9.Noi

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Come tutte le notti uscii dalla società e mi incontrai con gli altri in un magazzino abbandonato lontano dalla società. Avevamo problemi con la società indiana, ed era arrivato il momento di risolverli. Quella volta mi recai in quel luogo desolato prima, per evitare di incontrare Quinn. Avevo paura che venisse fuori argomento "sesso", da come aveva parlato sembrava intenzionata a farlo. In più mi vergognavo di essermi comportato male con lei ed ero ancora scosso dal bacio tra lei e Stivie. In quel momento sapevo che non era buona l'idea di incontrarla.
-Stati Uniti.
Mi voltai. Kilian, il capo della società tedesca, era finalmente arrivato e sembrava scosso. Si sedette sulla sedia di fronte a me, nella stanza vuota.
-Dimmi Kilian.
-Daniel non accetta l'accordo. L'India ci farà guerra se non agiamo subito.
Disse. Sapevo di cosa stava parlando. Daniel, il capo indiano, non accettava i nostri patti, non accettava di dover pagare di più per il bene delle società più bisognose.
-E' sempre stato egoista.
Dichiarai, ma questa volta fin troppo egoista. Se le società più povere si fossero sciolte anche noi avremmo perso potere e ricchezza, non potevamo permetterlo.
-Dobbiamo agire subito, prima che sia troppo tardi.
Disse Kilian sporgendosi sempre di più verso di me.
-Neanche Daniel sarebbe così tanto stupido da non pagare. Non si rende conto che da tutto questo ne uscirà sconfitto anche lui.
Spiegai. Kilian annuì.
-Allora basta convincerlo.
Risi per la sua ingenuità. Avevo cercato di convincerlo milioni di volte nella mia vita. Tutto senza risultato, le mie parole per telefono non contavano nulla per lui.
-Perché ridi?
Chiese lui. Io scossi la testa.
-Non ti ascolterà, Kilian.
Kilian si alzò velocemente dalla sedia.
-Beh, io proverò. Domani parto per l'India.
Mi alzai anche io.
-Non ti ascolterà, è tutto tempo sprecato.
Sperai che mi capisse, ma lui si incamminò verso l'uscita lasciandomi solo in quella stanza.
-Io ci proverò, Stati Uniti. Se vuoi venire con me, parleremo del viaggio più tardi.
Gli corsi dietro. Avrei voluto trattenerlo per una spalla, ma sapevo di dover portare rispetto per lui. Nonostate lui non ne portasse per me. Mi vedeva ancora come "troppo piccolo" per possedere una società. Odiavo questo fatto. Ero grande, ma gli altri soci non riuscivano a riconoscerlo. Mi vedevano ancora come quel bambino di quattro anni che teneva la mano del padre alle riunioni in Russia.
-No, ascoltami. Io conosco Daniel, fin da quando eravamo piccoli. Conviene aspettare, cercare di convincerlo da qui. Tu torna in Germania e, finché la situazione non si complica, se si complicherà, aspettiamo. Aspettiamo che Daniel venga dalla nostra parte.
Cercai di mantenere un tono autoritario per tutto il discorso, probabilmente fui abbastanza convincente, perché Kilian annuiva.
-Va bene, ma alla prima complicazione andrò in India e non potrai fare nulla per fermarmi. Scatenerò una guerra. Non voglio più avere a che fare con Daniel.
Annuii. Ero riouscito a ottenere ciò che volevo, tempo. Intanto speravo che Daniel si convincesse. Per quanto ne sapevo il capo della società inglese, George, era andato in India a convincerlo, e non c'era bisogno della minaccia di guerra di Kilian. Sapevo che dopo una minaccia Daniel avrebbe preferito la guerra, piuttosto che sottostare alle nostre richieste. Era troppo orgoglioso.
-Va bene, Kilian.
Kilian si fece avanti.
-Però, prima organizziamoci per il viaggio.
Disse. Gli sorrisi, per non mostrare la mia ira.
-Ma così ti stai buttando la zappa sui piedi. Non è detto che ci sarà bisogno di un viaggio in India.
Spiegai. Ma sapevo che era inutile. Kilian voleva sempre tutto e subito.
-Ma potrebbe esserci. E io voglio essere pronto.
Il capo della società tedesca si voltò e uscì dalla stanza.
-Stanotte ci metteremo d'accordo. Alle tre e mezza ti voglio qui, ragazzo.
A quel punto sbatté la porta dietro di sé.

**

Aprii la porta della stanza, sperando con tutto me stesso che Quinn già dormisse. Invece la vidi vestita, sdraiata sul letto. Se stava cercando di farmi credere che era immersa nei sogni non ci riusciva affatto. Avrei potuto ignorare quel suo comportamento e far finta di niente, ma avevo bisogno della sua voce e del suo sorriso per sentirmi meglio dopo la notizia di Daniel.
-Emh.. dormi?
Non appena dopo averlo chiesto me ne pentii. Accesi la luce del comodino e sperai che continuasse a fare finta di dormire.
Lei , però, scosse la testa. Io mi sedetti accanto a lei e le porsi lo satolino che conteneva il mio regalo per lei. Speravo che con quello mi avrebbe perdonato per come l'avevo trattata, per come mi ero comportato con Stivie. Ormai la rabbia per quel bacio era passata, lei mi aveva cercato di far capire in tutti i modi che amava solo me. E io mi fidavo di lei.
-E'... è per te.
Dissi.
-Mi dovevo fidare di te, sapevo che non mi avresti tradito.
Lei si alzò e prese il pacchetto.
-Mi sento in colpa per averti fatto male. Adesso però sei tu che mi devi credere, io non ti tradirei mai.
Le dissi. Avevo paura che ancora avesse in testa quella strana idea del tradimento. Io non l'avrei mai fatto e mi sentivo ancora ferito a credere che lei mi credesse capace di una cosa del genere.
-Ti credo...
Disse. Quelle due parole riuscirono a rassicurarmi. Lei si fidava di me, quanto io di lei.
-Quinn, non voglio che tu pensi che io ti tradisca. Non è vero. Guardami, insomma, mi vergogno a baciare te, non ti ho mai toccata, figuriamoci cosa farei con una sconosciuta, un disastro. Riderebbe di me tutto il tempo.
Ripensai a quella prostituta e a quanto avessi paura di lei.Se avesse scoperto quanto ero incapace mi avrebbe preso in giro sicuramente. Ma con Quinn non era così, sentivo che lei non l'avrebbe mai fatto. Non aveva riso di me dopo il primo bacio, quando l'avevo chiamata coltellina o quendo le avevo regalato un coltello, perché avrebbe dovuto farlo adesso?
Lei sorrise e il mio cuore si riempì. Sapevo che neanche Daniel avrebbe potuto rovinare quel momento.
-Tu mi hai creduta quando ti ho detto che sei l'unico e io adesso ti credo se mi dici che non mi tradisci.
Disse.
-Grazie.
Sussurrai.
Rimanemmo un po' in silenzio a guardarci negli occhi, alla fine la spronai.
-Allora, apri il regalo?
-Certo.
Disse maneggiando il pacco con delicatezza, quando lo aprì rimase a fissarlo a lungo. Ero in ansia, in attesa del suo verdetto. Per comprarlo avevo dovuto subire un'altra volta le chiacchiere della commessa che diceva che ero fantastico, che anche lei avrebbe voluto un fidanzato come me e cose del genere. Ma a me non interessavano le cose belle e i complienti che mi rivolgeva quella donna. Mi interessava solo del giudizio di Quinn.
-E' bellissimo.
Disse Quinn alla fine.
-Sembra fatto apposta per noi.
Disse. "Noi". Era così bello sentirlo dire.
-Lo è.
Precisai. L'anello era stato fatto apposta per lei.
-L'ho fatto fare da un orefice, è d'oro ricoperto con piccoli diamanti.
Spiegai.
-E' perfetto.
Disse continuando a fissarlo. Non potei resistere. Le afferrai un polso e le infilai l'anello al dito. Mi chiesi se un giorno nel futuro l'avrei fatto con una fede.
-Ti sta benissimo, principessa.
Dissi. In quel momento mi venne in mente di baciarla, ma mi trattenni. Non era il caso. La situazione avrebbe potuto degerare e io dovevo andarmene. Kilian mi aspettava, non era il caso di farlo innervosire. Mi alzai dal letto.
-Dove vai? Non resti stasera?
Chiese lei. Io mi allontanai e mi sfilai la giacca. Non potevo lasciarla sempre sola, come avevo fatto le sere precedenti. Non volevo che dovesse passare tutto il tempo senza di me.
-Per ora resto...
Ma poi sarei dovuto andare via. Mi voltai con la testa china e in quel momento realizzai che lei era proprio dietro di me. Desiderosa di passare un po' di tempo sola con il suo fidanzato. Anche io sarei voluto restare con lei. Non mi faceva più tanta paura vederla in una stanza da letto, soprattutto sapendo che presto probabilmente avrei dovuto fronteggiare Daniel. Ogni volta che lo dovevo incontrare avevo paura che potesse essere l'ultima. Lui voleva la società, lui mi voleva morto.
A quel punto decisi di chiederlo. Sapevo che non avrei mai più trovato il coraggio di farlo.
-Quinn, cosa intendevi con la frase "te lo dimostrerò, stasera."?
Lei esitò un po', alla fine si fece avanti e mi posò le mani sul torace. Ero in preda all'ansia ed era evidente che iniziai a respirare molto più velocemente. A quel punto lei portò una mano nella tasca di dietro dei pantaloni e per poco non sussultai, la ritrasse e mi accorsi che aveva il mio cellulare in mano. Premette il pulsante rosso per spegnerlo. Se fosse stata un'altra persina a quest'ora sarebbe già a chiedermi pietà, ma lei era Quinn e nonostante il mio cellulare fosse sacro e indispensabile per me, non feci nulla. Rimasi solo a fissarla. Pensando che spegnendo il celulare magari anche la parte del cervello che pensava a Daniel, a Kilian e alla possibile guerra imminente si spegnesse.
Posò il cellulare e l'anello che le avevo regalato sul mobile accanto a noi.
-Questi non ci serviranno.
Dichiarò.
Posizionò di nuovo le mani sul mio torace e si mise in punta di piedi. Istintivamente abbassai il viso verso di lei. A primo impatto mossi lentamente le mie labbra, ma in quel momento mi accorsi di volerne sempre di più. Non era solo una questione tra me e Quinn. Io volevo dimenticare tutto il resto del mondo. Tutti i miei problemi. Presto quel bacio divenne appassionato. Non so cosa mi prese, ma cominciai a muovermi sempre di più verso di lei, costringendola a indietreggiare. In quel momento mi accorsi di amarla di più di quanto credessi. La sentivo ansimare contro le mie labbra, cercava di riempirsi i polmoni con quell'aria che io le negavo, continuando a tenere le sue labbra occupate per qualcos'altro. Fui sorpreso quando le infilai una mano sotto la maglia, come se volessi sfilargliela. Proprio in quel momento lei si lasciò cadere. Non capivo cosa stesse facendo, cosa stesse succedendo, finché non mi accorsi che avevamo già raggiunto il letto e lei ci si era coricata sopra. Mi chinai su di lei e continuai a baciarla come non avevo mai fatto. Non avevo mai avuto tutto quel coraggio in vita mia. Improvvisamente sentii le sue dita fredde sulla mia pelle, sotto la maglia. Era tutto così bello. Davvero esistevamo solo io e lei? Davvero era lecito lasciarmi andare e non pensare ai miei problemi? In quel momento mi venne in mente Kilian, la prostituta, la conversazione imbarazzante con Luke. Come avrei fatto a fronteggiare tutte le cose? Mi allontanai da Quinn..
-No, aspetta.
Sussurrai, lei sembrò delusa, ma io raggiunsi il mobile dove era posato il cellulare con l'intento di scrivene a Kilian che sarebbe andato solo Paul all'incontro, ma mi conveniva davvero restare con Quinn?
-Perché?
Chiese Quinn.
-Non possiamo, non posso...
Non sapevo neanche da dove cominciare a spiegare.
-Non vuoi.
Puntuializzò. Come poteva credere una cosa del genere? Io l'avrei voluta sempre, per il resto della mia vita.
-Non è questo.
-Allora cosa?
Chiese. Era così imbarazzante, come facevo a dirle che non avevo idea di dove cominciare? Lei era esperta, o almeno immaginavo che lo fosse, io no. Io non sapevo mai fare nulla con lei. Sperai che non si infastidisse, che avesse almeno pietà di me e della mia ingenuità.
-Non sai come si fa...
Disse lei dopo un po'. E aveva ragione. Lo aveva capito come aveva fatto Luke, solo dal comportamento. Era così brava, e io mi sentivo sempre più inutile.
-Vieni, ti insegno io.
Mi afferrò per un braccio e mi trascinò verso il letto, arrivati a destinazione mi sedetti accanto a lei sul materasso. Stavo a testa china, perché non avevo il coraggio di affrontarla. Alla fine alzai il volto, lei mi guardava e sorrideva, ma immaginai che fossi io a doverla rassicurare e non il contrario. A quel punto tornai con la testa china. Si avvicinò al mio orecchio.
-Non ti preoccupare.
Susssurrò, solleticandomi l'orecchio. A quel punto cominciò a darmi dei piccoli baci sulla guancia, fino a raggiungere le labbra. Era così piacevole. Lei mi abbracciò e mi passò la sua lingua sulle mie labbra. Se non fossi stato così preoccupato e in imbarazzo avrei risposto, avrei sorriso, ma mi sentivo bloccato. Improvvisamente lei allugnò una gamba e si mise a cavalcioni su di me. Sentivo le sue gambe che premevano contro le mie. Il suo corpo stretto al mio e in quel momento decisi di lasciarmi trasportare dal suo profumo, dai suoi baci, dal suo corpo. Chiusi gli occhi e in quel momento lei cominciò a baciarmi il collo. A quel punto io le posai le mani sulla nuca, perché volevo tenerla sempre con e, volevo che quel momento non finisse mai. Non avevo mai provato qualcosa del genere, o meglio nessuno aveva mai fatto una cosa del genere per me. Sentivo la sua lingua muoversi sulla mia clavicola e lei era così vicina che riuscivo a sentire il battito del suo cuore. L'ultima volta che il suo cuore aveva battuto così velocemente l'avevo minacciata e aveva avuto paura di morire. Mi sentii un mostro.
-Quinn.
Sussurrai. Ma lei continuò.
-Quinn, fermati.
Lei si allontanò, forse un po' delusa.
-Non me lo merito.
Spiegai.
-Cosa dici?
Lei sorrise.
-Tu mi hai perdonata, ma non me lo meritavo. Ti ho fatto male.
Lei non sembrò scossa.
-Sai perché ti ho perdonato?
Chiese.
-No.
-So cosa si prova a sentirsi traditi, l'ho provato tante volte. La prima volta che ho scoperto che Criss mi aveva tradita, presa dalla foga, gli rovesciai un frappé in testa. Adesso so mantenere la rabbia. Per te era la prima volta e imparerai.
Non ascoltai tutte le parole di Quinn, mi soffermai sulla seconda frase "L'ho provato tante volte". Come aveva potuto Criss tradirla più volte? Lei non meritava una cosa del genere, era una ragazza speciale, tutti avrebbero potuto desiderarla. Mi chiesi cosa cercasse Criss in lei che non avesse trovato. Lei aveva tutto. Non potevo pensare che potesse essere tradita. Io non l'avrei mai fatto, l'amavo troppo per poterla ferire. Eppure l'avevo fatto. Avvicinai il braccio che le avevo stretto in un impeto di rabbia contro Stivie.
C'erano ancora i lividi delle mie dita che l'avevano stretta troppo forte.
-Non volevo dire davvero che lo avrei fatto amputare, credimi.
Mi scusai, ma sapevo che non sarebbero bastate delle semplici parole per far passare il dolore.
-Ti credo.
Disse.
-Non meriti una persona che ti faccia soffrire come me.
Ma neanche una che la facesse soffrire come Criss. Lei meritava di meglio.
Lei si avvicinò a me e le sue labbra sfiorarono le mie quando parlò.
-Tu sei molto di più di ciò che mi meriterei, credimi.
-Sei speciale, Quinn. Non avevo mai risparmiato nessuno prima d'ora. Prima di Stivie.
-Lo prendo come un complimento.
Era divertita, mi faceva piacere. Mi avvicinai il suo braccio alle mie labbra e comicniai a baciarlo, sperando di non sembrare patetico. Salii più in alto, baciandole anche il collo, fino a raggiungere le labbra. Quando le sfiorai il collo con il naso lei rise e il mio cuore si riempì di felicità. Quinn mi infilò le mani sotto la maglia e me la tolse velocemente, ma io ignorai il suo gesto, continuando a baciarla.
-Mi aiuterai?
Le chiesi, avevo bisogno di sapere che al mio fianco c'era qualcuno su cui pootessi contare. Anche per problemi imbarazzanti o stupidi come questo.
-Te lo prometto.
Sussurrò.
A quel punto riprese a baciarmi e mi portò una mano ai fianchi, io sussultai e mi allontanai. Lei fece lo stesso. Sapevo cosa aveva toccato, la mia pistola. Mi misi una mano dietro e la tirai fuori.
-Posala.
Mi incitò lei. Eppure non mi sembrava una buona idea. Io tenevo sempre le mie armi, anche sotto la doccia o mentre dormivo. Lei sfilò il suo coltello dalla cinta e lo lasciò cadere a terra. Amavo il rumore delle armi che cadevano a terra, mi ricordava il momento in cui i nemici si arrendono prima di combattere. Ma Quinn non era una nemica e non si era arresa. Lei non era un pericolo, per questo potevo permettermi di imitarla.
-Non ti servirà con me, non ti farò male.
Disse.
-È solo che non mi sono mai separato dalle mie armi. Da anni ormai, neanche per un secondo.
-Neanche quando dormi?
-No.
-E quando fai la doccia?
-Neanche.
Lei in silenzio afferrò la pistola dalla mia mano e la posò sul comodino. Stava per riavvicinarsi, ma io mi allontanai, mi alzai e mi liberai di tutte le armi che mi portavo dietro usualmente. Due coltelli nella cinta, due coltellini legati alle scarpe e una pistola legata al polpaccio. Più armi tiravo fuori, più Quinn sembrava sorpresa, ma non era spaventata, era divertita. A quel punto mi posizionai nuovamente accanto a lei.
-Un'altra arma no?
Chiese ironicamente.
-No, ho finito.
Sorrisi, era così piacevole stare con lei. A quel punto lei si tolse la maglietta, preso dal panico di fare brutte figure chiusi gli occhi. E li tenni ben stretti anche quando lei mi tolse i pantaloni. Cominciò così a baciarmi di nuovo come aveva fatto prima e io non potei fare a meno di stringerla a me. In quel momento avevo solo i boxer davanti a lei e non mi sentivo a disagio, solo speravo che non si impressionasse per tutte le mie cicatrici, che pensasse che ero bello nonostante quei segni. Quinn mi toccò la fronte e mi accarezzò la guancia. Così trovai il coraggio di dischiudere gli occhi. Continuai a fissarla. I suoi occhi erano bellissimi e le sue labbra erano tutte mie. A quel punto lei mi posizionò una mano sulla nuca e fece pressione per costringermi ad abbassare lo sguardo e concentrarmi sul suo seno. Non era un seno particolarmente prosperoso, come quello della prostituta, ma era molto meglio, solo perché era di Quinn.
-Non ti preoccupare.
Disse forse vedendomi arrossire. Lei mi afferrò la mano e la posizionò sul suo seno, ancora coperto dal reggiseno, ma io la spostai sul suo braccio, lei, così, mi costrinse di nuovo a metterla nella posizione iniziale. A quel puntro sorrise e comicniò a baciarmi, finché non si posizionò di nuovo a cavalcioni su di me. E mi lasciai trasportare da tutto ciò che stava accadendo di nuovo. Se non fossi stato frenato dalla vergogna, dalla paura che non fossi abbastanza bravo come lei si aspettava, probabilmente sarei stato migliore. Decisi di non essere riflessivo e lasciarmi trasportare dall'istinto.
E cosa mi portava a fare l'istinto in quel momento? Ogni muscolo del mio corpo diceva di preferirla nuda, volevo sentire la sua pelle contro la mia. A quel punto scesi con una mano verso i suoi fianchi e le abbassai i pantaloni. E lei non oppose resisenza.
Quinn mi portò una mano dietro la sua schiena per sganciare il reggiseno. A lungo cercai di armeggiare con l'apertura, ma non riuscivo a capirla. Come si apriva? Non volevo che notasse la mia incapacità, così tentai e ritentai più volte, ma alla fine decisi di provare con due mani. Cercai di focalizzare come doveva essere il gancio, alla fine mi arresi.
-E' un labirinto questo coso.
Dissi smettendo di baciarla. A quel punto lei portò le mani dietro la schiena e in meno di un secondo se lo tolse. Perché non riuscivo a fare nulla di buono? Quinn posò la testa sulla mia e io chiusi gli occhi. Le baciai la fronte, il naso, le guance, il collo, finché lei non si lasciò cadere sul letto, trascinandomi con sé.Dovevo seguire l'istinto, così la continuai a baciarla, passando la mia lingua sul suo seno e sembrò gradire, ero fiero del risultato. Sentii Quinn muoversi sotto di me, per togliersi anche gli slip e la aiutai, ma senza guardarla. Non ci riuscivo, avevo paura che potessi fare una faccia meravigliata, che magari l'avrebbe messa in imbarazzo.
-Guardami.
Ordinò. Io mi allontanai, se me lo chiedeva, dovevo farlo, vuol dire che non credeva che l'avrei messa a disagio. Aprii gli occhi e la guardai per intero. Non potevo credere che tutta quella bellezza era solo mia. Stava mezza corcata su un fianco, con un braccio lungo il fianco e con l'altro sorreggeva la testa. Ai miei occhi era una dea.
-S-sei p-perfetta.
Ero consapevole di aver balbettato, ma lei non ci fece caso.
-Anche tu.
Rispose. Davvero credeva che fossi perfetto? Nonostante io mi vedessi un mostro a lei piacevo, non ci potevo credere. Arrossii. Lei mi afferrò una mano e se la passò su tutto il corpo, forse avrebbe voluto che lo facessi io, stavo per accontentarla quando lei si avvicino a me sempre di più e posò una mano sul mio torace, piano piano scese fino ai boxer. Lì scostò leggermente l'elastico e immaginai che fossi arrossito anccora di più. A quel punto lei infilò una mano nei miei boxer e io trattenni un gemito. Quando toccò il mio membro non potei evitarlo, gemetti e mi avvicinai ancora di più a lei. A quel punto tutto l'imbarazzo era voltato via. Era una sensazione così piacevole il modo in cui mi toccava Quinn. Posai la testa sulla sua spalla con il fiato corto. Immaginavio che se non avesse smesso sarei morto presto.
-Quinn.
Sentivo di non volere fermarla, ma dovevo.
-Quinn.
Lei mi ignorò, continuò a muovere la sua mano e io continuavo a sudore e cercare di rallentare il battito cardiaco. Avevo paura di tutto il piacere che stavo provando, credevo che mi avrebbe portato qualcosa di brutto, perché nella vita non c'è mai solo spazio per il piacere, eppure in quei pochi minuti la mia mente era concentrato solo su quello, il resto del mondo non esisteva. Afferrai il braccio di Quinn per farla smettere e lei mi ubbidì.
-Mi volevi uccidere.
Sussurrai, accasciandomi su di lei. Mi aveva messo k.o.
-No.
Mi diede un bacio sulla fronte. Mi piaceva stare tra le sue braccia, in un certo senso anche lei era protettiva nei miei confronti. Noi ci proteggevamo a vicenda, era quello ciò che eravamo bravi a fare.
-Non era una domanda.
Spiegai.
-Scusami non volevo farti soffrire.
Disse.
-Non l'hai fatto. Mi è piaciuto. È stato addirittura più piacevole di quando ho picchiato a sangue un ragazzo dopo che aveva bruciato il mio caffè.
Sperai che capisse che ovviamente non era affatto paragonabile la sensazione che mi aveva fatto provare lei con il fatto di picchiare la gente.
-Lo devo prendere come una cosa buona?
Chiese.
-Buonissima.
A quel punto lei mi asciugò il sudore e io le baciai di nuovo il collo.
-Sei stanco?
Chiese.
-Possiamo fermarci qui.
-Non sono mai stanco di te, Quinn.
Ed era la verità, non mi sarei mai stancato di passare del tempo con lei. Non sapevo che amare qualcuno significasse tanto. In realtà non sapevo neanche quanto amore ero disposto a dare, ogni minuto che passava aumentava sempre di più. Come se per troppi anni avessi convissuto con troppo odio dentro e adesso l'amore cercava di liberarsi.
Quinn si stese sotto di me e io mi posizionai su di lei, tenendomi con i gomiti. Nessuno mi aveva mai visto nudo, non credevo che qualcuno come una ragazza l'avrebbe mai fatto, eppure eccola lì, Quinn che mi squadrava sotto di me e mi sorrideva. Sapevo cosa aspettava, il momento critico. Lei chiuse gli occhi e io ero davvero nel panico più assoluto in quel momento. E se non le fosse piaciuto? E se avesse preferito Criss? Già fino ad adesso non era andata tanto bene e io tenevo al giudizio di Quinn più di quello di chiunque altro. Chiusi gli occhi, presi un respiro profondo, mossi la mano e...
Non trovai il letto sotto il mio palmo, aprii gli occhi, vidi la stanza girare su se stessa e in meno di un secondo mi ritrovai a terra.
-Porca miseria.
Dissi. Vidi Quinn sporgersi dal letto con aria interrogativa. Solo in quel momento mi accorsi di come dovevo sembrare maldestro. Ero steso a terra, completamente nudo e mi tenevo la nuca, nel punto in cui avevo sbattutto.
-Sono scivolato.
Dissi alzandomi.
-Me ne ero accorta.
A quel punto lei non riuscì più a trattenere le risate e cominciò a ridere come non aveva mai fatto da quando ci conoscevamo. Adesso sì che mi stava mettendo in imbarazzo.
-Perché ridi? Non l'ho fatto apposta.
-Scusami.
Lei cercò di rilassarsi e smettere di ridere, ma ricominciò pochi secondi dopo.
-Sei cattiva, lo sai?
Ed ero serio. Avevo rovinato tutto, ma lei non mi stava di certo aiutando. Mi sedetti sulle sue gambe.
-Non ti arrabbiare, piccolo. È solo che è una cosa che generalmente non succede.
Fece il finto broncio, non era arrabbiata, l'avevo fatta divertire. Non mi avrebbe di certo lasciato per questo.
-Si, sei cattiva perché io non so fare niente e tu ridi di me.
Dissi, ma a quel punto anche io stavo scherzando, ripensando alla mia caduta, chi al posto di Quinn non avrebbe riso?
-Scusa, non lo faccio più.
Disse.
-Me lo prometti?
Le porsi il mignolo e lei lo afferrò.
-Lo prometto.
-Adesso ti faccio vedere io di cosa sono capace.
Quasi come se fosse una vendetta la spinsi sul letto e ricomicniai a baciarla con foga, lei rideva tra un bacio e l'altro. In poco tempo la situazione tornò a riscaldarti. Ero posizionato su di lei come prima, questa volta però mi ero posizionato più al centro del letto.Il materasso non mi avrebbe più fregato.
Era arrivata la resa dei conti.
-E se tifacessi male?
Chiesi. Quello era un pensiero che non mi era sfiorato prima, ma adesso riguardando i suoi lividi sul braccio, provocati dalla mia stretta troppo forte, avevo paura di non riuscire a controllare la forza.
-Non lo farai.
-Prottemi che non te ne farò.
Dissi.
-Lo prometto.
Lei chiuse gli occhi e io mi fidai delle sue parole. Con il cuore in gola premetti con cautela dentro di lei, io continuai e lei gemette. La sentii conficcare le sue unghie nella mia schiena e lei cercò di avvicinarsi a me sempre di più. Dopodiché non capii più nulla, mi lasciai travolgere dalla passione e dall'istinto, mentre sentivo i nostri cuori che battevano all'unisono.

**

-Stai bene?
Le chiesi dopo un po'.
-Sì, rispose.
Le passai una mano sulla fronte sudata e lei fece lo stesso con me. A ripensarci mi sembrava assurdo che avessi avuto così tanta paura di quel rapporto con lei. Quinn si girò su se stessa e mi mostrò le spalle, io le misi una mano sul fianco per tenerla vicino a me.
-Avevo paura di quello che sarebbe potuto succedere. Non l'avevo mai fatto con nessuno. Grazie per avermi aiutato, sono stato a mio agio con te. Se devo essere sincero per impressionarti avevo anche deciso di provare prima con una prostituta e vedere come andava.
Decisi di dirle tutto ciò che mi era successo, perché di lei mi potevo fidare.
-Ma non l'hai fatto.
Non si era neanche arrabbiata.
-No.
Risposi, anche se la sua non era una domanda.
-Sai perché non l'hai fatto?
-No, perché?
-Perché sei il ragazzo più dolce di questa terra.
Come poteva vedermi dolce?
-Non è vero, io uccido, picchio, perseguito le persone.
Cominciai a elencare tutti i motivi per cui non potevo essere definito dolce.
-Non ti conosci affatto.
Mi interruppe. Io rimasi senza parole, cosa vedeva in me che io non riuscivo a vedere?
-Sei la prima persona che mi vede nudo lo sai? Per te non era la prima volta vero? L'avevi fatto con Criss.
Dissi, volevo cambiare discorso, non mi piaceva quella storia del dolce, nessuno mi aveva mai visto dolce apparte lei. Vedeva del buono in me.
-Avevo fatto cosa? Sesso o l'amore?
Chiese.
-E' la stessa cosa.
-Ti sbagli. Ho fatto per la prima volta sesso con Criss, ma l'amore l'ho fatto solo con te.
Pensai a quella prostituta, con lei avrei fatto sesso, ma non l'amavo, neanche la conoscevo.
-E' una cosa buona?
Chiesi dopo un po'.
-Buonissima.
Vidi Quinn chiudere gli occhi, ma c'era un'altra cosa di cui le volevo parlare.
-So che sei stanca, ma ti posso fare solo un'ultima domanda?
Annuì.
-Come facevi a sapere che non ti avrei lasciata morire quando mi hai minacciata dicendo che se uccidevo Stivie tu ti saresti tolta la vita? Sapevi che avrei potuto ucciderlo senza problemi. Stavi rischiando grosso.
-È bastato un atto di fede.
Lo disse come se fosse ovvio, ma non lo era. Rimasi in silenzio a fissarla. Aveva rischiato la vita non per salvare Stivie, come credevo, ma perché si fidava di me, sapeva che non l'avrei lasciata morire.
-Ti amo.
Dissi, ma lei stava già dormendo accanto a me, in silenzio e non mi poteva sentire. Rimasi a guardarla tutta la notte dormire profondamente al mio fianco. Sentivo di essere veramente legato a lei adesso. Lei era parte di me e io ero parte di lei.

R.E.C.O.V.E.R.YDove le storie prendono vita. Scoprilo ora