Sabrine

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Sherlock sta aprendo la portiera quando parte la suoneria del cellulare di John (bisogna sempre conoscere le suonerie dei propri conoscenti), il dottore rimane in silenzio per meno di 10 secondi nei quali i suoi occhi marroni si sgranano sempre di più.
Ferma il detective che stava scendendo prendendolo per un braccio e strattonandolo tanto da fargli perdere l'equilibrio, io chiudo lo sportello poi John dice con una voce preoccupata: "All'ospedale san Matthew, in fretta la prego" subito io e Sherlock chiediamo: "Cosa succede John?!" In realtà la risposta è più che evidente ma vorrei sentire la sua voce: capire QUANTO è tesa.
Adesso John si è chiuso in se stesso, il detective continua a bombardarlo di domande: è divertente vederlo alle prese con ciò che il suo amico sopporta ogni giorno.
Oh, ma voi forse non avete capito! Oppure vi credo troppo stupidi...mmmmh...comunque è altamente probabile che Mary stia partorendo.
Arriviamo dopo neanche 5 minuti e John scatta a una velocità sorprendente fuori, Sherlock lo segue a ruota, io invece con calma pago il tassista e vado a cercare un medico, quando lo trovo domando: "Mary Watson?" "Secondo piano: stanza numero 47".
Quando trovo la porta contrassegnata col 47 era già da un po' che sentivo delle grida attutite...credo che non partorirò mai, MAI!
Comunque John è seduto su una sedia davanti alla porta e sembra terrorizzato ma non si muove e ostenta calma, calma che, a quanto sembra, ha già perso da un pezzo.
Trovo Sherlock in un angolo alla fine del corridoio, rannicchiato fra il muro e una macchinetta che cerca di tapparsi le orecchie, lo posso capire: questa è la realtà, quella cosa da cui io e lui cerchiamo sempre di difenderci, ma adesso non si può scappare. A me è già capitato di finire come lui e ho imparato a evitarlo.
Adesso vorrei aiutarlo ma non ho mai provato a calmare qualcuno...alla fine mi ritrovo ad accarezzargli la schiena e a sussurrargli che presto sarà tutto finito.
***
Dopo mezz'ora torna la calma e 20 minuti dopo il detective torna a respirare normalmente, si volta verso di me con aria moooooolto imbarazzata ma io gli dico: "È successo anche a me quando...quando i miei sono morti e...ogni volta che sogno quella scena..." credo di avere un'espressione triste così la cambio subito in distaccata: "Ecco, be'...ti capisco..."
Torniamo davanti alla stanza numero 47 e subito spunta un John raggiante che esce tutto contento con in braccio un fagotto. Sembra non si accorga di noi così, prima di raggiungerlo diamo un'occhiata alla camera: Mary sembra stare abbastanza bene tenuto conto che ha appena partorito e i medici non sembrano preoccuopati.
Cerchiamo John che questa volta ci nota: "Ciao, Sherlock, ciao, Christine lei è Sabrine" e detto questo ci mostra, tutto orgoglioso, una neonata piccola piccola che sporge le sue manine veramente minuscole...devo ammettere che...ehm ehm è carina ehm ehm...
John ce la lascia prendere in braccio, io lo faccio per prima e le permetto di prendere il mio dito, ora che la guardo bene noto gli stessi occhi del suo papà.
Passo la piccola a Sherlock, lui la tiene in modo anche più impacciato di me, con la testolina in alto, lei si interessa subito ai suoi capelli ma mentre ci gioca continua a fissare il consulente investigativo che la guarda soddisfatto: quasi fosse lui il padre, penso e ridacchio.

Sherlock contro Sherlock [in revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora