La password

793 65 0
                                    

Ieri era stato Sherlock a portare la bambina sul divano. Lui e John si erano addormentati su due sedie li accanto. Ammetto di averli spiati. Mi stavo annoiando. John guardava la piccola con uno sguardo più dolce del miele e lo zucchero messo insieme. Sherlock era piuttosto impassibile, ma è stato lui a tenere la mano della bambina quando si è svegliata di soprassalto.
***
Ora sono le 6:00 di mattina, io non ho dormito ma in fondo: chissene frega. Non avevo neanche un letto dove riposare.
In realtà ormai non so che fare: per tutta la notte ho pensato al caso e ora non so più dove portare il mio pensiero.
Mi siedo anche io davanti al divano, sopra una delle tante sedie ammucchiate qua dentro, e noto che dagli occhi della bambina scendono ancora tante lacrime. Come posso biasimarla. Sfilo un paio di giornali da sotto il mio sedere e li getto a terra. Mi prendo una ciocca di capelli fra le mani e comincio a giocherellarci.
Oh, ma che noia!!
Passo 10 minuti a portare il mio sguardo ovunque capiti senza tregua mentre giro e rigiro i miei capelli fra le dita; alla fine lo fermo su Sherlock. Addormentato ha un atteggiamento più rilassato. I riccioli sono spettinati come sempre, neri come la pece, decisamente invidiabili, le palpebre coprono gli occhi indefinibili. Gli zigomi sono sempre troppo in alto. Le sue mani probabilmente sono scivolate da sotto il mento.
Ha ancora addosso il cappoto e la sciarpa che però è messa male: mi alzo per sistemarla, in automatico, ma a questo punto la bambina si sveglia urlando così tutti aprono gli occhi e io torno di scatto al mio posto.
John si precipita subito accanto a lei e cerca di tranqillizzarla. La bimba fa un bel raspiro e smette di urlare ma continua a piangere silenziosamente. Il suo sguardo si muove su di noi. È preoccupata: "Chi siete?" La voce è abbastanza ferma ma gli occhi sono lucidi. John fa le presentanzioni con tono gentile: "Lui è Sherlock Holmes, lei Christine Adler e io John Wotson. Ti aiuteremo" lei si asciuga il viso e punta gli occhi sul detective: "Tu vuoi le password vero?" Lui annuisce: "Io posso accedere al cellulare, me lo puoi passare?" Io sono più vicina al tavolino così le porgo il telefonino.
Quando lo prende in mano trema un istante, vedo lo sguardo di John che teme una ricaduta ma lei si controlla e scrive una data: "12/04/1978, la data di matrimonio dei miei..." lo dice con voce strozzata ma non tentenna: "ecco"
Subito Sherlock lo prende e io mi avvicino. John sta cercando di calmare la bambina che sta ricominciando il suo pianto silenzioso.
Per trovare una password basta scrivere cosa deve aprire e te la dice in meno di due secondi.
Ma io e lui ci accorgiamo subito che manca qualcosa: "I piani!" Lo diciamo insieme e il dottore si gira verso di noi. La bambina ci guarda un istante poi sembra capire: "Mia...madre doveva solo trovare le password, i piani li aveva solo il Cattivo" ero frustrata: ora le cose si sarebbero complicate.

Sherlock contro Sherlock [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora