capitolo 17

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Apro gli occhi e noto che sono vicino a Madrid, il mio cuore sobbalza, sono felice perché tra pochi minuti abbraccio il mio uomo!
Sistemo la borsa, metto il cellulare dentro e mi alzo per prendere la valigia.
A stento arrivo a prenderla e per poco non me la dò sulla testa, perché sono così bassa?!
Una donna seduta, mi guarda come se fossi un' imbranata.
Bhe lo sono, ma non mi deve giudicare, in fondo sono bassa e ho le braccia corte, quindi era inevitabile fare uno sforzo per prendere la valigia sopra la mia testa.
Il treno si ferma e io mi affretto per scendere, mi manca il respiro, l'unica cosa che voglio è essere tra le sue braccia.
Scendo, ma non lo vedo, mi avvio all'uscita della stazione, magari è lì, aveva detto che veniva a prendermi.

- " ma dove sarà "?
Dico a bassa voce, inizio a preoccuparmi e forse devo prendere la navetta per tornare a casa.
Qualcuno da dietro mi tappa gli occhi, mi sussurra qualcosa

- " chi sono"?

Sorrido, e rispondo:

- " il mio professore"

Mi giro e lo abbraccio, mi prende in braccio e giriamo intorno a noi stessi, facendomi sentire così leggera come una piuma!
Ci baciamo, ci stringiamo, non riesco a staccarmi da lui.
Il suo sapore, il suo profumo, il suo corpo...
Mi guarda, mi sorride e mi dice:

- " piccola, frena un attimo, ti porto a fare colazione e poi se ti va andiamo a casa mia".

- " voglio passare da me, saluto i miei gatti, lascio la roba a casa e
Andiamo via".

- " ok principessa".

Non mi ha mai chiamata così. Sorrido e gli prendo la mano, andiamo verso l'auto.
Apro lo sportello mentre lui mette la valigia dentro il porta bagagli, ci sediamo e io vengo assalita da un buon profumo alla lavanda, lo stesso che usava mia madre in casa.
Lo guardo soddisfatta, lui mi sorride, mi prende la mano e la tiene con se, facendomi muovere il braccio ogni volta che cambia la marcia.
Scendiamo al bar, dove vengo spesso con le mie amiche la mattina, saluto il barista e ordino il mio solito caffè macchiato, anche lui lo beve come me.

- " prendi una briosche"

Mi dice e io faccio segno "no" con la testa, ma lui mi fulmina con lo sguardo autoritario e ordina due briosche al cioccolato.

- " hey non volevo mangiare"

- " so che sei scema ultimamente col cibo e io ti ordino di mangiare, adesso".

- " ma chi ti ha detto queste cavolate? Ho mangiato tanto in Italia".

- " si ok, mangia".

Rimango perplessa, alla fin dei conti ho mangiato tanto in questi giorni. Va a pagare, cosa che odio far fare all'uomo, e io mi avvio all'auto.
Entriamo in auto e andiamo da me.
Scendo sotto casa, prendo la valigia ed entro in casa, eccoli i miei piccoli,

- " toom, triiis belli venite da me".

Gli abbraccio, gli bacio, sono i miei piccoli che mi sono mancati tanto.
Mi volto e vedo qualcuno che mi guarda divertito, poggiato con il fianco alla porta di casa, le braccia conserte e le gambe incrociate, la sua camicia blu scuro, i suoi jeans stranamente stretti che gli calzano a pennello, è incredibilmente sexy, e i suoi occhi verdi puntati su i miei...

- " piccola, dì un pò sei venuta solo per i gatti eh"?

- " hai capito bene professore, in casa non c'è nessuno sono a lavoro, potremmo rimanere qui".

Sorrido, gli prendo la mano e lo trascino verso di me, chiudo la porta e saliamo sopra mentre ci baciamo, i nostri baci lunghi, passionali, forti, belli, desiderati...
Non so quello che faccio, mi lascio solo trasportare da quest'onda che mi avvolge il corpo bagnandolo, mentre la corrente mi spinge sempre di più nel luogo in cui esiste la luce marina, quella dei coralli, dove i pesci più belli vivono sereni e felici, proprio come sono io adesso, serena e felice.

innamorata di un professoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora