Capitolo 32

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Quella notte dormimmo abbracciati.
Mi svegliavo ogni mezz'ora circa per controllare che fosse ancora lì con me, avevo il terrore che se ne andasse ancora, lasciandomi da solo.
Verso le 4:00 del mattino mi arresi e non mi addormentai più, passai il tempo a guardarlo dormire, raggomitolato vicino a me, le gambe attorcigliate con le mie, il viso rilassato, il respiro lento, la bocca leggermente aperta.
"Ah quelle labbra" pensai "hanno un sapore così dolce."
Crollai mentre lo guardavo e mi risvegliai con la testa sul suo petto, una mano tra i miei capelli. Non dissi nulla, continuai a far finta di dormire godendomi quel momento.

Point of view Mare.
Un mese dopo.

Era ormai iniziato settembre. Il mese che preferivo. Le prime giornate soprattutto. Era ancora estate ma non faceva quel caldo tremendo, e nemmeno freddo, una via di mezzo ed amavo il clima così. Avrei dovuto cercare un lavoro ma non ne avevo voglia. Le persone tornavano dalle vacanze, così come Fred, Val, Fede, e Micael. Mi erano mancati tutti. Io avevo passato l'estate da sola con mia madre, a leggere libri e fare passeggiate, e Alex, che si lamentava della lontananza di Fred e della mancanza che sentiva, mi faceva sorridere ogni volta che ne parlava, aveva gli occhi che brillavano è un sorriso contagioso, non lo avevo mai visto così.

La città iniziava ad affollarsi, a fare i suoi rumori, il suo caos, il suo traffico e nonostante ciò sembrava ancora vuota e fredda. Le persone erano sempre di fretta, per la maggior parte esisteva solo il lavoro, tornava lo stress, l'ansia e le cose di fretta.

Tutti tornavano a casa, ma io la mia casa l'avevo persa. Lui non c'era ed era lui la mia casa, era tornato a casa sua. Mi mancava ma il tempo stava affievolendo quella sensazione e iniziavo a stare meglio.

Decisi di chiamare di chiamare Fred quel pomeriggio.
― Piccola. ― rispose.
― Hey.
― Come stai?
― Come al solito, tu?
― Bene.
― Sei tornato? ― chiesi.
― Proprio in questo momento, sto aiutando i miei a scaricare la macchina.
― Che ne dici di vederci? Voglio abbracciarti. ― dissi.
― Ovvio piccola.
― Ci vediamo alle 17:30 al casale.
― Va bene capo. ― rispose. ― Lo dico anche al resto?
― Va bene. ― avevo paura di rivedere Val. Da quel giorno non lo avevo più visto. Era sparito e basta, come Alan.
― Mare..― disse riportandomi alla realtà.
― Si?
― Puoi portare Alex? ― chiese.
― Ci provo. ― dissi e riattaccai.

Mi preparai in fretta e andai al casale.
Ci misi un'ora per convincere Alex a venire con me, ma alla fine accettò.
Arrivammo per prima e mi accesi una sigaretta.
Il casale era un posto abbandonato, una vecchia e piccola fabbrica che ormai non veniva più usata. Chiunque entrava si perdeva e non riusciva più ad uscirne, noi però la sapevamo a memoria, sapevano i posti più nascosti, tutti corridoi e tutte le vie d'uscita. I muri erano consumati dal tempo e pieni di scritte di tutti i tipi, i vetri quasi tutti rotti, i macchinari arrugginiti. C'era tantissima polvere ovviamente, topi e ragni, ma quello era il nostro posto e lo avevamo reso ancora più nostro. Con il tempo accumulammo un po' di cose e portammo lì. C'erano sette sedie, un tavolo, un materasso matrimoniale buttato lì, un divano orrendo.
Sentii le loro voci che si avvicinavano ed eccoli.
Corsi da Fred per abbracciarlo. Mi era mancato davvero, passavamo quasi sempre il tempo insieme e quando partiva con i suoi in genere io andavo con loro, ero diventata una di famiglia ormai, ma quell'estate non mi andava, volevo solo stare a casa e riflettere su ciò che stava succedendo nella mia vita. E la conclusione era sempre il solito disastro, mi ritrovavo con la testa piena di pensieri.
Lo strinsi forte a me e gli sussurai ― finalmente sei tornato.
― Mi sei mancata anche tu. Ho tante cose da raccontarti.
― Poi parliamo di tutto. ―lo baciai sulla guancia.
Poi salutai Fede e Micael.
Ci fu un momento di disagio.
― Ciao Val. ― dissi sforzandomi di sorride e alzando la mano.
― Ciao. ― disse lui semplicemente. Era arrabbiato?
― C'è anche mio fratello. ― dissi indicandolo.
Vidi Fred leggermente disorientato, combattuto tra il saltargli addosso per salutarlo e il stare fermo per non farsi sgamare dagli altri.

Avevano portato panini, patatine, da bere e schifezze varie. Ci sedemmo e iniziammo a mangiare mentre parlavamo di tutto e di come erano andate le vacanze. Era da tanto che non stavo così con loro, non dicevo mai niente ma li ascoltavo. Nell'aria però c'era qualcosa di strano. Val era incazzato e si sentiva la tensione, Micael guardava Fred, Fred guardava Alex, Alex guardava Micael in cagnesco.
Conoscevo poco Micael, non sapevo quasi niente di lui. Non mi accorsi che lo stavo fissando.
― Perché mi guardi Mare? Ho la faccia sporca? ― mi disse facendomi tornare alla realtà.
― Eh? No, scusa ero tra le nuvole e pensavo.
Fred mi guardò e poi spostò subito lo sguardo.
― Val ma che hai? ― disse Fede, accarezzando gli il braccio.
― Nulla. ― disse lui.
― Sei strano. È successo qualcosa.
― No. Sto bene. ― disse con un tono di voce più alto e alzandosi dalla sedia. Uscì fuori. E io dopo un po' andai con lui. Era seduto sul muretto e fumava.
― Non dicevi che il fumo fa male?
― Se muoio faccio solo un favore a tutti. E soprattutto a me stesso.
― Perché dici così?
― Perché è così.
― No. A me mancheresti.
Mi guardò. ― Tu. Ahhh niente lascia stare davvero.. ― disse gettando la sigaretta. Tornò dentro e salutò tutti con un gesto della mano.

Si comportava esattamente come il cugino. Ma che avevano tutti? Quella famiglia era strana davvero.
Il pomeriggio continuò tranquillo, tra le chiacchiere e qualche risata.

Il tempo stava cambiando, c'erano molte nuvole e iniziava a tirare vento. Si percepiva aria di pioggia così decidemmo di tornare a casa o saremmo rimasti in trappola lì dentro.
Fred mi accompagnò a casa, ma sapevo che era solo per stare con Alex.
― Sei abbronzato. ― disse Alex.
― Vero? ― disse lui provando a sfilare per mettere in mostra il suo corpo abbronzato ― sono un fico pazzesco. ―disse poi ridendo e facendo ridere anche me. Alex invece lo guardò con gli occhi a fessura.
― C'è vostra madre sopra? ― chiese.
― Non penso. ― dissi.
Alex stava per dire qualcosa ma Fred non glielo permise. ― Posso salire? ― chiese sorridendomi come un ruffiano.
― Eh certo, andiamo. ― risposi inserendo la chiave nella serratura del portone ed entrando.
Salimmo in casa e tra i due c'era del disagio cosa che imbarazzò anche me. Non dicevano una parola ma si sentiva una carica enorme per colpa di quei due.
Camminando verso la mia camera mi voltai di scatto mentre loro mi seguivano come due cagnolini, cosa strana visto che Alex ci abitava qui e Fred non ci abitava, ma quasi, stava più da me che a casa sua.
― Ok voi due ― dissi alzando le mani ― fate quello che vi pare, ma lontano dai miei occhi.
Alex arrossì visibilmente ed era stranissimo, Fred sorrise e mi fece l'occhiolino, prese per mano Alex e lo trascino nella sua camera, chiuse la porta, e poi sentii una botta, come qualcuno che dava una testata contro la porta, poi li sentii ridere.
Era mancato più a lui che a me, forse.

P.s. Se ci sono degli errori potete dirmelo? L'ho riletto più volte ma non ne trovo altri ahah :)

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