Two worlds

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Quella sera dopo essermi messa il pigiama mi misi sotto le coperte, cercai di prendere sonno ma le uniche immagini fisse erano la sterzata della macchina e del possibile incidente che avremmo potuto fare ( mi stavo rendendo conto che se fosse successo davvero sarebbe stato un bel problema), della sua reazione , delle tre lapidi, delle sue lacrime e delle sue ultime parole prima di mettere in moto la macchina davanti al mio viale di casa. Forse stavo sbagliando tutto cercando di riallacciare i minimi rapporti, in fondo non sapevo più niente di lui. Erano passati quasi 5 anni da quando ci eravamo persi di vista e in quegli anni lui poteva essere diventato una persona completamente diversa. Perchè non pensarlo? D'altronde anche il lavoro che faceva mi mostrava ragionevole quell'ipotesi. Ero molto confusa. E non solo su lui ma su ogni singola cosa che mi stava accadendo.

Solo qualche giorno dopo ebbi il coraggio di accennare a mia madre riguardo i miei propositi sull'università, ovviamente mio padre era all'oscuro di tutto questo e il coraggio di dirglielo non era ancora sufficente. Ne dovevo ancora parlare con Dennis del fatto di riprendere gli studi e ancora non gli avevo parlato di Harold ( il suo nome e la sua storia gli conosceva ma non sapeva che le nostre strade si erano rincontrate) , però mi sembrava giusto che se ci fosse stata l'occasione con Harold di anticipargli la scelta di iscrivermi all'università. Ovviamente dopo il matrimonio. Anche se mi sembrava tutto abbastanza surreale, cavolo, sposarmi! Più i mesi si avvicinavano e più ne prendevo atto, da qualche tempo (prima che incontrassi Harold) mi stavano prendendo alcuni momenti di ansia in cui ero ingestibile. Mia madre si sedeva accanto al mio letto e mi diceva che era più che normale che avessi paura alla mia età e di non dovermi far condizionare da questi sbalzi di umore.

Io e Harold ci incontrammo di nuovo , o meglio lui mi cercò una mattina al fast food dove lavoravo. Il capo lo riconobbe per la sua fama che lo precedeva e non si trattenne di offrirmi una mattinata libera. L'occasione mi sembrò immediatamente sospetta poi capii il motivo del suo gesto quando ci spiava dal suo officio scostando le persiane all'altezza dell'occhio.

<< Credo ti abbia riconosciuto!>> Sussurrai ad Harold mentre ci dirigevamo verso la porta .

<< Non penso>> disse indifferente. Quel ragazzo non si stava rendendo proprio conto del successo che li stava cadendo addosso. Presto lo avrebbe fatto però; diventare una persona famosa aveva i suoi vantaggi e i suoi svantaggi. Lui non sapeva per niente dove era andato a incappare scegliendo quella vita mondana. Ovviamente quando mi venne a trovare ero stupefatta ma in fondo sapevo che non avrebbe tardato a ripresentarsi al fast food non appena avesse trovato un buco libero nella sua agenda.

Ci sedemmo su una panchina al St. James Park al centro di Londra, lui aveva preso un caffè doppio e un panino, io un frappè. Ottimo come pranzo, due ore e sarei stata affamata di nuovo! Si era presentato al lavoro come scusa di accompagnarmi nella pausa pranzo. Io ero rimasta interdetta, credevo che dopo aver rifiutato il suo numero di telefono fosse chiaro di ridurre al minimo i nostri incontri. O meglio di non rivederci di proposito dopo la giornata che avevamo passato tra il cimitero e le passeggiate. Ma lui mi fece la sorpresa di presentarsi al lavoro da me dopo essersi informato su quale fosse il mio orario dei turni. Decise di accompagnarmi al parco più famoso di Londra , era ovvio che volesse vedermi per altri motivi e non per la pausa pranzo come due vecchi amici, perchè non lo eravamo.

<< Allora che cosa hai deciso di fare per l'università?>> Mi chiese cercando di cambiare discorso e arrivare al nocciolo della questione. Addentò il panino.
<< Non lo so ..>>
<< Come non lo sai? ... Voglio dire per quanto ti conosca mi sembra strano che tu sia così indecisa e insicura di questa scelta oltretutto dopo che hai preso la grande scelta di sposarti>> Disse quasi strozzandosi all'ultima frase. Quel tipo di reazione stava diventando un'abitudine ogni volta che una frase comprendeva il mio futuro matrimonio.Non proferii parola, non sapevo cosa dire. Sapevo solo che la sua insistenza era esclusivamente per il mio bene, e forse aveva ragione; non stavo dando peso alle decisioni che stavo prendendo. D'altra parte però contavo sempre di stare a parlare con uno che alla parola "matrimonio" ci associa "morte". Presii un altro sorso di frappè dalla cannuccia mentre le sue parole mi ronzavano nella testa.
<< Allora non dici niente?>> Intervenne lui dopo qualche secondo sporgendosi verso di me.
<< Te l'ho detto non lo so ... >>
<< Non ci credo>> Sbuffò prima di prendere un altro morso di panino.
<< La verità è che sono confusa ... come ti ho detto , non lo so... a me piacerebbe entrarci, voglio dire è sempre un'università inglese; qualche anno fa me la sarei sognata, per me e Cleo ma come per qualunque altra liceale era solo un sogno , mentre adesso...potrebbe essere realtà ... però d'altra parte adesso devo considerare che..>> Ripresi la mia spiegazione ma lui mi interruppe subito facendo gran rumore.
<<Shhhhhhh>> Mi ammonì. << Non voglio sentire oltre... non continuare ... shut up!>> Sbottò balzando giù dallo schienale della panchina. Aveva appena finito il panino e con il fazzoletto che gli era rimasto in mano fece un tovagliolo poggiandolo sul suo braccio a mo' di cameriere. Io ero confusa dalla situazione, il mio viso indecifrabile. Si piegò simulando un inchino con le mani e porgendomi una mano. Aveva la testa bassa e l'altra mano ancora piegata verso il petto con sopra il fazzoletto di carta. Accennai un sorriso.
<< Su signorina , prima che mi venga un colpo alla schiena ... poi mi dovrà portare all'ospedale e mi dispiacerebbe rovinare questo incontro..>> Sorrisi. L'Harold che conoscevo non lo avrebbe mai fatto, ero stupita e piterificata. Mi riporse la mano più convincentemente. Oramai avevo capito che se non avessi fatto come mi aveva detto saremmo rimasti lì tutta la notte. Così appoggiai la mano sulla sua. Un tocco delicato che mi percosse la schiena. Lui appena percepì il mio contatto strinse la mano e mi tirò su accanto a lui. Sorrisi.
<< Non la facevo così rigida signorina ...>> Mi disse con un sorriso velato. Non lo sapevo che gli piacesse così scherzare adesso. Quando lo conobbi io non era tipo, affatto.
<< Eh lo so ... la vecchiaia!>> Dissi ironica.
<< Ma quale vecchiaia?! Si decida a muoversi o se no faremo tardi al nostro caffè!>>
<< Quale caffè?>> Chiesi confusa mentre sotto braccio mi portava nella direzione che aveva deciso.
<< Come?! Il caffè che le sto per offrire!>> Disse con tono ovvio mentre ci avviavamo verso l'uscita del parco.
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Passammo sopra il ponte di ferro che si innalzava sopra una sorta di laghetto che separava i due lati del meraviglioso parco. Lui aveva allentato la presa del mio braccio e mi aveva quasi lasciato andare. Non ci eravamo scambiati parola fin a quel momento quando vedendo due cinesi che si facevano una foto lui si accorse di qualcosa.
<< Sai , mio fratello quando gli ho detto che ti avevo rivisto non mi ha creduto ... e non so come fargli cambiare idea!>> Disse cercando di convincermi di qualcosa. Capii dove voleva andare a parare.
<< Non ti azzardare a presentarmi a lui!>> Intrevenni alzando un dito contro.
<<No, no, niente del genere ... stavo pensando che ci potremmo fare una foto .. così da fargliela vedere, oramai è diventata una questione di onore personale tra fratelli...>> Insisteva e io sinceramente non ci trovavo niente di male.
<< D'accordo, una sola!>> Obbiettai. Lui annuì mentre si dirigeva verso i due cinesi che riguardavano le foto appena scattate sulla loro macchinetta. Harold li chiese se ci potessero fare una foto mentre li porgeva il suo cellulare . Loro accettarono sorridenti. Tornò verso di me, mi prese per un fianco e mi sistemò accanto a lui che si era appoggiato alla ringhiera del ponte. Sorridemmo e sentimmo lo scatto della foto dal cellulare. D'istinto rilassai i muscoli che avevo contratto in quel sorriso finto. La ragazza che ci aveva fatto la foto si piegò sul cellulare a vedere come era venuta. Fece una smorfia strana poi annuì.
<< Bella, bella!>> Esclamò. Harold si scansò alle mie spalle e si diresse verso la ragazza che stava ammirando la foto. Si era sporto per riprendere il cellulare quando lei ritrasse il telefono verso di lei con aria insodisfatta.
<<Adlesso bacio!>> Esultò come se interesasse più a lei che a noi se la foto fosse venuta bene.
<<No, mi scusi ... deve aver capito male noi non sia ...>> Intervenni subito avicinandomi alle spalle di Harold che si era avvicinato alla ragazza dall'altra parte del ponte.
<< Mi ridia il telefono!>> Esclamò Harold furioso.
<< Solo unla foto ... bacio, non velgognatevi! >> Insistette lei portandosi il cellullare ancora più stretto al petto. Harold stava per risponderle di traverso.E invece...
<<D'accordo!>> Cercò di tranquillizzarsi <<Poi mi ridia il telefono!>> Disse mentre si riposizionava dietro di me. Maledetta! Proprio noi tra tanti dovevamo trovare la turista bastarda. Io ero confusa sul da farsi, su come far riprendere il cellulare ad Harold. Lui mi riprese per un fianco e ci sistemammo come poco tempo prima. Lei stava per scattare quando...<< Bacio!>> Urlò da dietro il telefonino. Io rimasi immobile sperando di aver sentito male mentre Harold si avvicinò con il viso da dietro e mi lasciò un bacio sulla guancia con le labbra umidi. Rimasi di pietra. Non ero pronta . Ero nel panico. Successe tutto molto velocemente che non mi accorsi dei dettagli.
<< Ho clapito!>> Disse lei stufata porgendo il telefono ad Harold che si era sporto con la mano dritta. Lui lo afferrò immediatamente avido. Lei si scansò e se ne andò via con il compagno, nemmeno la notai più per quanto ero rimasta rapita da quel contatto.
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<<Tu sai la mia storia sentimentale, ma riguardo te? Che mi racconti?>> Lui continuava a giocare con una bustina di zucchero sul tavolino.
<< In realtà niente di importante come ciò che sta accadendo a te>> Disse fissando l'oggetto che si passava tra le mani.
<<In fondo non sei mai stato uno che si è impegnato in una sola relazione>> Sussurrai alludendo alla sua vecchia vita. Dalle sue parole potevo ancora capire che quel suo aspetto di stile di vita non era mai cambiato. Pensai subito a quante donne potessero essere passate sotto le sue lenzuola da 5 anni a questa parte. Passarono secondi di silenzio e di imbarazzo. Quando gli avevo posto la domanda sapevo che si sarebbe creata quella atmosfera, nonostante ciò gliel'avevo fatta.
<<Eccetto con te, sai che è stato diverso ... per il resto le donne che frequento una ne vale l'altra ...ancora non ho trovato quella giusta...>> Sentenziò. E mentre finiva la frase alzò lo sguardo per incrociare il mio. Ero gelida da quegli occhi ambigui. Cosa volessero dire in quella situazione e in mezzo a quelle parole non lo capii.
<<Allora per l'università che cosa hai deciso di fare?>> Cambiò discorso appena apprese la mia reazione.<< Può esserti ancora utile questo vecchio amico?>> Forse alludeva al fatto che se non per le lezioni , io e lui non ci saremmo più rivist volontariamente. Era una sorta di addio velato.
<< Si!>> Dissi concisa.
<< Si cosa? Che hai intenzione di sostenere l'esame d'ingresso all'università o che ti posso essere ancora utile?>> Chiese perplesso.
<< Più e o meno tutte e due. Alla fine l'università è qualcosa che voglio troppo fermamente e non vorrei magari un giorno pentirmi di non aver preso questa scelta . Il matrimonio non mi impedirà di intraprendere questa strada anche se sarò sposata e formerò una famiglia ...>> Dissi cercando di essere il più decisa possibile. Feci un sospiro profondo e notai d'improvviso il suo volto irrigidito, le sopraciglia corrugate e lo sguardo perso nella bustina che muoveva tra le mani. Strani pensieri gli stavano passando per la testa e forse avevo anche capito quali. Intervenni. << Magari>> Ma quella mia precisazione non rallentò il flusso dei suo pensieri.
<<Posso farti una domanda un po' scomoda?>> Mi chiese. Scongiurò quel silenzio da parte sua dando voce ai suoi dubbi che lo stavano tormentando. Era palese che quella domanda, quel dubbio che gli era venuto dalle mie parole lo stava torturando.
<<Dipende>> Risposi di getto. Sembrava che avessi qualcosa da nascondere così mi corressi. <<Ma sicuramente ti potrò rispondere.>>
<<Perchè ti stai sposando?>> Non mi aspettavo quella domanda vaga.
<<Per amore , certamente.>>
<< Si, non avevo dubbi che mi avresti risposto così.. tutti alla fine lo fanno ... ma perchè proprio il matrimonio? Cioè non per forza devo sposare subito una persona che amo, alla fine la cosa importante è stare insieme così giovani, poi si vedrà ... a meno che le circostanze non ti portano a dover accorciare il tempo...>> Lasciò la frase sospesa cercando di farmi intendere cosa voleva dire.
<< Dove vuoi arrivare?>> Chiesi confusa. Non sapevo più a cosa si stesse riferendo. Il vento mi spostò i capelli oscurandomi il viso. Li spostai con un gesto.
<<Suz, forse sembrerò innopportuno ma le tue parole e le circostanze mi hanno fatto venire in mente in questo momento una domanda che mi sta martellando la testa... >>
<<Eh , lo vedo!>>
<<<Dì la verità; sei incinta?>> Disse a forza riducendo il volume della voce quasi se inghiottisse un boccone amaro. Lanciò uno sguardo di disprezzo al mio ventre.
<< No!>> Sbottai subito in una risata più simile a un sorriso. Ero divertita da tutto quel suo allarmismo. << Che assurdità! Non mi sposerei mai solo perchè incinta...è inutile che cerchi di trovare una motivazione a queste strane nozze.>> Lui rimase di stucco. Fermò le dita che giocherellavano con la bustina, era di sasso. Per lui quella sembrava l'unica motivazione razionale al mio matrimonio. Quelle nozze non gli andavano giù.
<< Non è possibile! >> Disse agitato. Forse il pensiero di sapermi di un altro e per lo più incinta non lo sopportava, era tutto troppo per lui. Anche se non lo ammetteva era ancora attaccato a me. Ma erano solo sue fantasie.
<< Harold>> Dissi tranquilla. << Guardami e leggi il mio labbiale>> Mi rivolsi al suo volto basso, il tono oscillava tra il solenne e il divertito. Quella situazione era talmente strana. Lui alzò lo sguardo perso.<< Non sono incinta>> Dissi con il labiale. << Discorso del matrimonio chiuso>> Dissi infine seria.
<<Okay .. scusami. Non sono riuscito a trattenermi ... quel pensiero era così realistico che non potevo pensare altro che fosse vero. Ti prego di scusarmi ... ti giuro che il matrimonio non verrà più toccato ... volevo solo chiarire questo punto perchè sai che se ti serve una mano, io ci sono>> Mi fece l'occhiolino.
<< Certo, ti pare che non te lo avrei detto se fosse stato così?>> Risi e lui subito dopo.
<< Comunque me lo dovrai presentare questo Dennis>> Disse riducendo la risata.
<< Non credo che sia il caso ...comunque per l'università>> MI affrettai a cambiare discorso.<< Io pensavo di prendere la facoltà di medicina e specializzarmi in chirurgia>>
<< Ci vuole fegato per chirurgia! Io mi sono fermato a medicina prima di lasciare comunque ti darò una mano volentieri ... l'esame è un po' pesante però se iniziamo a studiare da subito per settembre ce la farai alla grande>> Disse riprendendo a giocare con lo zucchero.
<< Lo so ma mi appassiona troppo medicina! Comunque avevo dato un occhiata al programma di tutti gli argomenti di medicina ....>> Continuammo a discutere della facoltà e dei diversi argomenti che avrei dovuto assolutamente studiare o ripassare per l'esame. Lui mi propose una tabella di marcia aprossimativa fino all'esame di settembre e che per metterma meglio appunto ci saremmo dovuti rivedere una volta successiva. La situazione stava diventanto troppo ingombrante per tenerla ancora nascosta a mio padre e a Dennis. Mi diede il numero di cellulare suo dicendomi che lo avevano poche persone perchè suo zio aveva voluto scindere il suo numero di telefono professionale da quello personale per motivi di privicy e che se lo avessi detta qualcuno lui avrebbe dovuto ricambiare il numero di cellulare. Mi raccontò che già gli era successo due volte di cambiarlo perchè delle ragazzine lo stavano importunando. Risi a lungo mentre mi raccontava l'episodio surreale.
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La volta successiva che ci vedemmo fu in un pub un giovedì sera. Mia madre mi aveva concesso di andare e mi aveva promesso che mi avrebbe coperto con mio padre ancora all'oscuro di tutto. Quella sera Harold mi mostrò l'intero programma di marcia che aveva penato per me sapendo anche la mia preparazione dalle superiri. Cambiammo qualche sottiglienza conforntandolo con il programma che avevo pensato invece io.
<< Dunque la prossima volta si inizia seriamente a studiare! >> Esortò lui eccitato all'idea.
<< Eh già! Altrimenti rischio di essere già indietro con i ritmi>> Risposi guardando il foglio steso sul tavolo in mezzo a noi. Scrutavo i punti più importanti pensando a come fare con i libri. Lui mi fissava mentre ero attenta senza proferire parola.
<< Aspetta ma con i libri come faccio?>> Rivolsi lo sguardo verso di lui.
<<Non ti preoccupare ti do i miei che dovrei avere in cantina... la prossima volta che ci vediamo per studiare ti porto direttamente quelli giusti.>>
<< Sei serio?>> Dissi con un sorriso a 32 denti a qualche centiemetro dal suo viso.
<<Ma certo!>> Rispose << Ti do una mano volentie...>> Non li feci finire la frase che di getto lo abbracciai. E lui mi strinse a lungo.
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<<Ah già dimenticavo per sabato pomeriggio, la via e il numero te l'ho dati... ma ti devo avvertire di una cosa ...>> Dissi imbarazzata per la situazione che avevo creato.
<<Dimmi tutto>> Disse rilassandosi sulla poltrona e dguardandomi di sbiego.
<<Non so proprio come dirtelo però sarò breve ... non devi incontrare mio padre, quindi dobbiamo essere precisi con gli orari ... mio padre sabato pomeriggio ha in programma di andare a vedere una partita di basket al centro sportivo, avremmo tre orette più e o meno...>>
<<Perchè non dovrei?>> Chiese corrugando le sopraciglia. Io mi sistemai sulla poltrona meglio per spiegare la situazione.
<<Insomma mio padre è all'oscuro di tutto, non sa di te, del fatto che ci siamo incontrati, nè che voglio iscrivermi all'università così determinatamente e nè tanto meno che tu mi aiuterai a studiare per l'esame d'ingresso...>> Cercai di dire.
<< E come mai non gleilo hai ancora detto?>> Mi chiese confuso appoggiandosi meglio allo schienale. Presi aria nei polmoni e poi risposi:<< Vedi se glielo dicessi non saprei come potrebbe reagire , e non ho avuto ancora il coraggio di dirgli la verità ... ho paura, anzi sono sicura che non la prenderebbe bene... devo ancora trovare il modo e il momento giusto per dirglielo per diminuire l'esageratezza della sua reazione che sarebbe devastante per tutti e per se stesso sopratutto. Finchè la cosa sarà gestibile vorrei tenergliela nascosta... almeno fino a che non trovi il momento giusto...>> Conclusi. Lui aveva lo sguardo basso mentre sentiva ogni parola che entrava nelle sue orecchie. Aveva un aria cupa e confusa. Non riuscivo a immaginare cosa potesse passargli per la testa in quel momento, era estremamente silezioso. Lo fissavo aspettando una sua risposta o dubbio rispetto a ciò che gli avevo appena dichiarato.
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"Connessione stabilita"
La scritta luminosa confermò quello che stavo speranto e aspettando da già 5 minuti. Esultai dentro di me, mentre il mio viso si adattava a un sorriso ebete. Così la finestra sul desktop si aprì immediatamente davanti a me mostrando quella piccola faccia che stavo attendendo da un bel po'.
<< Dennis!>> Chiamai cercando di capire se l'immagine che stavo fissando non fosse che un'immobile foto.
<<Amore! Mi senti?>> Sentii dall'altra parte.
<<Si, si certo. Come va laggiù?>> Il suo viso si irradiò di gioia.
<<Bene bene ... sto studiando, tra qualche settimana ho l'esame ... quando ci rivedremo per il tuo compleanno mi scambierai per Quasimodo>> Risi così goliardamente da dovermi mettere una mano davanti la bocca non tanto per quello che aveva detto di per sè ma per la faccia buffa con cui aveva accompagnato il tutto.
<<ahahah intanto per ora non ti vedo male ... sbaglio o ti sei tagliato i capelli?>>
<< Si tesoro, te lo volevo dire prima ma non ho avuto tempo e i capelli mi stavano ostruendo la vista .. ho dovuto!>> Disse alzando le mani in segno di resa.
<< Tranquillo, ti amo lo stesso!>> Dissi mandandogli un bacio con la mano.
<< Ah, per fortuna! Temevo il contrario>> disse sorridendo mentre afferrava il bacio virtuale.
<< Senti a proposito di esami di università ... ti volevo dire una cosa..>> Dissi riprendendo il tono serio.
<<Dimmi>>
<< Ho intenzione di iscrivermi alla facoltà di medicina>> Dissi d'un fiato.
<< Allora hai deciso! E' sicuro?>>
<< Si tesoro, è una cosa mia ... non voglio pentirmene un giorno!>> Prese fiato e razionalità poi rispose.
<<Hai ragione, amore, è giusto che tu faccia questa esperienza ... sta a te decidere ... e..e, per il matrimonio?>> Chiese curioso e incredulo rialzando il tono di voce.
<< Io in realtà non saprei, pensavo che anche se ci sposiamo non dovrebbe essere un problema che poi mi iscriva alla facoltà.. era solo un pensiero, tu invece che cosa ne pensi?>> Chiesi sporgendomi verso lo schermo. Lui si passò una mano sulla fronte e abbassò lo sguardo appoggiandosi con il gomito alla scrivania. Non rispose, continuava sola a massaggiarsi la fronte.
<<Amore tutto bene?>> Chiesi per interrrompere quel silenzio gelato. Il suo sguardo era ancora basso mentre io volevo che incrociasse il mio. La sua testa continuava a oscillare.
<<Tesoro va bene però..>> Iniziò lui abbassando lentamente il braccio e riportando lo sguardo alla mia altezza.<< come vedi, e scusami, sono stanco ... ho un mal di testa atroce ... oggi ho studiato come un matto e non vedo altro che il letto.. scusami ti prego , perdonami.>>
<< No,tesoro, tranquillo, non ti preoccupare capisco la situazione ... vedrai che quando avrai dato l'esame sarà tutto molto più facile.. poi ci sarà la laurea e non vedo l'ora di vederti con il cappello nero in testa a luglio!>>
<< E io non vedo l'ora di vederti vestita di bianco>> disse dolcemente.
<<Manca poco tempo... >>
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Quel sabato pomeriggio arrivò troppo velocemente che nemmeno ebbi il tempo di riparlarne con Dennis dopo quella sera. Verso le 4 mio padre uscì di casa vestito in divisa sportiva con tanto di berretto e sciarpa entrambi associativi della sua squadra del cuore. Mia madre era dalla mia parte se così si può dire, di certo non avrebbe fatto la spia per il semplice fatto che non si voleva trovare un toro imbufalito per casa. La verità era che anch'io stavo iniziando ad avere dei dubbi su tutto quel piano malefico per coprire Harold; alla fine, sì, mi stava facendo un favore ad aiutarmi con l'università però quanto mi potevo fidare di lui? Oltre la sua storia drammatica avevo ancora molti dubbi che non se ne erano andati e sì, lo avevo perdonato però non avrei dimenticato quello che mi aveva fatto passare senza darmi nemmeno un motivo valido del perchè non mi aveva avvertito di ciò che stava accadendo alla sua famiglia. Potevo capire il dolore ma ciò non "giustificava tutto" (Mia madre mi disse così). Comunque non potei fermare il seguito degli eventi , e in parte non volli. Quando mio padre uscì di casa per sparire per le prossime 3 ore il macigno che tenevo sul petto si alleggerì. Appena sentii la porta sbattere corsi per le scale disotto per controllare il telefono se ci fossero messaggi di Harold. Gli avevo detto verso le 4.15 ma tutto era troppo incastrato per essere tranquilla che non succedesse alcun disastro imprevisto.
"Sto arrivando... 5\10 minuti e sono lì" Aveva scritto in un messaggio.
"Ok ... è appena uscito" Scrissi di risposta. Mi sembravo molto Diabolik in un suo piano malvagio.

Dopo dieci minuti sentii bussare alla porta e una sagoma nera comparire dietro. Mi diressi di corsa in cucina e aprii la porta non curandomi della presenza dietro di essa. Era lui con lo skate in mano, un capello grigio che teneva stretti i suoi capelli ribelli e dei Ray Ban neri che gli coprivano gli occhi del tutto e un sorriso stampato in viso.
"Entra ... lo puoi posare lì" Dissi indicandogli il retro della porta accanto al bancone della cucina.
" Scusa per l'abigliamento e per la presentazione ... era necessario affinchè nessuno mi riconoscesse ... non vorrei mettere in mezzo la tua famiglia anche perchè so che tuo padre non sa niente ...quindi vorrei evitare .. oltretutto se mio zio la sapesse non sarebbe altrettanto felice>> Disse poggiando lo skate.
<<Perchè?>> Chiesi ingenuamente.
<<Perchè? >> Chiese retorico << L'immagine, è la cosa che conta di più per chi lavora per lo spettacolo ... se la stampa sapesse che facessi "ripetizioni" - se si possono chiamare così- a una ragazza si affretterebbe a rendere tutto pubblico ... e non dipingerebbe la cosa molto positivamente ... vabbeh non sono venuto qui per parlare di questo .. giusto?>> Chiese mettendosi le mani nelle tasche e sembrando pronto a fare ciò per cui era venuto.
<< Si giusto>> Mi risvegliai dalle sue parole.<< Ah , una cosa .. mia madre sta di sopra insieme a mio fratello ... ha detto che passerà qualche volta per controllare come procede lo studio...>> Aggiunsi.
<<Non si fida vero?>> Abbassò il tono. Strinsi le labbra formando sul mio viso un volto incerto per non confermare ne confutare la sua ipotesi.
<<Hai portato i libri?>> Itervenni poi.
<<Si eccoli ...>> Disse togliendosi lo zaino dalle spalle. Lo aprii delicatamente e mi fece intravedere i libri . << Eccoli>>






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