Mi avvicinai con cautela. La bambina urlava il nome di Jackson mentre la faceva volare. Mi alzai volando e mi sedetti su di un ramo del pesco ancora non fiorito.
-Jack!Jack!- urlava la piccola.
Mi veniva da ridere. Un grosso, antipatico e cocciuto cajun, aveva una sorellina carina e dolce. Jackson la mise a sedere sulle sue gambe e gli lesse qualche riga della favola di Peter Pan. Ah vedi, il cajun sa leggere.
Okay,questa era cattiva.
-Jack, fammi volare di nuovo.-
-dai,sono stanco...abbiamo volato tanto prima.-
La bambina alzó lo sguardo verso di me e mi sorrise. Oh oh...
-Lei mi puo far volare?-cosa? Che? Come?
-di chi stai parlando Emily?-
Il cajun alzó lo sguardo dove puntava il ditino Emily. Mi venne quasi un infarto quando la bambina continuó a fissarmi e a indicarmi e Jackson mi guardava, ma senza potermi vedere davvero. Sapevo che non poteva vedermi, e allora perche la bambina si?
Feci un balzo e scesi dall'albero, mi avvicinai alla piccola e gli sussurrai ad un orecchio:
-Ssh..se fai la brava ti faccio volare dopo. Ma non devi dire a Jack che sono qui. Il nostro segreto, il nostro piccolo segreto. Okay?- Emily annui e sorrise.
-Emily, di chi stai parlando?- Chiese nuovamente Jackson.
La bambina scrolló le spalle e saltó in braccio al fratello cogliendolo di sorpresa. Rimasi a guardarli intenerita dal momento.
Un vento proveniente dal sud mi fece alzare la testa al cielo. Lasciai che mi scompigliasse i capelli, che mi accarezzasse la pelle. Stava per arrivare la primavera, profumava di fiori e calendule. Tornai a guardare il cajun, ma non c'era più, ora era in piedi, accanto a lui la sorellina. La teneva amorevolmente per mano, nell'altra reggeva il libro. Scesi con un balzo dall'albero di pesco e mi incamminai dietro a loro. Emily si girava spesso a guardarmi e sorridermi.
Il sole stava calando e il buio iniziava a scendere.
Dopo dieci minuti buoni di camminata, ci ritrovammo davanti ad una casa, grande.Un pó rovinata, l'intonaco bianco si stava sgretolando lasciando intravedere i mattoni grigi. Le finestre erano chiuse, ad alcune mancavano le persiane. Su una porta finestra affacciava un balconcino, con delle sbarre bianche. E anche li, l'intonaco si stava sgretolando.
Entrarono, cercai di intrufolarmi, ma chiusero la porta e io rimasi fuori.
Guardai il balconcino, cercai di arrivarci senza usare le ali, con scarsi risultati. Cercai di inventarmi qualcosa. Ma non sapevo proprio come arrivarci, le ali erano troppo grandi e il balcone troppo stretto."Ció che tocchi fiorisce." Giusto!
Mi avvicinai al muro, ero titubante, ma alla fine mi decisi. Toccai il muro, freddo e ruvido sotto il mio palmo. L'energia si sprigionó in me, la lasciai uscire senza arrendermi alla stanchezza. Un formicolio mi pervase le braccia e il naso. Edera grande tanta quanto il mio braccio si stava facendo spazio sul muro. Foglie di un verde brillante mi solleticarono le dita mentre nascevano.
Mi arrampicai su quell'edera mentre delle foglie molto grandi mi spingevano verso l'alto per aiutarmi a salire. Arrivai sul balcone e cercai di lasciarle li, senza farle tornare a me.
Mi voltai verso il vetro e mi appoggiai per vedere bene. Una donna mora, con un viso molto delicato, era seduta sul bordo del letto. Era la sua mamma. Emily era già sotto le coperte, fra le braccia stringeva un pupazzo. Appoggiai un orecchio e sentii la sua mamma parlare, una voce dolce e calda.
-Devi dormire, altrimenti domani farai tardi a scuola.-
-ma mamma! Io voglio stare sveglia,non ho sonno...-
-Dormi piccola, fai dei bei sogni...-La mamma sorrise e si sporse per accarezzarle i capelli. Gli diede un bacio sulla fronte e si alzó, uscendo dalla stanza. E per un istante mi rividi in quel bambino che non voleva crescere, che spiava la mamma di Wendy dalla finestra. Mi sentivo proprio una piccola Peter Pan. Mancava anche a me la mia mamma, anzi..anche io ne volevo una. Quasi sentii il suo dolce profumo mentre usciva. La delicatezza dei suoi capelli mori, la morbidezza della sua pelle, delle sue labbra. Anche a me mancava la mia mamma...
Mi scossi e cercai di non pensarci. Appoggiai le mani sul vetro e feci nascere dei fiori coloratissimi, delle rose le colorai di mille colori, feci esplodere la mia fantasia nelle forme e nei colori più stravaganti. Emily finalmente si voltó verso di me e un sorriso mi riempii il cuore. Scese dal letto e mi venne ad aprire.
-Fai i fiori!fai i fiori!--shh, faró i fiori. Ma tu stai buona.-
Si sedette sul letto impazziente, con gli occhi che mi scrutavano sorridenti.
-Allora...vuoi vedere come piovono petali?-
Annuii velocemente con la testolina e rimase a fissarmi ansiosa.
-Guarda!- mi alzai in volo e mi appoggiai al soffitto, lasciando cadere dalle mie mani petali di tutti i colori. Morbidamente gli cadevano sulla testa e andavano a intrufolarsi nei capelli.
Rise di gusto e cominció a saltare sul letto. Stufa dei petali, feci cadere le foglie di tutte le forme e dimenzioni. Anche questo la fece impazzire.Scesi al suo livello e mi sedetti sul pavimento, lei mi seguii velocemente e sedette proprio di fronte a me.
-Guarda questo.-
Mi concentrai sul pavimento, e dalla moquette color panna, spuntarono delle gemme di Margherite, Narcisi,Papaveri e deliziose primule. In men che non si dica, la stanza sembrava essersi trasformata in un giardino colorato e vivace.
Passai la serata nella camera di Emily a fare coroncine di Margherite e altri fiori. Finché non la vidi sbadigliare.
-É ora di andare a nanna Emily, é tardi.--nono...voglio vedere ancora altri fiori...-
La presi delicatamente in braccio e la posai nel lettino. Le rimboccai le coperte e le baciai la fronte, come avevo visto fare alla mamma. La cullai delicatamente finché non scivolò nel sonno.
Improvvisamente sentii dei passi pesanti, non feci in tempo a chiedermi cosa o chi fosse che balzai dal letto e mi precipitai fuori sul balcone. Dalla porta entró Jackson, sembrava preoccupato. Si guardó intorno, la finestra era aperta e se ne accorse. Si avvicinó, io ero lì davanti a lui, ma non poteva saperlo. Rimase a fissare il vuoto, oltre me. Finché chiuse i vetri e si voltó di spalle. Tocco i vetri con i polpastrelli delicatamente, e da questi fioriscono dei fiori di Maggiociondolo, bellezza pensosa.
Si volta, se ne accorge. Si avvicina al vetro e ne prende uno. Sorride curioso e lo porta al naso per annusarlo, sorride di nuovo e io ho un tuffo al cuore. Si volta e se ne và.
Ed io sono già in volo per far ritorno a casa, da Kurt.
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My Guardian Angel. (IN REVISIONE)
FantasyOltre le nuvole, oltre lo spazio infinito ci sono loro. Creature divine, leggendarie, dotate di ali bianche come la neve e di un aureola dorata. Gli Angeli. Leggenda o Verità? Esistono realmente? Sono nel cielo o si confondono fra noi comuni mortali...