La scelta.

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Davanti alla tazza di latte mi sento già piena, senza nemmeno aver toccato un cereale. Kurt davanti a me mangia con gusto, apprezzando le mie frittelle con il cioccolato.

-Sai, mh, sei bravissima a cucinare.-

-c-cosa?- dico staccando lo sguardo dai miei cereali.

-ci sei?- mi chide fra un boccone e l'altro.

-Sono solo un pó agitata.-

- ti ho già detto di stare tranquilla.-

Kurt si alza e mette la tazza nel lavabo, anche se è girato só che è serio. Non sento un sorriso nella sua voce. Non sento simpatia nelle sue parole, nemmeno un pó di compassione.

-prometti che non mi lascerai da sola?-

-prima o poi dovró farlo.-

Sento la tristezza pervadermi, scuoto la testa per mandarla via e mi alzo dal tavolo. Vado in camera mia e apro la valigia, prendo la mia amata felpa nera e i jeans blu sbiaditi. Indosso tutto e vado in bagno a lavarmi i denti.

Il mio viso, riflesso nello specchio del bagno, sembra ancora più stanco di quanto mi ricordassi. Metto i capelli dietro le orecchie e cerco di sorridere.
Prima o poi dovró farlo.
Il sorriso svanisce, lasciando il posto alle labbra socchiuse in una linea dura, senza espressione.
Esco dal bagno e vado da Kurt.

-Andiamo?-

Sorride e prende la chitarra, la mette a tracolla dietro la schiena e apre la porta.

-Sei pronta?-

Annui. 

-Ce la puoi fare.-

Un'abbondante mezz'ora dopo siamo davanti a questo liceo. La macchina di Kurt si ferma con un borbottio.

-si trova qui lui o lei?-

Annuisce e guarda oltre il mio finestrino.

-Evie, all'inizio dovremo entrare senza farci vedere.-

-cioè, invisibili?-

-bhe, si. Il mortale all'inizio non deve vederti.-

-tu sai chi è?-

-si, ma non posso dirtelo. Devi capirlo tu chi è questa persona.-

-ma come? Come faccio a capirlo? E se non ci riesco? E se non lo trovo?-

-Evie, calma! Lo capirai da sola, tranquilla. Ora chiudi gli occhi e rilassati.-
Faccio come dice, sento le mie mani fra le sue. Mi sento nella pace dei sensi, una tranquillità mi pervade.

Qundo riapro gli occhi mi trovo in un corridoio, è pieno di persone. Alcune mi passano accanto, altre attraverso.

-Ora trova il tuo mortale. Io mi rilasso un pó.- detto ció lo vedo allontanarsi e sedersi su di un armadietto.

-Ma come? Pensavo mi avresti aiutato.-

-ah, spiacente dolcezza. Devi fare tutto da te. Io sono qui solo da tutore.-

Prende la chitarra dietro la schiena e accorda alcune corde.

- il solito angelo sfaticato.-

Gli faccio la linguaccia e comincio a camminare per i corridoi. Una ragazza bionda mi passa accanto. Ha gli occhi come il cielo e la pelle chiarissima. Ha dei segni rossi sulle braccia, troppo poco visibili agli occhi umani. Ma a gli occhi divini non sfugge nulla. Che fosse lei? Mi avvicino di più per seguirla, ma un'altro ragazzo attira la mia attenzione.
Ha dei tatuaggi sulle braccia e sul collo. Dei demoni e degli angeli tatuati su gli avambracci.

-ma che...-

Guardo Kurt in segno di approvazione e lui scuote la testa in segno di negazione. Sbuffo pesantemente.
Un tonfo sordo attira la mia attenzione. Mi volto di scatto ma non vedo nulla di particolare. Cammino fra la folla, non curante della strana senzazione delle persone che mi attraversano. Un armadietto è abbozzato, abbasso lo sguardo e c'e un ragazzo chiuso a riccio per terra. Sento un sentimento che è vicino alla tristezza, la pena. Sposto lo sguardo verso destra e quasi non mi sento male. Sembra una scena molto surreale,come se non stesse succedendo veramente.
Un gruppo di ragazzi, uno più grande dell'altro, beffeggiano il ragazzo a terra. Quello biondo, il piu largo di tutti, carica in avanti e prende il ragazzo di peso, scaraventandolo nell'atrio. Dietro la povera vittima, un ragazzo fissa tutta la scena senza dire parola. Una massa di capelli neri come l'ebano gli ricadono sulla fronte, con qualche ciocca arruffata che gli sporgevano al di sopra delle orecchie. Aveva un viso abbronzato,con le guance infossate e il mento pronunciato. Dimostrava più di diciotto anni. Nel complesso, i suoi lineamenti erano gradevoli, perfino attraenti. I suoi occhi si stagliavano con un grigio acceso contro la pelle abbronzata, percorrevano il ragazzo steso a terra senza forze,inerme. Ma rimase immobile.
Aiutalo, è nei guai.
Alza lo sguardo verso l'agressore, gli scocca un occhiata gelida, severa,omicida. Quello si ferma, come è venuto se ne rivà con un andatura storta.
Mi avvicino al ragazzo dai capelli neri. Lo guardo dritto negli occhi, ma lui non fissa i miei.
Sò che non puoi vedermi.
Ha degli occhi strani. Come se fossero, vuoti. Senza una reale emozione. Mi avvicino ancora di più tanto da poter sentire il suo respiro e il suo cuore. Non faccio in tempo a notar qualcosa di più, che si volta e se ne va.
Senza un reale motivo lo seguo. È strano, mi sento come legata a lui.

Lo seguo fino all'armadietto, estrasse una fiaschetta dalla tasca posteriore. A scuola? Notai che, per qualche motivo, aveva le dita avvolte da bende bianche. Ne bevve un sorso e lo rimise nella tasca. Prese dei libri dall'armadietto e ripassó nello stesso punto di prima. Guardó tutti i ragazzi, più precisamente quello biondo. Un un'occhiata disgustata, di schifo. Come se fosse disgustato
dagli altri studenti in quell'atrio.

-Couillonnes.- lo pronunció cu-yôns. 'Idioti'.

Parlava in francese cajun. Quindi piu o meno mi trovavo a Sterling, nella Louisiana. Che idiota che ero,non lo avevo nemmeno chiesto a Kurt. Sicuramente questo ragazzo faceva parte della periferia della Louisiana, verso Basin Town. Era un cajun vero e proprio, si notava dalla sua pelle abbronzata e il vestiario diverso da quello di città.

Camminó verso una classe, una volta entrato si siede ad un banco, da solo. Non parla con nessuno e non alza la testa dal suo foglio. Mi avvicino di più e cerco di guardare il suo foglio, un disegno di un demone dagli occhi rossi infiammati. Oddio che orrore.

Mi volto e vedo Kurt seduto sulla cattedra, con un sorriso ebete sulla faccia.

-Non mi dire che è lui.-

-oh, yes baby. È lui.-

Merda.

My Guardian Angel. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora