Chapter 2: Missings

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Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal suo. Io guardavo lui e lui guardava me, e fu come se, improvvisamente, il mondo si fosse fermato. Il cuore mi sembrava essersi bloccato in gola e non riuscivo a dire nulla, gli occhi pizzicavano e le lacrime minacciavano di scendere, ma non volevo e non potevo piangere: non ero più una bambina e non poteva farmi sempre lo stesso effetto rivederlo.

Jan urlò il nome di mio fratello, facendomi tornare immediatamente sul pianeta Terra. Avrei tanto voluto che ci fosse stato soltanto lui in quel momento e nonostante stessi facendo un enorme sforzo per concentrarmi solo sulla sua figura, non riuscivo a fare a meno di osservare il ragazzo che gli stava accanto.

Saltai addosso ad Andrew commuovendomi, incurante di ciò che gli altri potessero pensare. Ma il motivo di quelle lacrime non era solo gioia per aver rivisto, dopo tanto tempo, un mio familiare; avevo impiegato troppo tempo a nascondermi dietro quella maschera da stronza e non potevo mandare tutto a puttane solo perché non riuscivo a controllare le mie emozioni.

"Andy!" esclamai "Mi sei mancato tantissimo. Non mi aspettavo che venissi proprio tu a prenderci. "

Lui mi accarezzò il viso teneramente e quel contatto familiare mi fece quasi rabbrividire. Avevo avuto sempre un rapporto quasi viscerale coi miei fratelli, erano parte di quello che ero, del mio quotidiano e un mese senza di loro significava per me un mese senza dei punti di riferimento.

"Né i nostri genitori e né i signori Mitchell potevano venire così hanno chiesto a me." disse asciugando una mia lacrima.

"A proposito" continuó "C'è anche Travor con me ma penso che voi due lo conosciate già."

Jan mi guardava negli occhi, non potevo biasimare la sua preoccupazione dato che avrei provato lo stesso nei suoi confronti. Forse avrei dovuto dire qualcosa, agire da perfetta menefreghista, ma non ne ebbi il tempo poiché Travor mi precedette.

"Sono felice di rivederti Avril."

Quel suo sorrisetto sfacciato stava già iniziando a darmi sui nervi. Come faceva mio fratello ad essere nuovamente amico di quell'energumeno? Del ragazzo che mi aveva presa in giro, dello stronzo che non aveva fatto altro che spezzarmi il cuore e senza pensare a quanti danni avrebbe causato.

Ad ogni modo risposi nemmeno poiché io non ero felice di vederlo.

Dopo imbarazzanti minuti di silenzio, entrammo finalmente in macchina.
Per tutto il tragitto non distolsi lo sguardo dal mio telefono perché Travor e mio fratello stavano scambiando qualche parola a proposito di una partita di calcio mentre Jan guardava dal finestrino ogni edificio della nostra splendida città: Miami.

Era sera e le strade erano illuminate dalla luce fioca dei lampioni.
Era così bella Miami di notte.
Ma non appena vidi il parchetto con lo stagno capii che ormai eravamo arrivati a casa e pensai che quel posto mi fosse mancato anche più di quello che immaginavo.

Jan ed io eravamo solite passare la maggior parte del tempo lì da piccole.
Amavamo correre e giocare a campana, a calcio, dondolarci sulle altalene e salire sugli scivoli al contrario.
Spesso tornavamo a casa con le ginocchia sbucciate e le calze rotte ma consapevoli che non avremmo scambiato nessun bel vestito con la gioia di quei momenti.

Lei ed io ci conoscevamo da quando nessuna delle due era ancora capace di dire una parola.
C'è sempre stata per me, ed io ho provato a fare lo stesso per lei. Era lì a consolarmi quando avevo tagliato i miei capelli lunghissimi, ed era lì anche quando quello stronzo di Travor Brown mi aveva spezzato il cuore.
Non credevo di conoscere un'altra persona con la quale potessi avere un'intimità simile, sapeva tutto di me, più di mia madre o dei miei fratelli ed era l'unica della quale mi fidassi sul serio.

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