Canto XII

30 2 1
                                    

CANTO XII

Volgi gli occhi in giùe:

buon ti sarà, per tranquillar la via,

veder lo letto de le piante tue.

(Purgatorio XII 13-15)

Parlavo io con Clarissa finché il sofferse il dolce Virgilio; ma quando urlò dalla sua camera: - Lascia lei e torna qui, qualcuno deve spiegarmi che cavolo è uno scacco gnoseologico!

Dritto sì come andar si vuole, mi rifeci con la persona, avvegna che i pensieri mi rimanessero chinati e scemi. Tornai da Virgilio, ed el mi disse: - Guarda il libro e spiegami cosa c'entrano questi quadri!

Come, perché di lor memoria sia, sovra i sepolti le ombre terragne portano segnato quel ch'elli eran pria, onde lì molte volte si ripiange per la puntura de la rimembranza, che solo a' pii da le calcagna: sì vid'io lì, ma di miglior sembianza secondo l'artificio, figurato quanto per testo di fuor del libro avanza.

Vedea colui che fu nobil creato più ch'altra creatura, giù dal cielo folgoreggiando scender, da l'un lato.

O Niobe, con che occhi dolenti vedea io te segnata in su la strada, tra sette e sette tuoi figliuoli spenti!

Mostrava ancor una scheda, caduta sul duro pavimento, come Almeon a sua madre fe' caro parer lo sventurato adornamento.

-Esempi di superbia punita! – dissi. – Neanche a farlo apposta!

-Cosa?

-E' un discorso che facevo con tua sorella. Secondo te sono arrogante?

-Sì. Infatti continui a pensare ai fatti tuoi invece di aiutarmi!

Or superbite, e via col viso altero, figliuoli d'Eva, e non chinate il volto sì che vediate il vostro mal sentiero! O gente umana, per volar su nata, perché a poco vento così cadi?

Più tardi, mentre stavo leggendo un libro scritto da un pazzo con manie omicide, intitolato Il trono di spade, che nonostante i forti dubbi morali che mi stava sollevando mi stava tenendo decisamente avvinto, Clarissa mi raggiunse sul divano – letto, vestita di bianco, e nella faccia, quale par tremolando mattutina stella. Aveva in mano un dischetto bianco di cotone imbevuto di una sostanza dall'odore acre. Mi prese il braccio. La lasciai fare perché ero impegnato a finire il capitolo ( una volta stavo leggendo sul sagrato di Santa Croce e non mi sono accorto che era scoppiata una rissa in piazza davanti a me finché una scarpa non mi ha colpito in testa). Già stavo passando a quello successivo, ed esser mi parea pur troppo lieve. Ond'io: - Clarissa, di', qual cosa greve s'è levata da me?

Rispuose: - Ti ho cancellato una P.

Allor fec'io come color che vanno con cosa in capo non da lor saputa, se non che cenni altrui sospecciar fanno; per che la mano ad accertar s'aiuta, e cerca e trova e quello officio adempie che non si può fornir per la veduta; e con le dita de la destra trovai pur scempie, solo sei, le lettere che inscrisse Clarissa a me sovra il braccio: a che guardando, Clarissa sorrise.

l��-�B�

Comedìa NovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora