Capitolo 18

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― Mare. Mi senti?
― Eh? Si. Chi è? ― mi voltai. Era Val. ― Hey, ciao. ― dissi guardandolo.
― Ciao. Come stai? ― mi chiese.
― Così. ― risposi, indicando il mio corpo.
― Mi dispiace. Non avrei dovuto portarlo con me. ― disse lui. ― non volevo risvegliare un brutto ricordo così.
― Sai dov'è? ― chiesi.
― No. So che è partito. Zia mi ha detto che è andato lontano. Ma non so dove.

Cosa? Lontano? E perché? Io avevo bisogno di lui e del suo appoggio, da sola non potevo farcela in questa storia, e lui era l'unico a sapere oltre a mia madre. Di nuovo quel nodo allo stomaco, più forte del solito.
Un pugno.
Una fitta.
Una mancanza.

― Hey tutto bene? Sei pallida. ― disse Val avvicinandosi.
― Tutto bene. Ho solo mal di pancia.

Mi sorrise, e la stanza prese a girarmi intorno. Non avevo mai fatto caso alla sua fossetta sulla guancia. La stessa fossetta, lo stesso sorriso. "Ci manca solo che ora lo vedo al posto di chiunque altro." Dissi dentro di me, sbattendo le palpebre e cercando di mettere a fuoco.
Eppure era ancora lì, ma non c'era. Si somigliavano così tanto. Mi incantai a guardarlo. Mai come prima iniziai a studiare il volto di Val. E solo in quel momento mi accorsi delle loro somiglianze. Era meno muscoloso e più basso. Alcuni lineamenti del viso erano uguali, ma non riuscivo a capire quali. Forse il taglio degli occhi, ma di colore di verso. La forma delle labbra, leggermente più sottili. Gli atteggiamenti erano completamente diversi.

― Ma mi ascolti? Che hai oggi? Sembri immersa in un altro pianeta, o in un mondo parallelo. ― disse, rompendo ancora i miei pensieri.
― Eh? Scusami. Sono poco lucida ultimamente. Dormo male. ― dissi abbassando lo sguardo, e facendo un falso sorriso.
― Sembri stare davvero male.
― È tutto apposto, tranquillo. ― risposi guardando per terra.
Ci fù silenzio.
Poi qualcosa di caldo mi avvolse. Mi abbracciò. Così. Di punto in bianco. E quanto mi fece bene quel abbraccio in quel momento. Ne avevo un disperato bisogno. Stringeva forte, e io mi sentivo protetta. Mi lasciai andare. Aveva il cuore che gli batteva forte, e il respiro veloce. Forse era lui che non stava bene. Mi staccai e lo guardai. Aveva il viso arrossato e lo sguardo basso.

― Sembri tu quello che sta male. ― dissi sorridendo.
― No..n io.. Scusami. ― non spiccicava parola. La sua lingua sembrava impastata, e non riusciva a non balbettare. Era sempre più rosso sulle guance.
― Grazie per l'abbraccio. Ne avevo bisogno. Davvero. ― dissi, cercando di non farlo sentire a disagio. Mi guardò da sotto le ciglia e mi sorrise dolcemente.
― Non sono abituato ai gesti d'affetto. Ecco... ― disse poi, guardando da un'altra parte.
― Lo so, e ti ringrazio per questo. Ti è costato molto, ma ne è valsa la pena. Mi ha fatto bene.
― M-mi fa piacere ― rispose con una leggera pausa e poi continuò ― Ora devo andare però.. Ero passato per sapere come stavi.. Se ti va qualche giorno ti passo a prendere, e andiamo a fare un giro. ― con il viso di nuovo in fiamme. Si mise una mano sulla testa toccandosi i capelli. Era divertente guardarlo in imbarazzo.
Mi stava chiedendo di uscire? Un giro, o un appuntamento? In effetti si comportava stranamente. Lo guardai, poi ci pensai. Erano giorni che non mettevo piede fuori casa, quindi forse uscire un po' mi avrebbe fatto solo bene, sia a me che al mio cervello.

― Va bene, forse mi farà bene uscire po' da questa stanza.
Mi guardò sbalordito. ― Davvero? ― chiese.
― Si, perché no? Che male c'è? ― dissi sorridendo.
― Pensavo rifiutassi. ― rispose.
― Lo so. Ma ho bisogno di uscire. Quindi ti farò sapere in questi giorni.
― Ad una condizione. ― disse lui.
― Cioè? ― chiesi.
― Che mangerai qualcosa, con me.
― Ma..― feci per protestare.
― Niente ma. Tu mangi e basta. ― disse guardandomi.
― E va bene. ― gli risposi in segno di resa.
― Grazie. ― mi disse.
― Grazie a te. ― sorrisi.
― Dai vado che ho appuntamento con Fred.. Se vuoi venire... Però ti vedo molto stanca.
― No infatti per oggi sto a casa, voglio riposare un po'. ― dissi con calma.
― Va bene allora, ciao. ― disse alzando semplicemente la mano.
― Ciao Val. ― dissi.

Era davvero molto strano. Non si era mai comportato così con me, lui era il classico ragazzo che ci prova con tutte, ma che non sta con nessuna. Ha sempre parlato di un amore nascosto, e che nessuno prenderà il posto di quella ragazza. Quindi non si è mai fidanzato, nonostante sia un bel ragazzo, e alcune volte anche simpatico.

Girovagai per la camera in cerca del cellulare quando gli occhi sfiorarono di nuovo quella foto, e qualcosa rapì la mia attenzione. Tornai indietro con lo sguardo, e guardai ancora quel bambino.
Ora assomigliava a due persone.
Ora erano in tre con quasi la stessa faccia, Val, Alan e Ethan.
Il mio cervello iniziava a davvero a farmi brutti scherzi.
Per distrarmi tornai a cercare il cellulare e lo trovai sepolto tra le cose sulla scrivania e lo misi in carica, lo accesi e aspettai che si riavviasse.
Diversi chiamate e diversi messaggi, ma non mi interessava più di tanto, mi limitai solo a scrivere a mio fratello.

"Hey :) quando torni da queste parti? È da tanto che non ci vediamo."
Non avevamo mai avuto un bel rapporto, sempre molto freddi e distaccati, ognuno per conto suo, però c'erano state occasioni in cui mi dimostrava affetto, ma molto raramente. E poi lo vedevo pochissimo, studiava all'estero e quindi tornava solo per le vacanze.
Lasciai il cellulare sul comodino e tornai da mia madre.

― Arrivi giusto in tempo. ― disse lei prendendo una scatola da un mobile in alto.
― Per le formine? ― dissi.
― Esatto.
Mi stava preparando il mio dolce preferito. Niente di particolare in realtà, amavo la pasta frolla e con da bambina cucinavano insieme dei biscotti, in realtà lei faceva tutto io mi limitavo a fare le formine con gli stampini e poi a mangiarli.

Per qualche ora riuscii a non pensare ma stavo decisamente crollando, ero decisamente stanca così me ne tornai in camera. Ormai era quello il mio tragitto, camera-cucina-camera-bagno-camera.
Mi buttai sul letto e controllai il cellulare.

"Dobbiamo parlare."

Vorrei guardarti dormire.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora