Andai in camera mia a vestirmi e poi scesi di casa. Se lui non voleva andarci, io dovevo, aveva bisogno di me, lo sentivo.
In poco tempo arrivai sotto casa sua e bussai al citofono, mi aprì, salii le scale e andai in camera sua direttamente.
― Heilà.. ― dissi entrando.
Non disse niente, mi guardò e basta.
Gli occhi completamente rossi e gonfi, sembrava sul punto di iniziare a piangere di nuovo.
Mi avvicinai e lo abbracciai.
― Sai che ci sono io con te. ― dissi. Lui annuì.
Ormai sapeva che avevo capito tutto.
― Mi ha fatto toccare il cielo con un dito e poi mi ha fatto crollare ancora una volta e fa troppo male. Fa troppo male questo tira e molla, sono stanco. Mi arrendo. ― disse.
― Dagli tempo.
― Ne ha già avuto abbastanza di tempo, ora basta, devo pensare a me stesso.
Lo guardai negli occhi cercando di capire se ciò che diceva lo pensava davvero o no.
― E' così e basta, questa è la mia decisione. ― disse.
― Va bene. ― dissi. ―Che ne dici di un bel film? ― provai a cambiare discorso.
― Uhm si... Quale guardiamo? I dvd che ho li sappiamo a memoria ormai.
― Guardiamone uno sul pc.
― Basta che non è di paura. ― disse.
― Nono. ―risposi ridendo.
Mettemmo Divergent in streaming, ci stendemmo entrambi sul letto e appoggiai il pc sulle mie gambe.A circa metà film bussarono al citofono.
― Questo deve essere Val. ― disse lui ― mi ha mandato un messaggio prima dicendo che sarebbe passato. Puoi andare ad parire tu, per favore?
― Si. ―risposi e mi alzai dal letto e gli aprii il portono senza nemmeno chiedere se era davvero lui, ma in gedere da Fred non ci veniva mai nessuno.
Tornai in camera e mi sistemai di nuovo sul letto e iniziammo a vedere di nuovo il film.
Una sagoma apparì sulla porta.
― Ciao Val. ― dissi senza nemmeno alzare gli occhi dal pc, ero troppo concentrata a guardare il film.
Lui non rispose e rimase lì in piedi sotto la porta. Sentii Fred stringermi il braccio.
― Oh Fre.. ― e mi ritrovai Alex avanti. ― Ahm.
Nessuno disse una parola, loro due si guardavano e basta.
― Okaaay, io aspetto Val giù. ― dissi dando un bacio sulla guancia ― ascoltalo― gli sussurrai e poi mi alzai dal letto. Passai accanto ad Alex e gli sorrisi, poi uscii di casa e andai giù ad aspettare Val.Appoggiata al cancello, con una sigaretta tra le labbra, doveva essere la quarta nel giro di mezz'ora.
Vidi Val da lontano arrivare.
― Mare. ― disse.
― Hey.
― Che ci fai qui? ― disse.
― Ti aspettavo. ― dissi buttando la sigaretta per terra.
― Perchè?
― Per fare un giro.
― Ma Fred..
― Fred sta risposando, si è addormentato da poco e gli ho detto che ti avrei avvisato io. Che c'è non vuoi fare un giro con me?
― Nono, certo. ― rispose portandosi la solita mano alla testa. ― Dove vuoi andare?
― Mi porti in quel posto dell'altra volta? Dove andammo a pattinare. Vorrei guardare gli altri fare acrobazie.
― Certo. ― disse sorridendo.Facemmo un giro per i porticati dove mi portò l'altra volta e poi andammo via.
― Dove andiamo? ― chiesi.
― Non saprei. ― disse.
― Che ne dici del lago?
― Si, bella idea, andiamo. ― disse mettendomi un braccio attorno alle spalle e guardandomi poi come se niente fosse. Lo guardai ogni tanto con la coda dell'occhio, era davvero carino. Aveva il solito cappellino messo al contrario, una canotta nera che gli metteva in risalto quel poco di fisico che aveva, non era male, ma era troppo magro.
Ci sedemmo sul bordo di una passerella di legno che affacciava sul lago e parlammo del più e del meno mentre guardavamo il tramonto.
Per tutto il tempo mi sentii osservata, una sensazione che però avevo provato anche nei giorni precedenti.
Passammo un bel pomeriggio e ormai si era fatto tardi, dovevo andare a casa.
― Dai ti accompagno fino a casa. ― disse Val.
― Ma no, dopo devi fare il doppio della strada, non preoccuparti tanto ormai sono quasi arrivata. ― dissi.
― Ma è tardi. Non mi va di lasciarti da sola. ― disse.
― Sei gentile ma davvero non ti preoccupare. Facciamo così, appena arrivo ti mando un messaggio.
― Uhm.. Ok. ― disse poco convinto.
― Ciao. ― gli dissi allontanandomi.Mi sentii ancora una volta osservata, con degli occhi che mi accarezavano la pelle, non li sentivo come una minaccia, anzi, quello sguardo mi faceva compagnia nella strada di ritorno a casa e mi faceva sentire protetta. Però la curiosità mi uccideva. Diverse volte avevo visto un'ombra, ma il viso non si vedeva mai. Portava un cappuccio che gli copriva la testa, era magro, tanto magro. Una felpa nera e il passo pesante. Un giorno addirittura decisi di nascondermi appena voltato in una strada, dietro un muro, lui stava per girare nella mia strada e io mi fermai avanti a lui a qualche mentre di distanza per sicurezza, poteva anche farmi del male, ma con la testa abbassata si girò subito e andò via. Non ebbi il tempo di guardarlo in faccia. Per qualche giorno non mi seguì più, poi riprese, per mia fortuna o sfortuna, chissà.
Per fortuna che c'era lui quella sera, però.Avevo fatto più tardi del solito. Tornando a casa misi le cuffie per tenermi compagnia, le strade erano abbastanza isolate e poco illuminate. Gli Snow Patrol mi accompagnavano per le strade con una delle mie canzoni preferite. Ero quasi arrivata finalmente, ero molto stanca. Facevo sempre lo stesso percorso, ed erano sempre gli stessi punti in cui attraversavo. La musica scoppiava nelle mie orecchie, forte. Ero lì, nel bel mezzo della strada, sulle strisce pedonali che due fari mi abbagliarono la vista, erano sempre più vicini, ad una velocità assurda, ero bloccata, non sapevo se tornare indietro o andare avanti. I miei piedi erano inchiodati a terra, ero nel panico, lì, ferma e pensavo che la mia vita sarebbe finita in meno di due secondi, il cuore fermo, il respiro assente. Due mani, grandi, forti, mi spinsero in avanti buttandomi dall'altra parte della strada, per terra, e qualcuno era su di me. Mi stringevo forte alla sua maglia, tremante. Avevo visto la morte passarmi avanti, ma ero ancora viva.
Il mio respiro riprese, più veloce, il cuore che sbatteva contro la gabbia toracica, quasi come se volesse liberarsi.
Chissà quale angelo mi aveva salvata.
Ci alzammo, quasi insieme.― Grazie.. ― dissi con la paura nella voce. Alzai lo sguardo, per chiedere scusa con gli occhi e il mio cuore si fermò di nuovo. Lui, era lì avanti a me, fermo, con il cappuccio in testa, lo sguardo basso, il viso leggermente girato. Il suo profumo invase i miei polmoni, era così buono, sapeva di casa.
― Spero tu stia bene, domani vai in ospedale a fare un controllo. Ciao. ― disse, quasi scappando, con le mani in tasta e i passi veloci.
― Aspetta. ― urlai. E con mio stupore notai che si fermò. Era di spalle e aspettava che dicessi qualcosa. ― Perché scappi? Perché mi lasci sola? ― chiesi.
― Qui.. Questo non è il mio posto, mi dispiace. Devo andare. Ah, e mangia, sei dimagrita troppo. ― riprese a camminare.
― Alan, aspetta. ― urlai ancora più forte. Si fermò di nuovo. ― Non andare.
― Mi dispiace. Dimenticami. Non siamo fatti per vivere nella stessa vita.
― Sei un menefreghista. ― urlai.
Si voltò di scatto, con gli occhi furiosi, arrabbiati.
― Io ti sto proteggendo. ― ringhiò.
― No, invece, andandotene mi hai fatto del male. ― dissi arrabbiata.
― Tu non capisci. Devi stare alla larga da me. Non rendere le cose troppo difficili.
― Perché mi segui allora? ― chiesi.
― Non me lo perdonerei mai se ti facessero ancora del male. ― rispose guardando la strada.
― Se non vuoi stare nella mia vita allora lasciami in pace e sparisci. ― dissi appoggiando le mani sul suo petto e spingendolo ― va via. ― continuai poi, stringendo la sua felpa. Era così dimagrito anche lui, sentivo le sue ossa sotto le mie mani. ― non tornare più.
― Non piangere.
― Non sono cose che ti riguardano. ― mi allontanai e ripresi la strada per tornare a casa, con le lacrime agli occhi, e un vuoto nello stomaco. Altro che farfalle, quelle erano api velenose che si moltiplicavano con l'aumentare del mio vuoto.
Il terrore di perderlo non c'era più ormai, perché l'avevo già perso.
"Come si può perdere qualcosa che in realtà non è mai stato mio?".
Pensavo di averlo superato, ma in realtà mi ero solo abituata alla sua assenza, avevo nascosto ogni sentimento in qualche parte profonda dentro di me. Ora era tornato tutto a galla di nuovo, la mente mi si affollò di pensieri, tutto tornò alla mente, i giorni scorsi.
Pensavo che tutto quello che provavo si fosse spento, in realtà era peggio che correre sui carboni ardenti.
Camminavo veloce, dovevo allontanarmi il più possibile, ero sul punto di piangere.
Stavo per crollare, ancora.
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Vorrei guardarti dormire.
RomansMare ragazza difficile, fatta di paranoie. Un corpo che all'apparenza può sembrare vuoto ma in realtà è pieno di emozioni che lei stessa non conosce, ma soprattutto una mente piena di ricordi e segreti che il suo cervello ha annullato. Alan un ragaz...