Com'io nel quinto giro fui dischiuso,
vidi gente per esso che piangea,
giacendo a terra tutta volta in giuso.
'Adhaesit pavimento anima mea'
sentia dir lor con sì alti sospiri,
che la parola a pena s'intendea.
(Purgatorio XIX 70 – 75)
Nell'ora che il calore diurno non può più intiepidire il freddo della luna, vinto dalla terra, e talor da Saturno; quando i geomanti vedono in Oriente la loro maggior fortuna, innanzi all'alba, sorgere per via che poco le sta bruna; mi venne in sogno una femmina balba, negli occhi guercia, e sovra i piè distorta, con le man monche, e di colore scialba. Io la mirava; e come il sol conforta le fredde membra che la notte aggrava, così lo sguardo mio le faceva scorta la lingua, e poscia tutta la drizzava in poco d'ora, e lo smarrito volto, com'amor vuol, così le colorava.
Poi ch'ella avea il parlar così disciolto, cominciava a cantar sì, che con pena avrei rivolto il mio intento a lei.
-Io son – cantava – io son dolce sirena, che i marinai in mezzo al mar dismago, tanto son di piacere a sentir piena! Io volsi Ulisse dal suo cammin vago al canto mio, e qual meco s'ausa, rado sen parte: sì tutto l'appago!
Ancor non era sua bocca richiusa, quand'una donna apparve santa e presta lunghesso me per far lei confusa.
-O Virgilio, Virgilio, chi è questa? – fieramente dicea; ed el venia con gli occhi fitti pur in quella onesta. Prendeva l'altra, e dinanzi l'apriva fendendo i drappi, e mi mostrava il ventre; quel mi svegliò col puzzo che n'usciva.
Io mossi gli occhi, e mi ritrovai accanto Virgilio, in carne e ossa.
-Ti ho chiamato almeno tre volte! – diceva il buon maestro. – Alzati e vieni, ho avuto un'idea.
Su mi levai, e tutto era già pieno dell'alto dì il salotto. Seguendo lui, portava la mia fronte come colui che l'ha di pensier carca, che fa di sé un mezzo arco di ponte.
-Che hai da guardare a terra? – la guida mia incominciò a dirmi, poco amendue da la porta sormontati.
E io: - Con tanto sospetto mi fa andare novella visione ch'a sé mi piega, sì ch'io non posso dal pensier partirmi.
Mi fissò strabuzzando gli occhi per qualche attimo, poi riuscì a tradurre: - Hai fatto un sogno assurdo.
-Altro fa che assurdo. Io vidi una femmina orrenda che cercava di sedurmi.
-Ti ricordi se abbiamo chiuso la porta? La vicina, la signora del Duca, è sonnambula.
-Non era la signora del Duca! Comunque, mentre la guardavo, diventava bellissima. Poi arrivava un'altra donna, ti chiamava, e tu aprivi le vesti alla prima...mostrando che il suo ventre era marcio.
-Ma che schifo! Pensavo che stessi per dire tutt'altro. E poi?
-E poi tu mi hai svegliato.
Virgilio ci pensò un po', poi disse: - Secondo me quella strega che hai visto erano i beni mondani, e hai visto come ci si lega a loro. Fine. Ora cammina.
Quale il falcone, che prima ai piè si mira, ludi si volge al grido e si protende per lo disio del pasto che là il tira; tal mi fec'io, e tal scesi le scale dietro a Virgilio.
Com'io sul marciapiede fui disceso, vid'io Clarissa accanto a un trabiccolo costituito da due ruote collegate da un'asta di metallo e dotato di sella, manubrio e pedali. Ond'io volsi gli occhi al segnor mio: ond'egli m'assentì con lieto cenno ciò che suggeriva la mia vista.
Poi ch'io non potei fare di me a mio senno, mi trassi sovra quella creatura. Veltro mi girava intorno, guardandomi con aria perplessa, come pensasse che fossi matto. In verità, lo pensavo anch'io.
-Dante, ti presento la bicicletta. Bicicletta, ti presento Dante -. Clarissa raddrizzò il diabolico marchingegno e lo tenne fermo. – E' stata un'idea di Virgilio, perciò prenditela con lui.
-Dipende dalle condizioni in cui sarò tra dieci minuti – replicai.
Seguendo le istruzioni di Virgilio, afferrai il manubrio, misi un piede su uno dei pedali e spinsi. Con mia sorpresa, la bicicletta si trasse in avanti. Ripetei il movimento e continuai a pedalare, sbandando paurosamente.
-Funziona! – gridai un attimo prima di perdere l'equilibrio e finire sul marciapiede con la bicicletta sopra.
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Comedìa Nova
General Fiction25 marzo 2015. Un uomo si sveglia all'interno del parco di Mantova, ed è completamente spaesato. Giustamente. Viene da Firenze, ha trentacinque anni, e si chiama Dante Alighieri.