Canto III

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CANTO III

O dignitosa coscienza e netta,

come t'è picciol fallo amaro morso!

(Purgatorio III 8-9)

Avvegna che il subitaneo assalto ci avesse interrotto, Clarissa si mise a ridere, un po' per la comicità della situazione, un po' per l'imbarazzo, e mi abbracciò con sì grande affetto, che indusse me a far lo simigliante. I' mi restrinsi a la fida compagna: e come sarei io senza lei corso?

Lo sol fiammeggiava roggio quando lasciammo La Spezia per ritornare a Mantova. Noi divenimmo di sera ai piè del condominio, salimmo le scale, e trovammo la porta aperta.

-Oddio – disse il mio maestro, fermando il passo.

-Saranno loro? – chiese Clarissa.

-Dici che si arrabbiano perché non eravamo qui?

-Sono le ultime persone a potersi arrabbiare per questo...

E mentre ch'essi fissavano la porta socchiusa, questa si aprì del tutto e apparve una donna.

-Ragazzi! – gridò. Li prese e se li tirò al petto, abbracciandoli. Poi alzò lo sguardo su di me e si stette come sta a guardare chi va dubitando. Era più bassa di Virgilio di tutta la testa e aveva gli occhi più scuri di quelli di Clarissa, ma gli stessi capelli color limone dei suoi figli, tirati indietro in un nodo sulla nuca.

-Prima che tu lo chieda – iniziò Clarissa – questo qui è Dante. Lui è...è...uhm...

-Un amico del signor Uberti! – inventò Virgilio lì per lì. – Si è appena trasferito, casa sua è piena di scatoloni, e quindi il signor Uberti ha chiesto se poteva restare qui visto che voi non c'eravate...

-Davvero? – chiese Mirra gelida. Mi trafisse con uno sguardo di smeraldo che diceva: Davvero il signor Uberti ha chiesto se si poteva ospitare un uomo in un appartamento dove c'è una ragazzina adolescente protetta solo da quel suonato di suo fratello?

Mi affrettai a rimediare prima che si facesse delle idee strane su di me. Superai Clarissa e Virgilio, mi inchinai e dissi: - Madonna, perdonate la mia scortesia, e vogliate accettare i miei più umili omaggi. Il mio nome è Dante, e oso supporre che voi siate Mirra Argenti, non è così? Sia lungi da me ogni arroganza nel presumere di sapere quale sia il vostro pensiero, ma se l'ho interpretato correttamente, voglio assicurarvi che il mio comportamento nei confronti della vostra onestissima figlia non è mai stato meno che onorevole, e spero che vostro figlio possa confermarlo. Non tenterò di esprimere la mia gratitudine per la vostra ospitalità e non vi imporrò la mia presenza ulteriormente. Servo umilissimo -. Conclusi con baciamano e mi voltai facendo atto di andarmene. Come previsto, ci vollero solo tre secondi prima che Mirra dicesse: - Ma aspetti! Può rimanere quanto vuole! Un simile esempio di buone maniere...

Mi girai: faceva segno con la mano a qualcuno dentro, che si affacciò sulla soglia, mi guardò e cominciò: - Lei ha un'aria familiare. Ci siamo mai visti?

Ovviamente no, ma mi volsi ver lui e lo guardai fisso: bruno era e bello e di gentile aspetto, ma l'un dei cigli un colpo avea diviso. Quand'io mi fui umilmente disdetto d'averlo mai visto, sorridendo disse: - Io sono Manfredi, il fidanzato di Mirra. Vedi se ci puoi far lieti, rivelando alla mia buona Mirra come si sono comportati i ragazzi. Adesso, a cena, abbiamo una gran notizia da dare.

-Irreprensibili – dissi compunto.

Comedìa NovaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora