12.Pace

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Non sapevo cosa spettarmi nella stanza dove doveva trovarsi Quinn, ma quando la vidi stesa a terra fu anche peggio di ciò che avevo immaginato. Quinn era stesa in una pozza di sangue, con gli occhi chiusi e le labbra socchiuse. Era completamente nuda sul pavimento, non riuscivo neanche a capire se era ancora viva o era già troppo tardi. Mi inginocchiai accanto a lei, sbattendo le ginocchia a terra, ma non mi interessava del dolore, volevo solo salvarla, abbracciarla di nuovo, la volevo vedere sorridere. Volevo che fosse felice.
Le afferrai un polso.

-Non mi abbandonare Quinn, ti prego.

Cominciai a piangere e portai la sua mano alla mia bocca, la baciai, ma lei non si mosse, sembrava... morta.

Le guardai la spalla, era ferita, aveva perso troppo sangue. Era fredda come il ghiaccio.

La afferrai e la strinsi al mio petto.

-Quinn, ti prego. Quinn, resta con me.

Dissi. La stavo supplicando, ma avevo paura che non fosse abbastanza, mi stava abbandonando, non c'era più tempo. In quel momento una mia lacrima le cadde sulla mano e la vidi muovere le dita, come se riuscisse a sentirmi. In quel momento capii che non era troppo tardi.

Mi allontanai da lei, afferrai la coperta del letto e la posai a terra, dopodiché presi imbraccio Quinn e la arrotolai nel piumone per paura che potesse sentire freddo.

-Adesso sei al sicuro, capito Quinn? Ti aiuterò io. Ti salverò, lo prometto.

La afferrai nel piumone e cominciai a correre via per raggiungere l'ospedale della società. Correvo guardando solo la strada difronte a me.
Avevo paura di abbassare lo sguardo e realizzare che ormai era morta. Non dovevo neanche pensarci. Speravo che la coperta la riscaldasse, speravo che mi potesse sentire, che capisse che la stavo salvando.

-Resisti, ti prego.

Sussurrai. A quel punto sentii un lamento, come se mi sentisse e cercasse di dirmi che lei ancora era con me, che stava lottando per me. E così
la paura, la disperazione, si tramutarono in speranza. La salverai Justin, ce la farai. Continuai a ripetermi. Alla fine raggiunsi l'ospedale entrai dentro e vidi uno dei medici migliori di quel posto corrermi incontro.

-Cosa è successo, capo?

Non sapevo neanche da cosa iniziare, poggiai Quinn sulla prima barella che vidi e le srotolai la coperta di dosso.

-Aiutami, sta morendo.

Dissi, mi resi conto di come sembrassi spaventato. Lo stavo praticamente implorando, quando sapevo che con un semplice ordine avrebbe fatto lo stesso ciò che volevo facesse. Il medico corse nella mia direzione e osservò la spalla di Quinn.

-Dobbiamo estrarre il proiettile.

Disse semplicemente. Corse a prendere gli attrezzi e io rimasi con Quinn. Le afferrai una mano e cominciai ad accarezzarla.

-Ora il medico risolverà tutto, va bene Coltellina?

Ma lei non rispose. Più la guardavo più mi sentivo agitato, più credevo che non si sarebbe salvata. Mi tremava ogni singolo muscolo, avevo paura di perderla. Non poteva davvero succedere, era l'unica persona a cui tenessi.
Guardai il suo corpo, era pieno di lividi, era pallido e freddo come il ghiaccio. Odiavo vederla in quel modo, nuda e indifesa. Odiavo Peter per tutto ciò che le aveva fatto. Odiavo me per averla lasciata con lui, mi ero fidato e non avrei dovuto.

-Quinn, perdonami. Ti prego.

Le dissi, sperando che mi sentisse, magari mi avrebbe perdonato anche a un passo dalla morte.

-Ti amo.

Le accarezzai la guancia e mi chinai su di lei per baciarle le labbra, ma lei non si mosse. Si allontanava sempre di più dal mondo dei vivi, da me. In quel momento il medico tornò con l'attrezzatura adeguata e io continuai a tenere forte la mano di Quinn per tutto il tempo.

R.E.C.O.V.E.R.YDove le storie prendono vita. Scoprilo ora