Impossible

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Barcollavo nella sala facendomi spazio tra la gente per avvicinarmi ancora di più a quel fantomatico tavolo rotondo in fondo al locale . Il mal di testa si era affievolito ma ancora mi deliziava con la sua presenza. Mi trascinavo le gambe mentre con mano salda afferrai il tacuino e la penna per compiere il compito assegnatomi come ago della bilancia; licenziarmi o promuovermi. Adesso doveva andare tutto perfettamente o avrei rischiato guai seri, sicuro. Avevo da poco superato la maggior parte della folla che si concentrava nel centro della sala, adesso il tavolo con i suoi clienti era ben evidente ai miei occhi stanchi e confusi. Erano 6 ragazzi seduti in cerchioin quell'ultimo tavolo mentre scherzavano rumorosamente, saranno stati più e o meno miei coetanei; due di loro che riuscivo a vedere ben in faccia trovandosi nell'estremità più lontana del tavolo rispetto a me avevano uno i capelli cortissimi con due enormi tatuaggi sul braccio desrto, l'altro capelli medi rosci spettinati a mo' di riccio con le lentigini evidenti sul viso pallido. I due ragazzi ai lati del tavolo che potevo osservare mentre mi avvicinavo lentamente sembravano più tranquilli degli altri amici a primo impatto, nonostante avessero uno un capello verde con la visiera rivolta verso il basso e l'altro una bandana in testa bordoux dalla quale uscivano ciocche bionde di capelli, molto stile punck. Gli ultimi due erano quasi del tutto girati di spalle ma man mano che mi accostavo al tavolo cambiando prospettiva riuscivo a delinearli meglio. Il ragazzo di spalle a destra portava i capelli mediamente lisci fino alle spalle o su per giù di quella lunghezza con due ciocche davanti al viso che partendo dall'attaccatura come una specie di C gli ricadevano sugli zigomi, la mia mente ammaccata dalla caduta notò immediatamente quel suo gesto usuale di passarsi la mano nei capelli per sollevarli dal viso, indossava un giacchetto di jeans ricordando quelli soliti degli anni 80', dal quale giacchetto uscivano le maniche della polo rossa che evidentemente stava indossando. La confusione era sempre onnipresente, come un chiodo fisso e quasi quasi ci stavo facenedo l'abitudine se non fosse stato per la caduta accidentale che aveva solamente peggiorato le cose. Mi avvicinai con cautela infilandomi tra i due ragazzi di spalle, tutto il locale mi sembrava girare , le persone offuscate, e di tutta la situaizone non capii molto; come se mi fossi ubriacata pesantemente nel momento stesso in cui avevo toccato con la nuca quel dannato spigolo. Sorrisi cercando di tirare fuori tutta la grinta possibile. Presi il tacuino e con l'altra mano feci sfilar dalla bocca il tappo della penna per poi riporlo su questa stessa avvicinandola.
<< Oh ragazzi ,scusate per il ritardo ... immagino già sappiate cosa volete ordinare...>> Chiesi suppongo imbarazzata.
<< Ovvio.>> Rispose uno secco facendo non so per quale motivo scoppirare a ridere tutti gli altri, o quasi tutti.
<< E dunque?>> Chiesi impaziente.
<< Ehh...dunque ....>> Iniziò quello indeciso poi abbassò il viso sul menù per pochi secondi. Rialzò lo sguardo e;
<< ll solito>> Concluse con aria soddisfatta e un sorriso beffardo stampato sul viso. Mi stava prendendo in giro chiaramente, era ovvio a tutti che non potevo sapere la loro ordinazione abituale.
<< Cioè?>>
<< L'ho detto ... quello che prendo tutti i sabato sera ... oramai non me lo venite nemmeno più a chiedere, cioè la solita cameriera non viene più a farmi visita, oggi dunque è un giorno speciale!>> Disse sfacciatamente con non so quale ironia. Alcuni sorrisero. Anche se ero un po' confusa e rimbambita dalla botta riuscivo ancora a capire quelle situazioni infantili che mi urtavano il sistema nervoso. E quella era una di quelle situazioni. Non concepivo come riuscivano a divertirsi ancora con quei gesti adolescenziali. Non stetti al gioco, io stavo per perdere il mio lavoro e loro si permettevano di giocare, ero in serie difficoltà così mi limitai a sorridere e far finta di appuntare qualcosa sul tacuinio con la mano tremolante. Ero diventata rossa o forse bordeaux o direttamente nera dal nervosismo , non saprei mentre cercavo di coprirmi il viso abbassandolo sul tacuino. Non mi sorpresi perciò nemmeno che una risatina isterica iniziò a serpeggiare tra i 6 clienti "abituali".

<< Josh, dai, lasciala perdere ....>> Una voce fioca di timbro basso e rauco intervenne quasi a mia difesa dalla mia destra, proprio sotto accanto a me. Fu musica per le mie orecchie e per il mio orgoglio che si era sotterrato.
<< Sta facendo solo il suo lavoro>> proseguì la voce del ragazzo dalla polo rossa adesso quasi con tono scocciato e superiore rispetto agli altri amici Il mio cuore era sollevato da tale intervento anche se curioso di ringraziare con lo sguardo il "salvatore" della serata. Anche se era esagerato quello era ciò che aveva fatto per me in quel momento disastroso. Nessuno lo aveva obbligato a prendere parte alla conversazione , tanto più a prendere le mie difese. Le ero debbitrice. Con coraggio in cuore girai lo sguardo per cercare quello suo, ma non trovai altro che una chioma scura piegata; lo aveva riabbassato per dare un'occhiata al menù nuovamente. Un brivido lunghissimo mi percosse la schiena e come se mi risvegliassi da un infinito sogno una schicchera mi rimbombò nell'orecchio. No.No. No . No. No. No . No . No . No. Mi dovevo svegliare, perchè lo stavo sognando ancora dopo tutti quegli anni ? E poi in quella veste con i riccioli adolescenziali oramai scomparsi ? Le labbra affusolate? Le iridi smeraldo? I gesti forti come di un uomo in carriera che tuttavia lasciano trasparire quel calore degli anni felici?... Perchè? Dovevo aver preso una bella botta per essere ridotta così male da non essermi nemmeno accorta di essere svenuta davanti a tutti! Tanto più per rivivere certe cose che ormai avevo abbandonato!
Entrai in panico, ma lo nascosi bene temendo che non fosse un sogno; anzi fui nel panico più totale quando presi coscenza che non si trattava realmente di un sogno, ma che lui si trovava dopo 5 anni ancora di fornte a me. Harold.

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