Dopo averla cacciata via il senso di colpa mi aveva assalito. Forse era meglio lasciare in pace Quinn per sempre, non provarci mai più. Tanto avevo capito che non era cosa per me stare con qualcun altro. Stavo condannando solo una ragazza innocente all'infelicità. Magari se avesse potuto sciegliere avrebbe preferito morire piuttosto che stare con me. Avevo preso una decisione, sarei andato a cercarla per parlarle, mettere in chiaro che non avrebbe mai dovuto dire a nessuno dei miei tagli e poi avrei deciso cosa farne. Non era esattamente ciò che volevo, ma dovevo farlo per la società e per il suo bene.
Uscii dalla porta prima che potessi cambiare idea. Avevo l'intenzione di correre nella sua camera, ma fui bloccato prima, perché lei si trovava già davanti a me, in procinto di aprire la porta, per venire nel mio ufficio.
-Emh... c-ciao.
Disse. Mi guardava con i suoi occhioni spalancati, come se l'avessi colta di sorpresa. Come se avesse paura che io l'avrei punita perché era venuta nella mia stanza senza permesso. Ecco perché non poteva stare con me, aveva troppa paura. Io non l'avrei mai puntia per una cosa del genere e poi probabilmente in quel momento io ero più sorpreso di lei.
In silenzio mi scansai per farla entrare.
-Ti stavo giusto venendo a cercare.
Dissi conducendola nella mia camera. Mi chiedevo cosa pensasse di me guardando quel posto. Che ero un patito del pulito e dell'ordine? Speravo che almeno le piacesse, perché lei non mi sembrava tanto ordinata. Quando ero entrato nella sua camera,nonostante avesse poca roba, quelle poche cose erano tutte fuori posto. In quel momento realizzai che non era conveniente pormi quelle domande, perché tanto la stavo per abbandonare per sempre. Non eravamo fatti per stare insieme, era evidente.
-Ieri ti ho cacciata via.
Cominciai.Mossi le mani, in quel momento mi ricordai di come dovevano sembrare brutte ai suoi occhi. Le guardai, ed erano brutte per davvero. Diversi tagli erano ormai cicatrizzati, quelle mani non aiutavano il mio aspetto fisico a migliorare. La faccia era brutta, il corpo anche e adesso pure le mani erano pietose. Mi chiedevo Quinn come potesse anche solo pensare di stare nella stessa stanza con me.
Mi sedetti sul divano in silenzio e le feci segno di sedersi accanto a me.
-Non preoccuparti.
Disse lei. Come se volesse farmi sentire meglio, e la cosa strana fu che io davvero mi sentii meglio. In quel momento mi resi conto che per il mio bene non potevo lasciarla andare, era l'unica che desse un senso alla mia vita.
-E' che..
Posai gli occhi sulla scatolina nera con il fiocco rosso che conteneva un regalo per lei. Una catenina. Il coltello che le avevo regalato in precedenza non le era piaciuto, così sentivo di dover rimediare.
In quel momento mi venne l'impulso di dire esattamente le cose come stavano, che non sapevo come rapportarmi con lei, che lei mi agitava, che mi sentivo un perfetto idiota e per giunta brutto. Ma non potevo aprirmi così tanto con qualcuno. Non l'avevo mai fatto prima.
-Che?
Mi incitò lei.
-Niente.
Volevo non dovere continuare quel discorso. Rimanemmo in silenzio per diversi minuti, mi sembrarono quasi un'eternità. Non sapevo se era la strada giusta, ma forse per avere un rapporto con lei dovevo dirle come mi sentivo.
-Che non so cosa significa stare vicino a qualcuno.
Conclusi la frase.
-Io non conosco un altro modo per rivolgermi a te o a chiunque altro.
Continuai pensando a come trattavo i miei dipendenti, avevo imparato a rivolgermi a loro, con estremo distacco. Ma con Quinn non potevo comportarmi così, non potevo perdere le staffe, lei era troppo preziosa. E non sapevo se l'avevo già persa o no. Sentivo le lacrime bagnarmi gli occhi, prima che potesse vederlo anche lei mi coprii il volto con le mani. Stavo rovinando tutto, cosa avrebbe pensato di me? Mio padre mi avrebbe torturato per una cosa del genere. Piangere per una ragazza, neanche lui aveva pianto al funerale di mia madre, o così raccontava almeno.
Sentii le mani di Quinn stringersi attorno ai miei polsi. Avrei potuto opporre resistenza, ma non lo feci. Mi voltai verso di lei.
-Piangi?
Mi chiese. Ma non sembrava infastidita o schifata dal mio comportamento, solo meravigliata.
-No, è solo che odio quando sono incapace di fare qualcosa.
Mi odiavo. Perché non riuscivo a relazionarmi con lei? Perché avevo sempre creduto di essere invincibile e poi una cosa così stupida mi mandava in crisi? Perché? Dovevo scaricare la rabbia, tirai un calcio al tavolino davanti al divano e quello si rovesciò a terra.
Sentii le mani di Quinn avvolgermi il polso. A quel punto lei cominciò ad accarezzarmi le ferite. Non volevo che smettesse, anche se al tocco bruciavano ancora, non glielo dissi. La vidi portare una mano dietro il mio collo e un brivido mi salì su per la schiena. Così mi avvicinò a sé e prima che potessi realizzare cosa stava accadendo lei aveva già cominciato a muovere le labbra sulle mie. Risposi al bacio quasi immediatamente. Sentivo la sua lingua contro la mia. Quello era ancora meglio dei baci che avevo dato prima nella mia vita. Solo con Quinn mi accorgevo di non aver amato veramente Thomas. Era un buon amico, ma io ero fatto per il genere femminile. In quel momento, mentre le nostre labbra si toccavano, capii che in realtà io ero fatto solo per Quinn. L'amavo più di ogni altra cosa. Non avevo più una famiglia. Avevo perso mia madre, mio padre e mia sorella, ma in quel momento iniziai a pensare che Quinn potesse essere la mia nuova famiglia.
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R.E.C.O.V.E.R.Y
FanfictionDopo aver conosciuto la storia attraverso gli occhi di Quinn con These Four walls e Madhouse, tutto sarà raccontato dal punto di vista di Justin. Verrà svelato come tutto ebbe inizio, i sentimenti contrastanti che provò lui quando incontrò la ragazz...