Capitolo 1-Che strano incontro

66 4 0
                                    

"Si arrivo!"
Urlo a mio padre dalla mia stanza. Ebbene si! Oggi è il grande giorno, mi trasferisco. Anzi ci trasferiamo, mio papà ha deciso che vuole tornare nella famosa città dove è avvenuta la mia infanzia, ed ecco che adesso dobbiamo tornare a Manhattan. Ho vissuto lì fino all'età di nove anni, poi ci siamo trasferiti per vari problemi, troppi ricordi ecc. Invece adesso per sfortuna si torna, non che odi Manhattan figuratevi, il problema è che ho paura di ricrollare tornando.
"Allison! Perdiamo l'aereo!"
"Dio! Sto scendendo, sto scendendo"
Mio padre carica le valige in macchina e ecco che devo salutare la mia casa e le strade che per tanti anni mi hanno accompagnato. Per gli amici non ci sono problemi, non ne ho tanti, anzi non ne ho proprio. Parlavo con una ragazza, ma niente di che, solo scuola, scuola e scuola.
"Hai preso tutto?"
"Mmmh, si, penso di si"
E così partiamo.

****
"Allison, sveglia. Siamo arrivati"
Mugolo un po', ma poi mi sveglio. Usciamo dall'aeroporto e ci dirigiamo in taxi a quella che da ora in poi chiamerò casa. Per fortuna mio padre ha deciso di comprare una casa, pur continuando a mantenere quella che avevamo già, non so come mai lo fa, forse per i ricordi, forse per non far morire ancora quell'ultima cosa che fa vivere lei. Fatto sta che arriviamo a casa. È grande, ovviamente mio papà con tutti i soldi che possiede potrebbe comprare la casa bianca. Studio la casa come se fossi una spia, infatti vado da una parte all'altra facendo una pistola finta con le dita e facendo capriole a caso per poi nascondermi dietro le varie colonne. Penso abbiate capito che non sono del tutto normale, ma questi sono dettagli.
Dopo circa 20 minuti che esploro la casa trovo la mia stanza, ha un letto al centro da una piazza e mezza, con dietro una finestra enorme, adoro la luce che entra la mattina, a destra del letto che un grosso armadio, dove mio padre ha già messo tutti quei vestiti costosi che lui sa che non metterò mai, ma si ostina a comprare. Sono più una da felpe, maglioni e leggins, ma lui non vuole ficcarselo in testa! Ci ho rinunciato anni fa. Sistemo le cose della mia valigia nei vari armadi, posiziono tutti il libri che ho il mio computer e tutte le cose che servono in bagno. E finalmente dopo 2 ore ho finito e mi butto sfinita sul letto.
"Io devo andare in ufficio, se hai fame ordina qualcosa e ricordati di andare a iscriverti a scuola"
Guardo mio padre che è appoggiato allo stipite della porta.
"Già in ufficio?"
"Si ho una riunione."
"Va bene, a sta sera."
"Ciao ciao."

Dopo aver mangiato come un bufalo, decido di uscire. Non so di preciso dove andare quindi cammino a caso nelle vie di Manhattan, dopo circa mezz'ora in cui, mi sono fermata in un bar a prendere da bere, mi ritrovo in un parco, è grande, insomma mi ci perderei in un secondo. Ma io sono un caso a parte, mi ricordo che quando a undici anni mi ero trasferita non mi ricordavo dov'era il bagno, in casa nostra, e mi sono ritrovata a casa dei vicini, non so come io abbia fatto, ma vi giuro che non sono uscita di casa. Fatto sta che trovo una bambina che mi corre in contro, e questa chi è? Non l'ho mai vista.

Beh certo sei qui da sta mattina.

E questo cosa centra?

Come fai ad averla vista se sei qui da sei ore?

Ah ecco.
E perché allora mi viene in contro?

E io cosa ne so?

Ah! Adesso non fai più miss sotuttoio!
"Aiuto!"
Urla ad un certo punto la bimba, e quell'urlo mi fa riprendere dalla chiacchierata con la mia coscienza.
Si avvicina di più a me e mi tira la manica del maglione.
"Mi aiuti a nascondermi?"
Mi domanda. È una bimba carina, secondo me ha intorno ai 7 anni,ha dei capelli e degli occhi scurissimi, i capelli legati in due codini, mentre gli occhi sono enormi e sono contornati da delle folte ciglia.
"Cosa? come mai devi nasconderti?"
"Perché mio fratello mi vuole portare a casa, ma io non voglio"
Sorrido a quella affermazione.
"Eccolo che arriva! Mettiti davanti a me!"
Mi giro nel punto che la bambina indicava e vedo un ragazzo, più o meno della mia età, è alto e muscoloso, ma non troppo, ha dei capelli del colore della bimba solo che sono corti e sono scompigliati, di solito non mi soffermo così tanto sui ragazzi, ma che cazzo, è stupendo.
"Jenni!" Urla il ragazzo.
"non dirgli che sono qui"
Mi sussurra Jenni, da quanto ho capito che si chiami, all'orecchio.
"Ma cosa faccio se si avvicina?"
Dico senza girarmi. In questo momento chi mi vede mi darebbe della pazza, sono praticamente in ginocchio, solo che le ginocchia non sono a terra, sono nella posizione del corridore diciamo quando ancora non deve partire, che parlo da sola.
Ed ecco che si avvicina.
Mi guarda con sguardo divertito e fa un sorriso.
"Cosa stai facendo?"
Mi domanda. Ma tutta questa confidenza?
"I cazzi miei?"
Rimane sorpreso, probabilmente dal mio tono, ma poi sorride di nuovo.
"Vaaaa bene, hai visto una bambina di sette anni con i capelli scuri, due codini per caso?"
"Non credi di essere troppo piccolo per una bimba di sette anni?"
Mi guarda confuso.
"Ho diciotto anni!"
"Ah! Pensavo cinque, che colpo!"
Dico mettendo la mano sul cuore.
Chiude gli occhi a fessura e mi guarda, ricambio lo stesso sguardo.
Ad un certo punto Jenni scoppia a ridere.
Sorrido mentre mi giro verso Jenni e il ragazzo ci guarda confuso.
"Josh! Ha cinque anni! Dice ridendo la bimba.
Josh alza gli occhi al cielo e si avvicina a Jenni, la prende a modi sacco di patate, mentre Jenni urla e ride.
"Come ti chiami?"
Mi urla Jenni.
"Allison, Allison Moore tu?"
"Jennifer Anderson"
Sorrido.
"Grazie Allison!"
" e di cosa"
Rido.
Josh si gira e mi guarda.
"Stronza"
Gli faccio la linguaccia e lui ride.
"Smettila di ridere di me!"
Urlo. Ma il tono è divertito.
"Scusa ma sei ridicola!"
"Ridicolo sarai tu"
Dico ridendo.
"Va bene va bene, ciao Allison"
Lo saluto con la mano.
"Spero di rivederti"
Dice.
"Io no!"
Urlo in risposta, lui ride e se ne va mentre Jenni mi saluta con la mano.
Che strano incontro.

I'm yoursDove le storie prendono vita. Scoprilo ora