Canto XIX

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CANTO XIX

Parea dinanzi a me con l'ali aperte

La bella image che nel dolce frui

Liete facevan l'anime conserte:

parea ciascuna rubinetto in cui

raggio di sole ardesse sì acceso

che ne' miei occhi rifrangesse lui.

(Paradiso XIX 1-6)

Avevo appena finito il muffin che mi ero ripreso da Clarissa, che arrivò Taide, ma non era sola. Con lei c'era un uomo, alto, magro, calvo e vestito di un completo rosa. Aveva una cartellina sottobraccio e un auricolare infilato nell'orecchio, collegato a un cellulare grande come una Bibbia che gli spuntava da una tasca della giacca.

-Ah, sono loro= - chiese, e si diresse verso di noi a passo spedito. Parea dinanzi a me un'aquila con l'ali aperte, che stia per piombare sulla preda. Mi prese un polso, disse: - Scusa, caro – e mi alzò il braccio, poi tirò fuori un metro dalla tasca e iniziò a misurare la distanza dalla punta delle dita alla mia spalla.

-Mi scusi – dissi paziente – ma lei chi è?

El cominciò: - Per esser giusto e pio, io sono qui a esaltare la gloria dell'imminente matrimonio. Sono il wedding planner. Mi chiamo Vincenzo.

Ond'io appresso: - O fiore di perpetua letizia, solvimi un dubbio che mi tiene in forse: ben so io che il matrimonio è già pronto.

Quale falcone ch'esce dal cappello, muove la testa e con l'ali si plaude, voglia mostrarsi facendosi bello, vid'io farsi il wedding planner. Poi cominciò: – Certo, è quasi pronto, ed è merito mio, ma manca il tuo vestito, caro, tanto per dirne una.

-Credevo che gliel'avrebbe portato Virgilio da Milano – disse Daniele.

-Oh, non te l'ha detto? – intervenne Taide con voce melliflua. – Tuo figlio ha appena chiamato, Daniele, per dire che non riuscirà ad essere al matrimonio.

Daniele rimase a bocca aperta. – Come?

-Pare che la Glauco Airlines abbia indetto uno sciopero generale proprio il giorno del nostro matrimonio, e sembra che tutti i voli successivi costino troppo. Una vera tragedia, no?

-Ma è il mio testimone! – protestò Daniele, senza però – notai – offrirsi di pagare il volo del figlio al suo posto. – Non può venire in macchina?

Taide emise un "meh", che interpretai come: "Tu glielo puoi anche chiedere, ma probabilmente se lo fai ti dirà che si è tirato addosso lo scaffale dei vini al supermercato e che è in ospedale con tutti gli arti ingessati". D'altronde, tutti quei "pare " e "sembra" del discorso di Taide rivelavano un certo scetticismo verso il racconto del futuro figliastro. -Puoi chiedere ad Anastasio Uberti di farti da testimone – suggerì.

-Se Virgilio non viene – disse Clarissa trepidante – vuol dire che non ci sarà nemmeno Francesca?

-No, non verrà – rispose Taide in un tono asciutto che la diceva lunga su chi delle due avrebbe preferito come damigella.

-Oh! – commentò Clarissa sforzandosi invano di restare compunta.

Vincenzo, intanto, continuava a prendermi le misure. – Pensavo a un completo ton sur ton, con nuance sul blu, completo di pochette.

-Messere, temo di non comprendere – tentai di fermarlo, ma lui, roteandomi intorno, cantava, e diceva: - Qual è il giudizio eterno per i mortali, tali sono le mie note per te, che non le intendi. Fatto! -. Riavvolse il suo nastro e si allontanò, con mio sollievo. – Sarò un matrimonio sensazionale. Il mio capolavoro. Lì si vedran, tra i banchi della chiesa, fiori d'arancio e gigli; lì si vedrà, al ricevimento, la torta nuziale alta tre piani; lì si vedrà una superba disposizione dei tavoli. E a ciascuno parranno rozze le opere del planner di William e Kate. Ne parleranno fino in Spagna. A proposito! Volete scusarmi? Devo chiedere ai ballerini che ho ingaggiato se conoscono il flamenco.

-Spero di no – disse Clarissa mentre Vincenzo componeva un numero sul cellulare. 

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