Capitolo Cinque.

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'Che è successo? Summer, piccola, calmati.'
Continuo a ripetere la stessa frase da minuti interminabili che sembrano ore, ma lei non sembra ascoltarmi, non riesco nemmeno a capire se si sia accorta che sono qui con lei, è completamente chiusa in se stessa e non solo per la posizione rannicchiata, non riesce, o forse non vuole percepire quello che le sto sussurrando.
Mi allontano leggermente e mi guardo attorno cercando qualche indizio che mi faccia capire cosa sia accaduto per portarla in questa situazione.

Inizio a camminare per la stanza, i miei passi sono accompagnati dal suono dei suoi singhiozzi che non sembrano smettere, al centro c'è un piccolo letto, sarà lungo un metro e mezzo non di più e anche se lei non è molto alta non credo sia molto comodo
Alla sua sinistra una scrivania in legno colorata di bianco è ricoperta di fogli, quaderni e libri ed è affiancata da un armadio lilla grande meno di un quarto del mio.

Fin'ora non trovo nulla che mi possa aiutare a capire, sposto rapidamente lo sguardo a destra del letto e vedo una cornice sui toni dell'oro e dell'avorio su di un piedistallo in ferro. Non ho idea di come abbia fatto a non accorgermene subito, è abbastanza appariscente, doveva probabilmente appartenere a uno specchio, mi avvicino un po' e vedo che ci sono ancora delle parti dello specchio attaccate ad essa ma il centro è completamente distrutto, come se gli ci fosse stato lanciato qualcosa addosso.

Il pavimento è ricoperto di frammenti di specchio, alcuni sporchi di una sostanza rossastra che mi ricorda un po' troppo il sangue addosso a Summer.

Mi riprendo dai miei pensieri e sento che i singhiozzi sono cessati, per essere sostituiti dal respiro affannoso tipico di chi ha appena pianto.
Mi volto verso Summer.
È nella stessa posizione di prima e il suo corpo è scosso da piccoli brividi, sento di aver capito cosa sia successo anche se non me ne spiego il motivo, mi avvicino nuovamente a lei e mi inginocchio accanto al suo corpo.

Lei alza lo sguardo intimorita, forse rendendosi conto solo ora della mia presenza e senza aprire bocca mi fa intendere che vuole alzarsi.
Le prendo la vita con una mano e la aiuto a sollevarsi, adagiandola poi sul letto. Si siede al centro del piccolo letto e raccoglie le ginocchia in un abbraccio, gesto che le ho visto compiere già parecchie volte.

Il silenzio ci avvolge e lascio passare i minuti in attesa di una sua parola. Mi fissa negli occhi, si inumidisce le labbra e inizia a parlare
'Co-cosa ci fai qui?' la voce le esce in un sussurro soffocato mentre attende una mia risposta
'Avevi lasciato il cellulare in macchina, cosi ho pensato di portartelo, anche se non mi aspettavo tutto questo.' rispondo sottolineando l'ultima parte indicando con il mento la stanza.

Mi aspetto che mi dica qualcosa e sembra aprire la bocca per parlare ma poi cambia idea e si limita a concentrarsi a fissare il pavimento.
'Puoi dirmi cosa è successo?' la risveglio dal suo silenzio, determinato a capirne qualcosa di più, puntando lo sguardo sulla ferita del suo braccio destro, non sembra molto profonda ma è comunque un taglio abbastanza lungo.
I suoi occhi vagano sul braccio per poi tornare nei miei.
'Non-non è niente di grave, mi sono tagliata con..lo specchio.'
'Dovresti fasciarlo, o continuerà a uscire sangue.' annuisce e riprende a parlare indicandomi una cassettiera alle mie spalle
'Potresti farlo tu, Justin? Non ho mai sopportato molto il sangue. Li ci sono le garze.'

Mi alzo, prendo una piccola valigetta rossa e ne tiro fuori delle garze e del disinfettante, poi mi risiedo accanto a lei
'Brucierà un po.' mormoro mentre le passo il cotone col disinfettante sul braccio cercando di essere il più delicato possibile, lei si morde il labbro per il bruciore e segue i miei movimenti con lo sguardo mentre le avvolgo le garze attorno al braccio.

'Dovresti dormire, è tardi.' le consiglio.
Lei annuisce, si alza e sparisce dietro una porta tornando dopo una manciata di minuti struccata e con addosso una maglia grigia che le arriva circa a metà coscia. Si siede e mi mormora un grazie.
Vorrei restare qui per controllare che stia bene ma non penso che lei sarebbe d'accordo, cosi mi alzo e mi avvicino alla porta, ma la sua voce mi ferma
'Justin, potresti restare? Per favore.' annuisco.
Mando un messaggio a mia madre per avvisarla che non sarei tornato e mi riavvicino a lei
'Stenditi qui.' mi sussurra facendomi un po' di posto sul letto.
Non ho idea di come faremo a starci, è piccolo anche solo per lei, ma provo a stendermi senza schiacciarla.

Lei mi da le spalle e le piccole dimensioni del letto la costringono ad appoggiare la schiena sul mio petto, le avvolgo il fianco con un braccio e con l'altro le accarezzo i capelli e dopo qualche minuto la sento dormire.
Cerco di addormentarmi anchio ma non so se a impedirmelo siano le ridotte dimensioni del letto o i pensieri che continuano ad affollarmi la mente.

L'idea più sensata che mi è venuta finora è che sia caduta addosso allo specchio, ma la mia mente non si arrende a questo pensiero.
Quando sono arrivato era a terra che piangeva e ci potrei giurare che la causa delle sue lacrime non era il dolore del taglio, ma era qualcos'altro. Vorrei solo capire cosa.
Cosa l'ha spinta a farsi male in quel modo e soprattutto, come ha fatto a farsi male. Un pensiero continua a tormentarmi, il buco sullo specchio dava l'idea che lei ci si fosse buttata addosso, ma che senso avrebbe?
Nessuno.

Mi soffermo a fissarla mentre dorme, i lunghi capelli neri incorniciano il suo piccolo viso, le guance sono particolarmente rosee e le labbra arricciate in un debole sorriso.
Muovo leggermente il braccio che avvolge il suo fianco per sistemarmi in una posizione più comoda ma lei riesce a percepire il mio piccolo movimento e apre gli occhi.

Si gira verso di me cercando di non spingermi giù e mi fissa negli occhi. La distanza che ci divide è minima, posso sentire il suo respiro sulla mia pelle, uno sbadiglio la coglie d'improvviso e mi affretto a dire qualcosa
'Scusa se ti ho svegliata, bambolina.' mormoro sul suo viso.
'Forse se il mio letto fosse più grande..- si interrompe per un altro sbadiglio -non devi essere molto comodo.' mi risponde con la voce ancora impastata dal sonno, poi cala il silenzio, smorzato solo dai nostri sbadigli, il mio sguardo non si sposta dal suo viso, ora ha gli occhi chiusi mentre cerca di riaddormentarsi.

Dopo qualche minuto si arrende e riapre gli occhi incrociando i miei e sussultando per la vicinanza.
'Io non riesco a dormire.' mi sussurra
'Non dirlo a me.' rispondo allungando la mano fino alla tasca dei jeans e ripescando il mio Iphone.
'Le quattro e mezza.' mormoro più a me stesso che a lei, per poi provare a riporre il telefono nuovamente nella tasca ma una vibrazione mi fa sussultare e per poco non mi cade dalle mani, osservo la schermata dove è comparsa una chiamata in arrivo da Cristine.
Che diavolo vuole a quest'ora?

Mi alzo velocemente dal letto, se cosi lo si può chiamare, scorro il dito sullo schermo e porto il telefono all'orecchio
'Che vuoi a quest'ora?' esordisco con voce seccata
'Io sto bene amore, grazie per avermelo chiesto.' mi risponde lei ironica
'Ha ha ha. Davvero spiritosa. Ti rendi conto di che ore sono? Dovresti dormire, e comunque non chiamarmi amore, sai che lo odio.'
'E credi che io non odi il fatto che ti mando messaggi e non mi rispondi nemmeno? Che stai ogni sera con una ragazza diversa e che ora probabilmente ti avrò interrotto mentre ansimavi addosso ad una puttana? Sono la tua ragazza, cazzo.' mi dice tutto d'un fiato
'Come cazzo te lo devo dire? Non sei la mia ragazza, ok? Mi sembrava di averti già spiegato come stanno le cose, e adesso non è il momento adatto per parlarne, vai a dormire.' rispondo posando lo sguardo su Summer che si è sollevata a sedere, cercando di capire che succede.
'Buonanotte amore.' Mormora di rimando sottolineando l'odioso nomignolo prima che le chiuda la telefonata in faccia.

Passo infastidito una mano tra i capelli e ne tiro le punte prima di rimettere il cellulare in tasca, mi volto verso Summer che mi rivolge uno sguardo confuso, mi avvicino al piccolo letto e mi siedo sul bordo.

Lei si sposta un po' verso l'altro lato del letto per farmi spazio, io mi stendo mantenendomi in equilibrio sui gomiti e appoggiando il capo alla testiera.
Poi alzo lo sguardo verso di lei, che si morde le labbra per rimangiarsi una domanda che poco dopo mi pone comunque
'Chi era?'
'Una ragazza.' Rispondo restando sul vago, non ho voglia di parlarne.
'Mh..e come si chiama?'
'Cristine, ma non è importante.'

Cerco di far cadere la conversazione e mi stendo completamente avvolgendo la sua vita con un braccio, lei si rannicchia contro il mio petto e la sento annuire. Il suo viso è nascosto nell'incavo tra il mio collo e la spalla e dopo qualche minuto si addormenta, poco prima di me.

Non Sono Anoressica. || Justin Bieber FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora