15.Suicidio

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-Paul, perché aspettare? Io voglio andare a casa sua.
Incrociai le braccia sul petto e parlai con tono fermo e deciso, ma Paul scosse la testa.
-E' troppo rischioso cercare di avvicinarsi a lei in questo momento, ce ne occuperemo domani mattina.
Paul era come al solito calmo,ma io mi chiedevo come faceva ad avere i nervi così tanto saldi, mentre io ero spaventato, ma soprattutto impaziente.
-La verità è che non ti fidi di lei.
Dissi, ma sapevo che Paul aveva ragione, non potevo rischiare di tornare dentro.
-Io mi fido di lei, ma credo che potrebbe involontariamente portare la madre a credere che tu sei liero, se avessi dei contatti con lei. Sai la gioia è difficile da nascodere.
Il ragionamento di Paul non faceva una piega, ma io volevo rivedere la mia Quinn, la volevo abbracciare e baciare, volevo che stesse per sempre con me, volevo dirle che la perdonavo e volevo farla sentire meglio. Ancora non riuscivo ad accettare il modo in cui mi ero comportato con lei in tribunale. Paul probabilmente si accorse della mia tristezza, infatti mi mise una mano sulla spalla.
-So che non è il momento...
Disse dopo un po', sapevo già cosa mi avrebbe chiesto.
-Ma te lo devo chiedere. Hai almeno preso in considerazione il mio piano?
Concluse.
-Pensavo di essere stato chiaro quando ti ho detto categoricamente che non lo accettavo.
Paul allontanò la mano dalla mia spalla e annuì, ma non era rassegnato, si vedeva. Non si sarebbe mai rassegnato.
-Amo troppo Quinn per esporla a un pericolo così grande.
Spiegai, sperando che capisse, ma lui non avrebbe capito, ne ero certo. Il suo fidanzato era morto e probabilmente lui non riusciva più a capire cosa significasse amare. Non sapevo se avrei continuato ad amare Quinn una volta morta, del resto non provavo più nulla per Thomas, il mio ex.
-Capisco, ma ti ho già spiegato che Quinn non sarà in pericolo.
Mi chiesi come Paul avesse il coraggio di continuare a supportare la sua tesi anche dopo che, la prima volta che me ne aveva parlato, io lo avevo aggredito e gli avevo quasi urlato contro. Il suo piano comprendeva di mentire a Quinn e io non potevo accettare.
-Non voglio usare Quinn, chiaro? Discorso chiuso.
Paul alzò la voce.
-Ma così ti stai facendo guidare dai tuoi sentimenti per lei, da quando non sei oggettivo nelle tue scelte? Il capo deve essere oggettivo.
Era vero, Quinn mi aveva fatto diventare più sensibile, ma io non potevo permettermelo essendo il capo. Forse Paul non aveva tutti i torti, ero stato accecato dall'amore.
-Tuo padre non ti ha cresciuto così.
Continuò Paul. Quel ragazzo sapeva esattamente su che punto fare pressione per convincermi. Eppure sentivo che sarebbe stato troppo rischioso.
-Ascoltami, non perderai nulla. Quinn sarà sana e salva e anche la società diventerà prestigiosa come un tempo. E' come prendere due piccioni con una fava.
Continuò Paul.
-Ma sarebbe come prendere in giro Quinn...
Urlai, probabilmente perché cercavo di autoconvincermi, in quanto ero consapevole che piano piano Paul mi stava portando dalla sua parte.
-Sì, ma solo per tre giorni, dopo tornerà tutto a posto e potrete vivere insieme come un tempo, felici,senza problemi, potrete avere dei figli, dei piccoli capetti che poi diventeranno il futuro della società. Devi solo fare questo piccolo inganno, ma dopo verrai ripagato da una vita meravigliosa, non avrai deluso tuo padre perché la società sarà grandiosa. Come puoi rifiutare questa offerta così allettante? Non capiterà mai una seconda volta.
Non potevo fare finta di nulla, Paul aveva ragione, quello era l'unico modo per essere felice, era l'unica mia occasione per avere un futuro con Quinn. Avrei avuto dei figli con lei e li avremmo cresciuti insieme, magari un maschietto che avremmo chiamato come mio padre, gli avrei insegnato a lottare, gli avrei comprato le armi nuove ogni giorno del suo compleanno e sarei invecchiato al fianco di Quinn in serenità. Quello era il mio futuro, Quinn avrebbe capito. Quinn avrebbe fatto lo stesso al mio posto per salvare la società e il nostro futuro insieme? O mi amava così tanto che non mi avrebbe mai messo in pericolo? Cercai di non pensarci.
-E così quanto dovrebbe stare Quinn lì?
Paul sorrise, sapeva che ormai mi ero quasi convinto.
-Solo tre giorni, dopo la andremo a prendere.
-Tre giorni?
Per tre giorni mi avrebbe odiato con tutto il cuore.
-Tre giorni, giusto il tempo per escogitare una via d'uscita e scoprire dove sono nascoste le telecamere, ma non ti preoccupare, sarà molto semplice studiare quei luoghi, sai che io riesco a entrare dovunque.
Paul sorrise, mentre aveva l'espressione della furbizia dipinta in volto.
-E se le facessero del male in quei tre giorni?
-Non le faranno del male, andiamo. Al massimo se va a finire nella società italiana le offriranno pizza gratis. Cosa può volere di più? Sono sicuro che anche in Germania non le torceranno un capello. Kilian è tuo amico.
Paul aveva ragione, ma c'era ancora qualcosa che non tornava.
-Sì, ma c'è una società di cui non stai tenendo conto.
Pensai a Quinn nelle mani di Daniel. L'avrebbe torturata solo per arrivare a me, senza pensare che quella società era enorme, ci sarebbe voluto moltissimo tempo per trovare un modo per fare evadere Quinn. Iniziai a pensare che tutto quel piano era fuori discussione. Se mai Quinn fosse andata a finire nelle grinfie di Daniel l'avrei persa per sempre, probabilmente Daniel l'avrebbe uccisa per vendetta. Era terribile. Ripensai a tutti coloro che l'avevano assalita, partendo da Fred fino a pensare a Peter, quello che aveva passato allora sarebbe stato nulla in contronto alla crudeltà di Daniel.
Paul sembrò leggermi nel pensiero.
-Ho fatto delle ricerche approfondite, l'India non parteciperà alla vendita quest'anno.
Un peso mi si sollevò dal cuore. Paul aveva ragione, quella era l'unica soluzione per salvare me e Quinn e la società. Il prima possibile avrei venduto Quinn a un'altra scocietà e con i soldi ricavati avrei riportato la società degli USA al suo antico splendore. Era il momento.

R.E.C.O.V.E.R.YDove le storie prendono vita. Scoprilo ora