-Ok, quindi è tutto chiaro? Non guardarla mai, mi raccomando. Sarà più facile così.
Disse Luke, sedendosi su una sedia accanto a me, sembrava esausto. Aveva passato circa un'ora a darmi consigli per non sembrare debole agli occhi di Daniel. Non sarebbe stato difficile con un' altra persona, ma io non lo ascoltavo e gli chiedevo sempre di ripetere, non avevo mai avuto una buona concentrazione, soprattutto adesso, con il pensiero di Quinn che mi ronzava in testa.
-Ho capito. Non devo guardare Quinn, non devo dare peso alle parole di Daniel, questi sono i punti fondamentali.
Dissi, ma ero poco convinto, non sapevo se ce l'avrei fatta veramente, non vedevo Quinn da tantissimo. Mentre continuavo a disperarmi, sentii un suono provenire dal mio portatile. Io e Luke ci voltammo all'unisono nella sua direzione. Non avevo il coraggio di rispondere, il portatile continuava a suonare e io stavo immobile.
-E' lui.
Dissi dopo un po', come se non fosse ovvio.
-Vai a rispondere.
Mi ordinò Luke, come se fosse il capo, e io seguii le sue indicazioni. Mi sedetti sulla mia poltrona, e mi schiarii la voce, guardai un'ultima volta Luke e risposi alla chiamata.
-Finalmente eccoti qui.
Disse Daniel sorridendo, io cercai di scorgere dietro di lui Quinn, ma non riuscii a vederla. Luke sembrò accorgersene e mi tirò un calcio da sotto la scrivania, mi aveva raccomandato più volte di non guardare mai Quinn negli occhi, e io non l'avevo ascoltato. Daniel si sedette e per un momento pensai che non mi volesse parlare di Quinn, ma dell'incontro che da lì a poco si sarebbe svolto in Russia. Volevo che quello strazio finisse presto comunque.
-Veloce, di cosa mi vuoi parlare di così urgente?
Chiesi esortandolo a rispondere in fretta.
-Nulla, volevo solo che salutassi una persona.
Disse Daniel, sapevo già di chi parlava. Mentre Daniel ruotava il computer pregai che mi facesse vedere Quinn ancora viva, magari legata, ma non il suo cadavere. Trattenni il respiro finché una bambina a terra non entrò nel mio campo visivo.
-Quinn, saluta.
Ordinò Daniel.
Mi sentii girare la testa, quella non era una bambina era Quinn. Non ero riuscito a riconoscerla per via del suo aspetto. Era piegata a terra col testa contro la scrivania di Daniel, aveva la schiena scoperta e le si vedevano tutte le ossa, sembrava più piccola del solito. Aprì la bocca per dire qualcosa, ma non ne uscì nessun suono, non aveva il coraggio neanche di guardare nella mia direzione. Poi accadde tutto molto velocemente, io continuavo a osservare Quinn, quando mi accorsi che l'uomo dietro di lei la colpì con quella che doveva essere una frusta, a giudicare dal rumore. Quinn però rimase immobile e in silenzio. Mi sentivo confuso, arrabbiato, triste, disperato. Aveva ragione Luke, non avrei dovuto guardarla. Cercai di rimanere impassibile. Stavo vivendo il mio peggiore incubo. Quinn veniva torturata, ma io non stavo dormendo. Conficcai le mie unghie nelle mie mani, provavo dolore, non era un sogno era tutto vero.
-Saluta.
Ordinò nuovamente Daniel. Sperai che Quinn lo ascoltasse questa volta.
-Hey.
Disse, la voce non era cambiata, il timbro era quello, anche se il tono sembrava stanco.
-Guardalo.
Ordinò Daniel, lei lentamente alzò il viso, ma io mi concentrai su un punto alle sue spalle, non potevo rischiare di guardare i suoi occhi.
-Guardala, guarda com'è debole, come tu sei debole senza di lei. Ora la domanda è, caro Stati Uniti, perché la stai lasciando qui a morire? Perché non hai accettato la richiesta di venire a riprenderla a salvarla?
Non risposi e spostati lo sguardo, su Quinn, ma non sui suoi occhi. In quel momento mi accorsi che stavo continuando a torturami le mani, lei si sarebbe accorta del mio disagio. Spostai velocemente le mani sotto la scrivania e continuai a fissare Akash.
-Questo silenzio mi deve fare intendere che non la ami più?
Chiese Daniel.
Non potevo dire che non l'amavo perché l'avrebbero uccisa, non potevo dire che l'amavo perché l'avrebbero torturata. Dovevo trovare una terza via. Guardai Luke in cerca di aiuto, ma lui non poteva suggerirmi nulla, l'attenzione era puntata su di me e non potevo rischiare. Ripensai alle parole di Daniel. C'era qualcosa che non mi era piaciuto nel suo discorso.
-Io non sono debole.
Dissi scandendo bene le parole.
-Dici che non sei debole? Ma mi stai prendendo in giro? Si vede dall'espressione che non reggi più questa situazione.
Guardai nuovamente Luke, aveva i pollici in su per dirmi che stavo andando bene, dalla mia espressione non traspariva alcuna emozione, Daniel stava bleffando.
-Non sono debole, so benissimo come affrontare tutto nella vita.
Ripetei, sperando di cambiare argomento.
-Sì, come quando hai pianto disperatamente al funerale del tuo papà.
Rimasi immobile, sì avevo pianto, ero piccolo, ero spaventato, non poteva davvero rinfacciarmi una cosa del genere.
-In questo caso ti assicuro che è tutto sottocontrollo.
Dissi.
-Sai una cosa? Ciò che mi è sempre piaciuto di Quinn è il fatto che sa essere coraggiosa, indipendente e se qualcosa non le sta bene nasconde i sentimenti.
Quinn guardò Daniel, confusa quanto me. Cosa mi voleva dire?
-E' anche più brava di te, molto più brava di te. Per questo ti piace. Lei è tutto quello che non sei riuscito a essere tu. E' forte come tuo padre, mentre tu non riesci a esserlo sempre.
Daniel aveva ragione, lo avevo sempre pensato. Quinn era fantastica, quello che stava facendo Daniel a lei, lo meritavo io. Io non valevo nulla.
-In questo momento, ad esempio, sembra che non provi nulla. Non piange, neanche una lacrima. Eppure il suo cuore è spezzato, proprio come il tuo, Stati Uniti.
Daniel si inginocchiò accanto a lei e si avvicinò al suo volto. Cosa stava facendo? Perché si era avvicinato? Iniziai a entrare nel panico, Luke se ne accorse e mi toccò la gamba da sotto il tavolo, quello mi aiutò a non impazzire. Daniel sussurrò qualcosa a Quinn.
-Visto?
Daniel si sedette nuovamente sulla sedia e dopo accadde di nuovo. Quinn non aveva eseguito gli ordini e Akash la colpì nuovamente.
-Visto? Nessuna lacrima.
Disse Daniel.
Iniziavo a non rispondere più delle mie azioni.
-Ok, non piange. E con questo?
Urlai.
-Stati Uniti, possibile che ti devo spiegare proprio tutto? Sono le lacrime che creano empatia. Se non piange non capirai mai quanto tu abbia bisogno di lei per vivere.
In realtà ne ero consapevole. Akash colpì Quinn e questa volta parve a me di sentire quel dolore lungo la schiena.
-Non ho bisogno di nessuno per vivere, io sono indipendente.
Urlai.
-Non è vero.
Urlò anche Daniel.
-E' vero, posso provartelo in qualsiasi modo.
Sapevo di aver perso la credibilità.
-Accetta il tuo carattere, non è da capo e tu lo sai.
Daniel aveva oltrepassato ogni limite. Akash la colpì di nuovo. Non potevo più sopportarlo.
-Quinn, dimostragli che non è forte. Piangi.
Sperai che Quinn ascoltasse Daniel, così tutto sarebbe finito.
-Akash.
Urlò Daniel. Akash colpì di nuovo Quinn.
-Smettila.
Urlai senza pensarci due volte, non volevo più vedere quella frusta sulla pelle di Quinn, mai più.
-Akash.
Sapevo cosa sarebbe successo, questa volta chiusi gli occhi e li riaprii solo quando sentii il rumore della frusta.
-Basta la stai facendo soffrire.
Dissi. Volevo che Daniel mi ascoltasse con tutto il cuore, volevo esser l' per fermare Akash.
-Pensavo che non ti interessasse.
Urlò Daniel. A quel unto non potevo più nasconderlo.
-Lei è la mia Quinn e varrà sempre qualcosa per me.
Urlai e subito dopo mi morsi le labbra, non avrei dovuto dirlo. Quinn alzò gli occhi verso di me e una lacrima le scese lungo il viso. Daniel c'era riuscito. Mi aveva fatto confessare che l'amavo ancora e aveva fatto piangere Quinn, Daniel vinceva sempre. Improvvisamente Quinn chiuse gli occhi. Allungai una mano verso lo schermo, come se questo potesse aiutarla. Daniel si avvicinò a lei e le toccò la guancia.
-E' svenuta, portala via Akash.
Ordinò. Portala via dove? L'avrebbero curata? Aiutata? Dovevo andare in India. Dovevo cedergli la società, non mi interessava delle conseguenze. Akash trascinò Quinn dai piedi mentre Daniel si puntò il computer in faccia, non permettendomi di vedere più la mia ragazza.
-Quindi avevo ragione che la ami. Sai cosa devi fare per riaverla indietro. Cuginetto, hai poco tempo, io ti aspetto qui.
Chiuse la conversazione e lo schermo divenne nero. Rimasi immobile e in silenzio. Non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine di Quinn svenuta. Luke stava dicendo qualcosa ma, io non riuscivo a sentirlo, non volevo sentirlo. Mi alzai in silenzio, quasi in una specie di trans, pensavo solo a lei, alla mia Quinn. Non ce la facevo a sopportarlo. Aprii il cassetto della scrivania e lanciai l'arma a Luke.
-Uccidimi.
Dissi semplicemente. Lui rispose qualcosa, ma io non riuscivo a sentirlo, non sentivo più nulla, solo il dolore.
-Uccidimi.
Ripetei. Luke lasciò cadere a terra l'arma e mi si avvicinò, dicendomi qualcosa. Sfilai un coltello e glielo porsi.
-Uccidimi.
Dissi di nuovo, ma lui lo lanciò a terra dall'altra parte della stanza, stava urlando qualcosa, ma non sapevo cosa. Iniziò a scuotermi per riportarmi alla realtà, la testa cominciò a girarmi e caddi a terra.
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R.E.C.O.V.E.R.Y
FanfictionDopo aver conosciuto la storia attraverso gli occhi di Quinn con These Four walls e Madhouse, tutto sarà raccontato dal punto di vista di Justin. Verrà svelato come tutto ebbe inizio, i sentimenti contrastanti che provò lui quando incontrò la ragazz...