Rose con e senza spine.

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Entrai in classe, sedendomi al mio solito posto. Jackson mi ignoró completamente, senza nemmeno alzare lo sguardo verso di me. Non sapevo se sentirmi sollevata o arrabbiata.

La lezione di Scienze mi stava annoiando parecchio. Poggiai la testa sulle braccia e mi appisolai.

Sognai il ragazzo che correva nella mia direzione. Una volta accanto a me, prese la mia mano e mi condusse su di una collina. Raggiunta la cima della collina,guardai in basso. Nella vallata,persone di ogni età giaceva al suolo, senza dare segni di vita.
Sono morti? Chiesi. Il ragazzo annuii.
Come? Indicò me.
Io? Lasciai la sua mano e caddi in ginocchio. Come avevo potuto fare una cosa del genere.
Come? Non li hai salvati, era la sua risposta. Salvarli da cosa? non mi rispose.
-Come ti chiami?-
-Quante domande fai.-
Sono curiosa, cercai di dire. Ma lui mi precedette.
-La prossima. La prossima volta ci conosceremo. Non trafiggere con le tue spine, non odiare. Loro ti salveranno, i tuoi alleati.-

In un attimó sparì, anche la valle dei morti e la collina. Mi alzai veloce sul banco, chiusi e riaprì più volte gli occhi.
-incubi?-
la voce di Jackson mi fece alzare lo sguardo.
-si.- risposi.
-Tu che stai facendo?- continuai.
-dormo con un occhio aperto.- disse. Sembrava che volesse aggiungere altro, ma non lo fece.

Si voltó verso la lavagna e continuó a ignorarmi. Intanto che pensavo al dafarsi, disegnai sul mio album ció che avevo visto. Guardai più attentamente ció che stavo disegnando, persone in pozze di sangue...per colpa mia. Mi vennero i brividi. La campanella suonó, uscii dalla classe e mi diressi al mio armadietto. L' album che avevo sotto mano, in un lampo mi scivoló via.
Jackson, imponente davanti a me, teneva il mio album fra le mani.
-Ridammelo!-
-ah,ah. Al vecchio Jack non gli sono mai piaciuti i misteri, bèbè.-
-Jackson! Ridammelo immediatamente!-
Saltai per prenderlo, ma inutilmente.
-Che cos'hai da nascondere bèbè?-
Disse accostandosi pericolosamente al mio viso.

Non ci vidi più. Evocai i mei quadrifogli e le mie edere, sperando che nessuno mi notasse, e li feci attorcigliare alle sue caviglie. Jackson cercó di fare un passo indietro,ma le edere lo tennero saldo. Perse l'equilibrio e cadde all'indietro, io feci un balzo in avanti e presi al volo il mio album e alcuni fogli che stavano per volare via. Le edere si ritirarono dal pavimento e l'energia tornó a me.

Una volta messo al sicuro nel mio zaino, guardai Jackson che cercava di ritirasi sù. Una risata liberatoria fece eco nei corridoi, ma questo non gli piaque affatto. Si alzó di scatto e mi prese il volto con una mano avvolta nelle bende.
-Attenta a te cu-yôns, o finirà molto male.-
Detto ció se ne andó a passo deciso e sfacciato, sparendo dalla mia visuale.

Presa dall'ira e dall'umiliazione urlai:
-Non mi fai paura! Sei solamente un povero Cajun!-
Sbuffai, mi stavo comportando da bambina, lo so. Ma é stato lui a provocarmi.

Le ore passarono e i miei pensieri volarono a qualsiasi cosa. Compresi ai miei nonni. Tornata a casa decisi di scrivergli una lettera. Anche una a Lionel. Mi mancavano tanto i miei nonni, e, stranamente, mi mancava anche lui. Anche se non lo conoscevo da tanto. In lui avevo trovato qualcosa di importante.
Arrivata a casa, Kurt era spaparanzato sul divano con una bottiglia di birra in mano e un sorrisetto sghembo sulla faccia.
-Tutto bene a scuola?-
-ho discusso con il cajun.-
-di giá? Pensavo piú tardi, e invece ti fai odiare velocemente.-
Scoppió a ridere,io alzai gli occhi al cielo e mi chiusi in camera a scrivere.
Presi penna e foglio e buttai giú qualche riga per Lionel. Gli raccontai del cajun, di quanto era odioso, permaloso e sfacciato. Ma che dovevo fare il mio lavoro. Chiusi la busta dopo averci messo dentro le foto che avevo fatto stampare qualche giorno prima.

Ai miei nonni scrissi quanto mi mancavano, quanto mi mancava la pipa del nonno e le ali bianche della nonna. Mi mancava il mio vero letto,i miei fiori, le mie piante, la mia stanza e la mia casa. Gli dissi che con Kurt mi trovavo bene, era un bravo ragazzo..ma che non riuscivo a capire alcuni suoi comportamenti. Tralasciai il cajun e i suoi difetti e scrissi che sarei tornata presto.
Misi dentro la busta una foto che mi ritraeva con il gattino di Kurt in braccio, e la chiusi. Sospirai all'ultima frase:
Mi mancate davvero tanto,come il sole manca ai mortali in un giorno freddo e piovoso. Mi manca il vostro calore e i vostri abbracci. Prendetevi cura di voi. Con affetto.
Evie.

La notte é sempre stata la mia parte migliore della giornata. Perche potevo pensare senza limiti, senza fermarmi o essere distratta. Ma era anche la peggiore. Gli incubi mi tormentavano. Questa volta conobbi il ragazzo delle mie visioni e incubi. Si chiama Matt. Non ho capito quanti anni aveva, forse la mia etá, forse piú grande. Gli chiesi se lui esisteva davvero o era solo frutto della mia fantasia. Mi rispose che solo se volevo, lui poteva essere reale.

Quella notte sognai anche il cajun. Era sulla sua moto, con la visiera del casco alzata. Quei suoi occhi grigi,mi scrutavano anche l'anima. Quella che ho sempre creduto di non avere. E mi batté forte il cuore quando mi sfioró il viso. Perché per la prima volta, avevo percepito il tocco umano. Quello che tanto mi mancava, anche se non lo avevo mai provato. Ma lo scacciai e scomparí come un ombra.

Mi concentrai su i miei poteri. Mi trovavo in un grande prato, feci nascere prima dei girasoli, poi delle canne di bambú con dei fiori rossi che uscivano dalle punte. Rose, rosse, gialle, blu e colorate. Mi sbizzarí nelle forme e nei colori. Poi neve, ooh quanto amavo il bianco candido della neve. Feci nascere nel palmo della mia mano, un bocciolo di rosa..bianco,con i bordi azzurri. Sapevo che sulla terra ancora non esisteva, ma presto sarebbe nato. Ne ero certa.

My Guardian Angel. (IN REVISIONE)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora