CANTO II
O Muse, o alto ingegno, or m'aiutate;
O mente che scrivesti ciò ch'io vidi,
qui si parrà la tua nobiltade.
(Inferno II 7-9)
Il giorno se ne andava, e l'aere bruno toglieva gli animali che sono in Terra dalle loro fatiche quotidiane; solo io mi preparavo mentalmente a sostenere la battaglia contro la mia razionalità, che si sarebbe inevitabilmente scatenata a qualsiasi spiegazione Virgilio mi avesse dato.
Io cominciai: - Ragazzo che mi guidi, quando parli di 2015...
-E' l'anno 2015 dopo Cristo, il 25 aprile – mi comunicò lui in tono svagato.
-Ma...io...che...cosa?
Si voltò a guardarmi da sopra la propria spalla. – Credevo che Dante Alighieri fosse più reattivo – disse.
Gli lanciai uno sguardo di fuoco. – Senti. Mettiamo che sia vero. Mettiamo che sia tutto reale. Non credi dovremmo accertarci che io sia effettivamente in grado di compiere l'alto passo? Perché sono qui? O chi lo concede? Io non sono Enea, non sono Paolo; io non credo di esserne degno, né potrebbe crederlo nessun altro. Quindi, se io mi fido e ti seguo, temo che la venuta sia folle. Capisci?
Tutta la risposta la mio ragionamento fu: - Chi è Paolo?
-San Paolo. Compì un viaggio oltremondano, come Enea – spiegai, in tono più irritato di quanto fossi nella posizione di usare.
-Ehi, bello, mica so tutto come te, io.
-Tanto per cominciare, vorrei che mi chiamassi "messere". Secondo, queste sono cose che sanno tutti. Terzo, gradirei una spiegazione plausibile, e la gradirei subito.
-Mi pare di capire che hai paura – disse Virgilio.
-Certo che ho paura! Dimmi cosa succede!
-E va bene, vai bene, ti spiegherò tutto! Stai calmo, coso.
Il suo linguaggio mi gettava nella più nera esasperazione, ma decisi di stare zitto e aspettare che parlasse.
-Ero al bar – iniziò Virgilio.
-Dove?
-Al bar...ehm...Tipo una taverna?
Annuii.
-Ed è arrivata questa ragazza bellissima, sui ventiquattro, venticinque anni.
-Le ragazze non frequentano le taverne – ribattei – a meno che non siano meretrici professioniste.
-Non lo era. Era completamente vestita. Jeans, maglione e scarpe da tennis. In pratica una suora. Voglio dire, non è che muori, se mi fai vedere qualcosa...
-Non ho idea di cosa tu stia parlando, ma mi sembra vagamente irriguardoso.
Alzò le spalle. – Comunque. Io di ragazze carine ne ho viste. Ho avuto un mucchio di fidanzate...
Gli scoccai un'occhiata perplessa.
-...Ma questa era proprio bella. Non sembrava neanche di questo mondo, se mi capisci. Si è seduta vicino a me e mi ha chiesto se poteva parlarmi. Be', io ci avrei provato, in un'altra occasione, ma questa mi metteva troppo in soggezione, così le ho solo chiesto se potevo aiutarla. I suoi occhi brillavano come stelle, e la sua voce era...boh, angelica, tipo. "Un mio amico si trova nei guai" mi fa "e anche il vostro mondo". E io: "Come, nei guai?" e lei: "Tutti e due hanno perso se stessi. La situazione è così grave, per entrambi, che potrebbe essere troppo tardi. Ma lui può cambiare le cose. Lui è in grado di far sentire la propria voce nel passato per cambiare il vostro presente. Però devi aiutarmi: devi guidarlo. Si fiderà di te, perché il tuo nome è Virgilio, e nel nome delle persone si cela il loro destino. Il mio è Beatrice. Il suo è Dante". Guarda, io volevo chiederle un milione di cose, tipo se c'era o se ci faceva, di che cavolo stava parlando, come mai mi conosceva, e invece, come un cretino, faccio: "Dante come Alighieri?". E lei: "Si tratta di Dante Alighieri. Io farò in modo che arrivi qui, e che veda com'è diventato il mondo. Vallo a cercare al parco, al tramonto. Lo troverai". Io cominciavo ad avere un po' paura. Le ho chiesto: "Ma chi sei? Da dove vieni?". Mi fa: "Te l'ho detto. Io che ti faccio andare sono Beatrice. Vengo dal luogo dove desidero tornare. Mi ha spinto l'amore, che mi fa parlare. Ti ringrazio". Poi si è alzata e se n'è andata. Io le sono corso dietro perché ero incerta se dovevo trattenerla mentre chiamavo la neuro, ma quando sono uscito in strada, lei era sparita. Puf! Volatilizzata. Sono tornato a casa e ho chiesto a mia sorella Clarissa se le sembravo ubriaco perso – cioè, avevo bevuto solo una birra, non potevo avere le allucinazioni – e lei mi ha detto di non rompere che doveva studiare e di andare a cercare Dante al parco, se proprio ci tenevo. Io l'ho preso per un segno. Sai, sono sempre a caccia di segni. Così ho fatto come mi ha detto. Ed eccomi qui.
Avevo la pelle d'oca. Anche se il senso di alcune parti del discorso di Virgilio mi sfuggiva, avevo registrato perfettamente una cosa: il nome di Beatrice.
-Descrivimela, ti prego – dissi. – Devo sapere se è chi penso che sia.
-Vuoi dire – disse Virgilio senza fiato – che era quella Be...
-Non lo so, dimmi che aspetto aveva!
-Be', non tanto alta. Un po' più bassa di te. Magra, con un sacco di riccioli biondi. Occhi verdi. Viso rotondo. Aveva l'aria simpatica.
Non avevo mai descritto fisicamente Beatrice nelle mie opere. Non poteva saperlo altrimenti. Chiusi gli occhi: era tutto vero, allora. Ripresi ardire e cominciai: - Oh, pietosa colei che mi soccorse! E te cortese, che ubbidisti tosto alle parole che ti porse!
-Ma come parli?
-Tu mi hai disposto il cuore a seguirti. Verrò con te. Vai, mia guida – dissi. Allora si mosse, e io gli tenni dietro.
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Comedìa Nova
General Fiction25 marzo 2015. Un uomo si sveglia all'interno del parco di Mantova, ed è completamente spaesato. Giustamente. Viene da Firenze, ha trentacinque anni, e si chiama Dante Alighieri.