30. Revolution

37K 1.1K 160
                                    

CAPITOLO 30: (SPECIALE 7000 parole) Revolution

Canzone: Waiting Game -Banks

Mi raggomitolai tra le coperte mentre quella brezza mattutina che entrava dalla finestra mi scompigliava i capelli, disturbando il mio sonno. Sentivo un po' di freddo, così mi avvicinai alla fonte di calore più prossima. Posai la mano sul suo petto, e mi appoggiai ad esso. La sua pelle era così piacevolmente calda da sfiorare.. «Buon giorno» disse accarezzandomi la
testa. Tenni ancora gli occhi chiusi, «buon giorno.» Dopo quelli che forse erano stati quindici minuti, ma che mi parvero comunque quindici secondi, la sveglia insopportabile tornò a colpire. Jake balzò in piedi, mentre io ancora non riuscivo ad aprire gli occhi. Faceva così freddo in quel letto per una sola persona. Sbuffai contro di lui nella mia mente e poi infilai la sua maglietta, giacente sul pavimento. Litigai con l'etichetta degli slip e mi diressi verso il bagno. «Sta meglio a te» osservò prima di stamparmi un bacio. Ero ancora troppo assonnata per dare una qualsiasi risposta che lo fece nuovamente. «Sei davvero carina.» Sì, immagino. Mi guardai allo specchio, forse voleva dire: sei davvero "non dormo da una settimana e mezzo". Avevo delle affascinanti occhiaie, e quelle labbra rosee che rimanevano rosee tutto l'anno, così come le guance, mi facevano molto stile Twilight. Mi sciacquai la faccia e lavai i denti, poi sentendomi un po' sudata entrai in doccia. Mi insaponai a lungo, e per poco non mi riaddormentai sotto all'acqua calda. «Sei svenuta la dentro?» «No, ma ho davvero sonno» bofonchiai lavandomi distrattamente i capelli, che avevo già lavato la sera prima. Quella mattina credo che avrei trovato normale vedere asini ballare in mezzo alla strada. Mi legai un asciugamano attorno e gocciolai dal bagno alla camera. Infilai della roba a caso pescata nell'armadio, e sentii che si stava facendo una doccia anche lui. Indossai un jeans scuro e una canottierina con la scollatura di pizzo bianca. Infilai un cardigan, e andai in cucina, dove c'era un assordante silenzio. Julie era immobile, con lo sguardo perso nel vuoto. Drake preparava il caffè dandomi le spalle.. E capii che c'era qualcosa che non andava. «Buon giorno» sibilai sedendomi a tavola. Julie rimase silente, e quando il mio amico si girò, mi fece uno strano cenno. «Che sta succedendo?» Drake posò il caffè sul tavolo, e poi si sedette con noi. «Ho litigato con Simon.. Credo che ci siamo lasciati.»
Spalancai le palpebre. «Cosa è successo?» chiesi sconcertata. Non avrei mai pensato che quei due si sarebbero mai lasciati.. Cioè, litigavano per stupidaggini di continuo ma erano come due calamite, e alla fine ci avevo fatto l'abitudine a vederli insieme. Sapevo quanto Julie tenesse a lui.. E sapevo anche quanto Simon, nonostante fosse Simon, tenesse a lei. «Ha farfugliato qualcosa stamattina alle cinque... Era un litigio come un altro, poi è uscito e se ne è andato dicendo che non ce la faceva più.» «Dio Julie.. Mi dispiace, vedrai che risolverete. Vuoi che ci parli?» domandai. «Non credo, non l'ho mai visto così» disse freddamente. Mi sembrava davvero molto distaccata. Jake ci raggiunse in soggiorno, era accigliato per la strana atmosfera. «Che succede?» domandò versandosi del caffè. «Ti spiego dopo» dissi io mettendomi in piedi. La fame mi era passata, e dopo aver perso tempo a gironzolare per la casa, in circa quarantacinque minuti riuscimmo a salire in auto. Julie non aveva voglia di venire, tanto lei frequentava un altro corso di fisica, e non avrebbe avuto nessun test. Drake rimase a fargli compagnia, dato che aveva già terminato i suoi esami. Allacciai la cintura di sicurezza e abbassai il finestrino per far circolare un po' d'aria. «Cavolo! Charlie!» esclamai. Presi il telefono e digitai il numero di Drake. «Puoi prenderti cura del gatto finché non ritorno? Non so dagli del tonno o del latte.» «Certo. Per passare il tempo io e Julie andremo al negozio di animali a fare un po' di compere.. Tu pensa a fare il test.» «Grazie, ti adoro» riagganciai e misi il telefono in borsa. «Simon ha lasciato Julie» dissi mentre metteva in moto. La sua espressione non era affatto sorpresa.. Ma quasi consapevole. «Me l'aspettavo.» «Perché?» «Perché all'inizio sembrava molto preso.. Ma recentemente mi ha detto che si era stufato della relazione.» Allargai le palpebre. «Già lo sapevi?» «Pensavo che magari fosse un periodo.. E che gli sarebbe passata.» «Beh lei ci sta male. Non è giusto che l'abbia presa in giro così.» «Non l'ha presa in giro Lexie. L'avrebbe presa in giro se ci fosse rimasto nonostante non gli importasse più.» «Non avrebbe dovuto mettercisi con così tanta superficialità se non gli interessava davvero.» «Va beh, sono affari loro... Non possiamo sapere bene le cose.» Sorrisi, aveva sempre ragione. Passammo al Mc Drive per prendere un caffè, non per mangiare fritti. Sarebbe stato troppo. Mi ripromisi che avrei smesso di ingozzarmi come un maiale, e che avrei mangiato meglio. Parcheggiò l'auto, e quando scesi vidi il solito gruppetto, radunato al muretto dell'ingresso. Jeremy si faceva una sigaretta, Travis parlava con Simon, e Charlotte stava con Joe e Grace. Spensi la rabbia nei confronti di quell'irritante ragazza, e li raggiungemmo. Simon mi lanciò una strana occhiata, come se si aspettasse una mia qualunque reazione. «Ehy» disse Jer. Sorrisi a labbra serrate e presto ci fu un via vai di studenti verso il portone dello studentato. Volevo sapere bene cosa fosse successo, magari per riuscire a mettere a posto le cose, anche se sapevo che non mi sarei dovuta mettere in mezzo. Julie era comunque la mia migliore amica. Forse. Sinceramente le volevo bene come a una sorella ma.. Nulla. È la mia migliore amica. Mi ripetei la frase in testa, cercando di convincere me stessa ma non ero proprio sicura, e non sapevo il perché. Cioè, mi fidavo ciecamente di lei ma probabilmente con tutte le cose successe nell'ultimo periodo non avevamo passato molto tempo insieme, forse sarà stato per questo. Ci scambiammo un veloce bacio, e raggiunsi l'aula di fisica. Lessi così frettolosamente la prima domanda del test che capii fischi per fiaschi. Grazie al cielo, leggendo meglio compresi il senso della domanda e risposi subito dopo. Era molto facile, ma non ero affatto concentrata con tutti quei bisbigli nell'aula. Katy sembrava impazzita, batteva le unghie rigorosamente smaltate sul suo banchetto, così come il tacco della scarpa. La professoressa si aggirava tra i banchi, e cacciò un immenso urlo: «Signorina Diaz!» Mi girai di scatto e vidi che una ragazza aveva la gonna spostata sulla coscia, lasciando intravedere delle scritte. La condusse al di fuori e le strillò qualcosa contro. Probabilmente l'avrebbe bocciata. Mi riconcentrai sul test, e dopo un po' consegnai. Quando culminarono anche psicologia e biologia, raggiunsi la mensa, dove nel tavolo incombeva un gran silenzio. Quando mi
sedetti, notai ancora lo sguardo addosso di Simon. Nonostante non dovessi, ero arrabbiata con lui, perché aveva fatto stare male una mia amica.
I miei pensieri vennero interrotti dall'arrivo di Katy. Mi fissò per qualche secondo, ed io la guardai interrogativa. «Puoi venire un attimo? Vorrei parlarti» chiese accennando ad un sorriso. Sospirai e mi alzai in piedi. Uscimmo dalla mensa, e per il tragitto mi chiesi cosa potesse mai volere. Sbuffai nella mia mente, e ci mettemmo l'una difronte all'altra. «Allora? Che c'è?» domandai impaziente. «Volevo solo chiederti scusa.. Sono stata una vera stronza e noi un tempo eravamo stronze solo con gli altri. Tra di noi eravamo migliori amiche.. E non dico che di punto in bianco torneremo ad esserlo, ma mi manca davvero la tua amicizia» dichiarò. Aggrottai le sopracciglia, ero abbastanza stupita dal suo atteggiamento. «Io non ce l'ho con nessuno perciò ok.. Possiamo essere amiche se vuoi.» Sorrise sincera e mi strinse tra le braccia. «Mi dispiace. Ho sbagliato ma non pensare che stia architettando chi sa cosa o che ci siano altri fini.. Sul serio. All'inizio ero gelosa, e lo ammetto ma l'ho accettato, e voglio davvero tornare ad essere tua amica.» «Va bene, Katy. Lo capisco..» sorrisi e mi distaccai. «Torno dentro adesso.» Sorrise e si avviò per il campus. Non appena mi risedetti lessi la domanda nel volto di tutti. «Che voleva?» chiese Jake. «Che torniamo amiche ecc» farfugliai. Si accigliò e sorrise. «È pazza ma meglio amica che nemica» considerò. Alzai le spalle, e quando finimmo di mangiare girammo un po' per il campus. Non riuscivo più a trattenermi, dovevo assolutamente parlare con Simon. Lo tirai per la maglietta fino alla loro camera, mentre lui non faceva altro che lamentarsi. «E piantala, mica sono un cane.» «Si lo sei.» Chiusi la porta e sospirai. «Dimmi che cosa è successo. Cosa hai combinato e perché!» strillai cercando di trattenere la rabbia. «Lasciami in pace, non sono affari tuoi» disse cercando di farsi spazio per uscire, ma io ostacolai la sua strada. «No. È la mia migliore amica, e tu sei un idiota. E vorrei prenderti a calci, perciò sputa il rospo se non vuoi che lo faccia.» Rise e poi si buttò a letto. «Boh prima mi piaceva.. Adesso non lo so..» farfugliò guardando l'alto. «Perché? Cosa è successo?» domandai. Mi guardò per un secondo, e poi tornò a fissare il soffitto. «Simon!» strillai. Sbuffò e si rimise in piedi. «Non ho intenzione di dirtelo. Vuoi minacciarmi di morte?» chiese ironicamente. «Lo sai che potrei farlo» risposi ferma. Sospirò e fissò un punto a caso alle mie spalle. «Non posso dirtelo. Sarei uno stronzo e..» Non faceva altro che accrescere la mia curiosità. Cosa stava succedendo? «Tu sei uno stronzo» lo corressi, «perciò fallo quando serve» ordinai. «Basta Lexie, togliti di mezzo.» «No!» strillai furiosa. Immaginai che forse le avesse fatto qualcosa. Che forse l'avesse tradita. La rabbia crebbe senza sosta. «Hai fatto qualcosa con un'altra?» gridai fuori di me. «Cosa? No!» strillò lui. «Allora dimmelo. Cosa potrebbe esserci di peggiore?» «Lexie piantala cazzo! Non posso, ficcatelo in testa.» «Si che puoi! Avanti, sul serio cosa pensi che potrebbe succedere? Parla!» strillai nuovamente. Sospirò lentamente, e capii dal suo sguardo che sta qualcosa di grosso. «Io...Mi sono innamorato di te, okay?»

Amami nonostante tuttoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora