digrignare i denti.
― Chi te l'ha detto? ― chiese.
― Tuo cugino. ― dissi muovendo la testa.
― Anche lui è promesso sposo ad un'altra. ― disse in tono arrabbiato, quasi per dispetto.
― Lo so, me l'ha già detto.
― Ma io penso scapperò il giorno prima del mio matrimonio. ― disse ridendo, per sdrammatizzare.
― Non fare l'imbecille. ― gli dissi sorridendo e dandogli uno schiaffo leggero sul braccio.
― Non sposerò mai una bambina viziata. ― disse malinconico guardando verso la finestra.
― La conosci già? ― chiesi curiosa.
― No, ma essendo figlia di un grande imprenditore come può non essere viziata? ― disse facendo una smorfia, ma continuando a tenere lo sguardo sulla finestra.
― Cosa guardi? ― chiesi voltandomi anche io, guardando nella sua direzione.
― Sta nevicando. ― disse sorridendo come un bambino e alzandosi andando verso la porta principale e aprendola.
― Ma dove vai? Fa freddo e sei in pigiama, a piedi nudi tra l'altro. ― ma non mi ascoltò minimamente ed uscì. Lo vidi a carezzarsi le braccia, quasi come se volesse abbracciarsi.
― Minchia che freddo. ― disse ridendo e correndo in casa.
― Ma va?
― Vai a vestirti. ― disse.
― Cosa? Perché?
― Dai, a vestirti. ―disse prendendomi per il braccio e trascinandomi al piano di sopra.
― Ma cosa vuoi fare? ― continuavo a chiedere.
― Shh. ― disse aprendo la porta della mia camera è buttandomi ci dentro, lasciandomi perplessa.
Mi avvicinai lentamente al letto ricordandomi di aver passato la notte sul divano, con Alan, di conseguenza mi portò alla mente il risveglio di stamattina.
"Chissà come mai quello sguardo." pensai.
Mi cambiai mettendomi un maglioncino bianco con dei disegni blu sulla parte superiore, un pantalone pesanti, anfibi e un cappellino bianco di lana.
Tornai giù.
― Finalmente. ― disse facendo una smorfia.
― Hey, non ci ho messo nemmeno dieci minuti. ― dissi mettendo il broncio.
― Lo so, scherzavo. ― rispose facendo la linguaccia.
― Allora? Dove andiamo? ― chiesi.
―Fuori. ― disse avviandosi verso la porta.
Uscimmo fuori e affondammo nella neve.
― Vieni. ― disse facendo segno di seguirlo.
Facemmo qualche altro passo.
Alzai la mano e accolsi nel palmo un fiocco di neve che si adagiò lentamente, per poi sciogliersi lentamente.
Poi sentii una botta e qualcosa di freddo arrivarmi in fronte.
―Ma cosa? ― chiesi disorientata portandomi una mano alla fronte mentre sentivo Val ridere e una seconda palla di neve arrivarmi addosso.
― Difenditi stupida. ―disse ridendo ancora più forte.
―Ma Hey. ― dissi abbassandomi e provando a fare una palla di neve per lanciargliela ma non lo sfiorai nemmeno.
―Sei troppo veloce, non vale.
― Si che vale. ―disse lanciandomi ancora della neve e colpendo il mio ginocchio.
― Me la paghi. ― dissi avvicinandomi e prendendo ancora della neve e lanciandogliela ma con scarsi risultati.
― Ma cosa fate? ― chiese Fred appena fuori la porta.
― La guerra. ―risposi senza nemmeno guardarlo e provando a colpire ancora una volta Val e sfiorando a mala pena i suoi anfibi.
― O almeno ci sta provando. ― rispose Val ridendo e colpendomi sul petto questa volta.
―Hey aspettate voglio giocare anche io. ― si ottimiste Fede correndo fuori e prendendo la neve in entrambe le mani e lanciandola addosso a Val, ma senza colpirlo, ovviamente.
― È troppo forte. ― dico.
― Si infatti sono troppo forte. ― dice mettendo in mostra i muscoli.
― Non se siamo due contro uno. ― dice lei.
― Che fate? ― chiese un Micael assonnato.
― Venite a giocare. ―disse Val lanciando della neve verso di loro e colpendo Fred.
― Hey, mi bagni il pigiama. ― sbraita Fred da lontano.
―Andate a cambiarvi e svegliate gli altri. ― rispose Val ridendo ancora.
Riprendiamo a fare la guerra a Val mentre lui ovviamente scansa tutti i colpi e dopo pochi minuti sento arrivare Fred dietro di me.
― Ancora niente piccola? ― chiede.
― Eh no. ― dico imbronciata girandomi verso di lui per poi vedere della neve colpirlo sul mento e sul collo. Ci fu silenzio poi una risata generale da parte di tutti e lui mezzo arrabbiato, poi calò il silenzio di nuovo.
― Che succede? ―chiesi guardandomi intorno e scoprendo il viso di Val ricoperto di neve bianca e fredda, il tutto seguito poi da una risata più forte di prima da parte di tutti.
― Attento a chi colpisci. ― disse Alex facendo poi un sorriso.
― Non ho bisogno di protezione. ― rispose Fred.
― Non ho bisogno di protezione. ― disse Alex imitando la voce di Fred.
― Non ho quella voce di merda io. ― disse puntandogli il dito contro.
― Smettetela. ― disse Val da lontano lanciando palle di neve a raffica scatenando così una vera e proprio guerra.
Giocai per un po' con loro, poi voltandomi notai Alan in lontananza, seduto su un muretto e con la schiena appoggiata al muro, una sigaretta tra le dita da cui aspirava ogni tanto facendo uscire poi una nuvoletta bianca e grigia.
"Perché sta lì? Perché non vieni qui da noi? Gli è già passata l'allegria che aveva ieri?" pensai tra me e me "O forse non vuole avere a che fare con me, forte quel bacio non gli è piaciuto, ecco perché non ha risposto alla mia domanda ieri. Ha fatto così schifo quel bacio fino al punto di evitarmi?" Mille paranoie iniziarono ad assalire la mia mente.
― Hey Mare tutto ok? ― mi chiese Fede avvicinandosi e mettendomi un braccio sulla spalla.
― Si tranquilla. ― risposi guardando Alan e poi per terra.
― È successo qualcosa?
― Niente di importante. ― risposi forzando un sorriso ― tu come stai? Novità?
― Ti va se entriamo e ci prendiamo qualcosa di caldo mentre facciamo due chiacchiere? ―chiese.
― Oh magari, inizio a congelare qui fuori con i vestiti tutti bagnati.
― Andiamo. ― disse prendendomi per mano e incamminandosi verso la casa.
Poi mi avvicinavo più sentivo i suoi occhi su di me.
"Prima mi evita e poi mi fissa? Ma che problemi ha." pensai stringendo i pugni.
― Rilassati e sorridi. ― disse Fede a bassa voce, guardandomi con un gran sorriso e provai a fare lo stesso mentre gli passammo accanto e i nostri sguardi si incontrarono per una frazione di secondi. Il suo volto non trasmetteva emozioni e io lottai con tutte le mie forze per mostrarmi indifferente.
Il tragitto da lì a dentro casa sembrò infinito e quando finalmente entrammo tirai un sospiro di sollievo, come se mi fossi scrollata qualcosa di pensante da dosso.
― Cioccolata, stiamo arrivando. ― disse Fede correndo verso la cucina e urlando come una bambina.
La sua allegria era sempre così contagiosa al punto che mi fece sorridere di cuore vederla così spensierata.
― Perché mi fissi e sorridi? ― chiese mentre sporcava la cucina.
― Certe volte vorrei essere come.
― Come me come? ― chiese curiosa.
― Così allegra.
― A volte è solo una maschera.
―Mh.
―Però oggi sono davvero felice.
― E come mai?
― Mi sono svegliata con un suo messaggio sul cellulare, non ricevevo messaggi da parte sua da qualche mese ormai.
― E cosa dice?
― Che le manco.
― E le hai risposto?
― Certo, le ho detto che anche lei mi manca.
― E lei?
― Mi ha detto che ha bisogno di me.
― E cos'hai intenzione di fare?
― Non lo so, ma se sta male io le sto accanto.
― A costo di star male tu? ― chiesi facendo un sorriso triste.
― Preferisco sentirla come amica che non sentirla proprio. ― disse passandomi una delle tazze con la cioccolata ― piano che scotta.
― Hey, qui sono io la mamma. ― dissi ridendo.
― Scusami. ― rispose.
Intanto Alan rientrò sbattendo la porta di casa e sedendosi sul divano.

Vorrei guardarti dormire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora