Ricominciare

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'Ricominciare' . Quante volte ho usato questa parola ? Probabilmente troppe e spesso anche senza cogliere il vero senso del significato. Ma questa volta era di verso, ne ero certa. Non avevo mai usato una parola più adeguata di questa volta per descrivere una situazione in modo così preciso , soprattutto per descrivere le circostanze dei miei ultimi anni di vita . Allora avevo pensato troppe volte a un significato del genere ma non ne avevo mai avuto il coraggio e la forza per rendere quella fantasia reale. Quello invece era stato il passo decisivo per dire addio per sempre a tutte le angosce e i risentimenti che avevano compresso la mia vita negli ultimi tempi . Era stato anche un modo per dire addio alla mia adolescenza felice e spensierata, in alcuni sensi, conclusa con un po' di amarezza e dare inizio , con 20 anni, a una nuova vita ; ma sono sicura che comunque sia ci è stato e ci sarà sempre qualcosa che mi tenga aggrappata a quello che stavo per lasciare . Circa nell'ultimo anno e mezzo erano successe abbastanza cose da cambiare quel poco della mia vita quotidiana . Dopo il mio esame di maturità cominciò un succedersi di cambiamenti; principalmente il primo fu la rottura della storia più importante della mia vita fino ad allora, così certamente iniziai a deprimermi nelle quattro mura della mia casa. Ricordo quei momenti vaghi e offuschi, non precisi. I primi mesi anzi le prime settimane furono le più difficili, era appena iniziata l'estate e la cosa fu massacrante. Non avevo voglia mai di uscire tanto più di vedere persone, ogni cosa mi ricordava lui perfino per Cleo fu difficile starmi accanto per i primi tempi, non posso dire che non si sia comportata da migliore amica perché sarebbe falso; mi chiamava sempre anche se io non lo facevo mai e cercava di starmi accanto il più possibile anche se fuori magari il tempo era stupendo, tipo quelle giornate da mare. Le mie giornate invece erano diventate una routine continua e noiosa; mi svegliavo oramai a un orario indecente, quando la gente già aveva pranzato, non nego che ciò era dovuto dal fatto che molto spesso la notte mi svegliavo per motivi insignificanti, poi con una canotta indosso come pigiama andavo a fare colazione-pranzo come se fosse un'altra tortura da subire, a volte mi svegliavo perfino con una lacrima che mi scendeva sulla guancia. Poi indubbiamente durante la colazione-pranzo nei weekend dovetti essere in compagnia di mia madre che non faceva altro che dispiacersi per me. Non potevo sopportare più quelle stesse parole, pensava di consolarmi ma in realtà aumentava soltanto di più la mia tristezza e solitudine. Dopo aver finito , spesso senza nemmeno aver iniziato, abbandonavo subito la tavola e mia madre, poi salivo in camera quasi di corsa. Da lì ero cosciente del fatto che fossi sveglia e quello che stavo vivendo. Aprendo la porta sbattendola mi gettavo immediatamente sul letto come un peso morto immergendo la testa nel materasso. Poi molto spesso senza ne guardarmi intorno e ne accorgermi di come fosse bella la giornata mi allungavo per prendere le enormi cuffie appoggiate sul comodino, me le infilavo e mettevo play. Le canzoni erano sempre le stesse noiose malinconiche che avevo iniziato a sentire da qualche settimana. E spesso usciva qualche lacrima . La mia giornata consisteva in questo, non uscivo mai al massimo subbivo le visite troppo allegre collegate al bel tempo di Cleo . " Allora Susanna cosa facciamo oggi?" entrava dalla porta dicendo tutta felice. Io di solito, quando mia madre mi avvertiva della sua visita, ero seduta sul letto appoggiata al muro con un peluche tra le braccia, non ricordo adesso quale fosse di preciso. Ero sempre triste e stavo sempre sulle mie, ma sapevo anche che questo comportamento non avrebbe portato a niente di buono . Lei si sedeva davanti a me sul letto poggiando accanto a sé la sua borsa con un sorriso troppo acceso per il mio umore di quei giorni. Io non le rispondevo quasi mai mentre lei mi persuadeva a uscire; molto spesso se ne andava via dopo qualche ora dopo aver parlato del più e del meno, a volte invece riusciva a rimanere perfino a cena dopo aver passato il pomeriggio a vedere un film o a fare qualcos'altro in casa. Era sempre lei in questi casi a propormi di fare cose come ad esempio una torta per tirarmi su il morale, ma riuscivo a distrarmi solo per poco tempo perché subito dopo ritornavo ai miei soliti pensieri e angosce. Circa le prime settimane era stato così , lei veniva quasi sempre come se fosse oramai diventata una cosa quotidiana ma a volte non le era possibile , in quei momenti mi rendevo pienamente conto che anche lei aveva una vita al difuori di me e mi deprimevo ancora di più pensando al fatto che la stavo trattendendo a casa mia facendole sprecare le giornate a fare niente, oramai nemmeno scherzavamo più quando restava con me a casa, passava il tempo a consolarmi e questo pensiero mi faceva stare ancora peggio mentre mi coccolavo tra il materasso e i cuscini. Mia madre andava, tranne nel weekend, a lavorare ma sapeva benissimo cosa facevo o meglio non facevo durante le mie giornate; nel fine settimana invece molto spesso andava in piscina o al mare o a fare un giro con le amiche cercando di coinvolgermi ma entrambe sapevamo la mia risposta quale sarebbe stata, era un incubo , ogni volta che uscivo fuori di casa i miei pensieri si compressavano e diventavano uno solo ; lui e tutte le cose che aveva fatto ed era una tortura, per questo mi constrinsi a non uscire più .

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