Capitolo 37

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Quando finalmente il mio corpo decise di andargli dietro, quando arrivai in corridoio lui non c'era più, ma da lontano c'era Val che veniva verso di me.
― Finalmente ti ho trovata.
― Già. ― dissi.
― Cos'è successo?
― Nulla. Ti va di fare due passi fuori? Voglio prendere un po' d'aria.
― Certo andiamo. ― disse offrendomi il braccio.

Camminammo per un po' nel giardino della casa, poi ci sedemmo su una panchina.
― Bello qui, vero? ― chiese.
Feci si con la testa. Poi mi alzai e lo presi per mano. ― Andiamo.
― Dove?
― Da un'altra parte.
Lo portai in una parte del giardino  dove c'erano molti alberi, ed essendo inverno erano spogli.
Mi sdraiai sull'erba fredda e poi lo guardai.
― Che fai? Non ti sdrai?
― Uhm, si. ― e si sdraiò accanto a me. ― Perché siamo qui?
― Shh. ― dissi alzando poi una mano verso il cielo e indicandolo. ― Guarda.
Tra quegli alberi c'era uno spazio in cui si vedeva il cielo e i rami facevano come da cornice.
― Che bello. ― disse.
― Ci hai mai pensato? Se guardassi una città dall'alto, di notte, le luci sembrerebbero stelle.
― Vero. ― disse sorridendo.
― Devi ancora insegnarmi a portare lo skate, Val.
― Quando vuoi.
― Poi vediamo. ― feci una pausa poi ricominciai ― Quando ho detto il fatto della casa in montagna ero seria.
― Lo so. ― disse guardando verso di me e sorridendo.
― Mi ci porterai?
― Ovvio che si.
― Con gli altri.
― Ah.. ― mi guardò e poi sorrise amaramente ―  va bene ho capito.
Guardammo ancora un po' il cielo, era quasi il mio passatempo preferito.
Qualcuno camminò sulle foglie secche che si trovavano per terra. Mi voltai.
― Cosa ci fai qui? ― chiesi.
― Quello che fai anche tu.
La testone tornò nell'aria.
― Val, lasciaci soli. ― disse.
― Nemmeno per sogno. ― rispose.
― Val. ― disse più forte avvicinandosi.
― Che palle, sei sempre così prepotente. ― disse Val alzandosi e guardando me. Gli feci un cenno con la testa e lui guardò Alan ancora una volta e poi se ne andò sbuffando.
Venne a sedersi al posto di Val.
― Cosa c'è? ― chiesi qua.
― Perché sei qua?
― Ho accompagnato Val.
― No, intendo perché se qua, in questo preciso posto?
― Perché mi piace. ― risposi semplicemente.
― È il mio posto preferito, e lo sai. ― disse guardandomi.
― Ti ricordo che io non ricordo niente di te, solo poche cose. ― risposi e lui aprì la bocca e si bloccò, poi diventò triste e tornò a guardare il cielo.
Si diffuse il silenzio tra noi due poi sbottò all'improvviso.
― Non ci ho fatto nulla con Faby.
― Faby?
― La ragazza che mi ha accompagnato.
― Ah.. La cagna. Chiama le cose con il suo nome altrimenti non capisco. ― sorrise e mi mandò fuori di testa, in due secondi fece sciogliere tutta la rabbia che avevo dentro.
― Eppure lei ha detto..
― Non è vero. ― disse.
― Ha detto che sei suo. ― mi guardava, sentivo i suoi occhi sul mio viso, ma io non guardavo lui.
― Io.. Non sono suo. ― disse con voce roca.
― Non mi interessa. ― risposi.
― Non mentire.
― Cosa? Davvero non mi interessa.
― Smettila di fare l'indifferente, non ti riesce per niente. Lo vedo che sei resa, che eviti il mio sguardo e non sai dove guardare.
― Sto guardando le stelle. ― risposi. E poi mi coprì la vista con il suo viso, mettendosi su di me.
― C-cche fai Alan?
― Sei arrossita.
― Dai smettila.
― Guardami.
E quella parola fu come una calamita, il tempo di dirlo e mi ci tuffai nei suoi occhi e non riuscii più ad uscirne.
Mi accarezzo una guancia facendo mi rabbrividire.
― Hai freddo?
― Un po'. ― riuscii a dire solo questo, con voce tremante.
Si spostò e si sedette al suo posto, poi si tolse la giacca e me la porse.
― Non devi.
― Prendi.
Mi misi accanto a lui e appoggiai la sua giacca sulle mie spalle. Una sensazione meravigliosa invase tutto il mio corpo, sembrava che mi stesse abbracciando.
― Perché te ne sei andato?
― L'ho fatto per te.
― Perché?
― Perché ci tengo a te.
― Se fosse vero non saresti andato via.
― È più complicato di così. ― disse facendomi un sorriso amaro. ― anche ora non dovrei essere qui, ma se sei nei paraggi non riesco a starti lontano.
Mi fece arrossire ancora una volta.
― Allora non andare. ― dissi quasi supplicando. ― Resta.
Chiuse gli occhi e fece un sospiro, poi mise un braccio in torno alle mie spalle e mi strinse a se.
― Davvero non ci hai fatto nulla con lei? ― lo sentii ridere e poi mi guardò negli occhi.
― Davvero.. ― sembrava stesse per dire qualcos'altro, ma alla fine non disse nulla.
― Cosa stavi per dire?
Questa volta mi abbracciò, con la testa sulla mia spalla e il viso contro il mio collo.
― Non farmelo dire. ― rispose.
Mi irrigidii. ― Cosa?
Non rispose e l'ansia mi assalì. Che fosse stato davvero con quella ragazza?
Poi bisbiglio contro la mia pelle facendomi rabbrividire ancora. ― Ci sei solo tu per me, Marea.
Mi si bloccò il respiro in gola.
L'aveva detto davvero o lo avevi immaginato?
Si spostò e si posizionò davanti a me.
― Non dovevo dirlo, scusa. Le cose sono già abbasti tanta difficili così. ― disse alzandosi.
― No, non andare. ― lo fermai aggrappandomi alla sua camicia.
― Mi sono lasciato andare troppo, non posso permetterlo. ― disse freddamente togliendomi le mani dalla sua camicia.
Era tornato lo stronzo di prima.
― Sono stanca. ― urlai. ― Sono stanca di questo tira e molla che fai, non puoi venire da me e scombussolarmi così e poi andare via per l'ennesima volta.
Era di spalle.
― Credi che a me non costi nulla andarmene ogni volta? ― si voltò ― Credi che non ci soffra quando vado via? ― fece diversi passi verso di me. ― Non posso lasciarmi andare con te, non posso prenderti per mano e dirti che starò con te, ci sono cose più grandi dietro a tutto questo.
― Cosa? ― urlai.
― Sono promesso sposo ad un'altra ragazza. ― disse con tono triste. ― Così come Val.
Sentii le gambe tremarmi e gli occhi riempirsi di lacrime.
― Perché? Chi?
― Non lo so, ha deciso tutto nonno. ― disse mordendosi un labbro. ― Perché siamo venuti qui questa sera secondo te?
― Quindi quando mi ha detto di essere forte era per questo motivo e io non riuscivo a capire.
― Cosa ti ha detto? ― chiese perplesso.
― Che sono ancora forte e potevo reggere tutto ma non avevo capto si riferisse a questo.
― La mia famiglia è molto potente. I miei genitori, anche loro hanno avuto un matrimonio combinato, come i miei zii, penso ci sia un interesse economico sotto.
Non sapevo che dire, non mi aspettavo tutto questo.
― Te l'ho già detto, è più complicato di quello che credi. ― disse poi voltandosi e andando verso la casa.

Vorrei guardarti dormire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora