17.Un'ora

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Il mattino seguente convocai Luke nel mio ufficio, del resto mi interessava ancora sapere chi fosse stato il colpevole di quell'omicidio.
-Siediti.
Mi disse Luke.
-Perché? Non me lo puoi dire anche se sono in piedi?
Chiesi.
-No, è meglio che tu ti sieda.
Disse Luke. Mi incamminai verso la poltrona al di là della scrivania e mi misi comodo.
-E' stato Paul, Paul ha ucciso quel ragazzo.
Paul? Non poteva essere. Era mio amico fin dà sempre e sapeva che ero affezionato a quel ragazzo. Non l'avrebbe mai fatto. Non poteva essere vero.
-Non essere ridicolo Luke.
Dissi con un tono acido.
-Ci ho pensato a lungo, Paul è l'unico che voleva che tu vendessi Quinn, mentre quel ragazzo ti diceva di non farlo, era un pericolo per Paul. E quindi l'ha ucciso.
Disse.
-Ma non ci sono prove.
Ribadii, non potevo credere che fosse così. Paul non mi avrebbe mai tradito.
-Ascolta, io sono sicuro di quello che dico, spiegherebbe anche il perché Paul non si è fatto vivo per molti minuti all'asta. Ricordi? E' arrivato in ritardo.
Beh, questo era vero, ma non provava che fosse stato lui.
-Ma allora perché Paul voleva così tanto che Quinn fosse venduta tanto da uccidere un uomo?
Luke esitò qualche momento, dopo cominciò a parlare.
-Io ho una teoria. Io credo che Paul sia dalla parte di Daniel, credo che lavori per lui.
-Ma non è possibile.
Mi misi a ridere.
-Lui è mio amico.
Luke rimase impassibile.
-Sapevo che non ci avresti mai creduto.
Si incamminò verso la porta e io mi alzai.
-Aspetta, dove vai?
-Via, tanto non riuscirò mai a convincermi. Sei accecato dall'affetto che provi per lui.
Lo raggiunsi velocemente.
-Perché mi dite tutti che sono accecato dall'affetto?
Urlai e Luke indietreggiò spaventato.
-Me lo ha detto Paul riferendosi a Quinn e adesso me lo dici tu. Vi sbagliate. Io non voglio bene a nessuno. Chiaro?
Gli puntai un dito contro, Luke rimase in silenzio, forse non voleva cominciare una discussione.
-Senti, pensa solo a quello che ti ho detto? Va bene?
Mi chiese. Io senza rispondere lo spinsi fuori dalla stanza e sbattei la porta.

**

Per moltissimi giorni rimasi da solo chiuso nella mia stanza, senza vedere nessuno. Le guardie non portavano nessuno che aveva infranto il codice nel mio ufficio, perché girava la voce che io fossi nervoso e la gente aveva paura che me la potessi prendere con loro. Luke non si rifece più sentire, Paul era in india e anche Stivie. Così io ero solo tra le mie carte e i miei pensieri. Quella solitudine, però, mi fece pensare. Iniziai a credere veramente che Luke avesse ragione. Se Paul era veramente un traditore, allora Quinn era in pericolo. Paul non l'avrebbe mai aiutata, Quinn poteva contare solo su Stivie.
Più i giorni passavano, più la mia vita diventava monotona e io imparavo ad accettare il mio dolore La scelta che avevo fatto di non prendere una decisione , cioè se andare da Quinn o no, forse significava che alla fine avevo scelto la società a lei, anche se non riuscivo ad accettarlo. Del resto per Luke aspettare era l'unico modo di salvare ciò che a,avo di più al mondo, Quinn e la società.
Uno di quei giorni di solitudine cambiò quando mi arrivò una video chiamata sul computer. Mi avvicinai alla scrivania e mi sedetti sulla poltrona, non sapevo chi fosse, ma quasi nessuno mi chiamava mai in quel modo, tutti usavano il cellulare. Con le mai che mi tremava mano cliccai con il mouse sulla finestra dalla chiamata. Era Daniel. Mi si ghiacciò il sangue nelle vene. Non potevo rispondere. Rifiutai la chiamata. E me ne pentii immediatamente. Così sarei sembrato un codardo. Dovevo richiamarlo. E se poi mi avesse comunicato che Quinn era morta? Mi avrebbe visto piangere. Mi arrivò la sua chiamata di nuovo e io la rifiutai nuovamente. No, ma cosa stavo facendo? Dovevo affrontare la situazione. Ma se mi avesse messo in difficoltà? Daniel mi chiamò nuovamente. Questa volta lasciai squillare a lungo. Da quando ero diventato così codardo? Non potevo0 continuare a nascondermi. Io ero il capo di una delle società più influenti al mondo.
Risposi. Sullo schermo limmagine di mio cugino si mise a fuoco.
-Ciao, Stati Uniti. Come te la spassi?
Sorrideva, io però non risposi.
-Che cosa vuoi, Daniel?
Lui si mise a ridere.
-Caro cugino, non ti hanno insegnato le buone maniere? Prima non rispondi ai messaggi e ora sei pure scontroso?
Due secondi e potevo giurare che avrei colpito lo schermo del computer pur di non vedere più la sua faccia.
-Quali messaggi? Non mi hai inviato nulla.
Risposi, ma lui scosse la testa.
-Ti ho dato un ultimatum, fino  ad oggi avresti potuto portare in salvo Quinn, ma non l'hai fatto. Perché?
Non volevo mostrare che al suono del nome di Quinn mi ero irrigidito, così feci un profondo respiro.
-A me non è arrivato nulla, non mi hai mandato nulla, Daniel.
Si vedeva ch ero agitato, che significava che era un ultimatum? La avrebbe uccisa? L'avrei persa. Sarebbe morta. Trattenere le lacrime e la rabbia era un' impresa.
-L'ho inviata al tuo amico Luke. E' impossibile che non ti sia arrivata.
Ma Luke non mi aveva detto assolutamente nulla. Perché? Forse perché aveva paura che io andassi in India e non rispettassi il suo piano?
Ero infuriato, mi aveva nascosto una cosa così importante e fondamentale.
-Che c'è cuginetto? Davvero Luke non ti ha detto nulla?
-Davvero. E poi smettila di chiamarmi così, Daniel.
Dissi.
-Adesso se non ti dispiace dimmi qual è il punto, ho altro a cui pensare. Evo gestire una società.
In realtà avrei voluto dire " devo disperarmi perché Quinn non  è con me"Daniel inclinò la testa.
-Sai, stavo pensando. Prima Paul ti tradisce per me, adesso scopri che Luke ti ha nascosto delle cose... devi stare attento a chi ti sta incontro, cuginetto.
Mi costava ammetterlo, ma Daniel aveva ragione, ero circondato da traditori. Non mi potevo fidare di nessuno. Ero in pericolo. Dovevo mettermi in salvo. Tirai fuori il coltello dalla cinta.
-Scusa, adesso ho qualcosa di cui occuparmi.
Dissi rigirandomi il coltello nelle mani.
-Devo dirti una cosa importante, non mi puoi scaricare così.
Disse Daniel, infastidito.
-Dimmela ora.
Risposi, in realtà non volevo scoprirla, non potevo rischiare di scoppiare in un pianto disperato di fronte a lui, se mi avesse detto che Quinn era morta.
-No, magari quando hai più tempo, ti chiamerò più tardi e tu risponderai, va bene?
Chiese Daniel.
-Più tardi ho da fare.
Sapevo che non ci avrebbe mai creduto, ma su due piedi era l'unica scusa che mi era venuta in mente.
-La prossima volta cerca una scusa più decente, ti chiamo tra un'ora, Tu risolvi tutti i problemi che devi risolvere. Ci sentiamo.
La comunicazione si interruppe prima che potessi ribattere.
Scattai in piedi e mi incamminai verso nel corridoio, verso il mio obiettivo.

R.E.C.O.V.E.R.YDove le storie prendono vita. Scoprilo ora