Capitolo Sei.

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Mi sveglio di soprassalto, la fronte madida di sudore e il respiro affannato, a causa del sogno non molto piacevole appena fatto. Cerco di alzarmi dal letto ma qualcosa mi blocca, alzo lo sguardo e mi accorgo che un braccio mi cinge la vita.
Justin.
Come avevo fatto a dimenticarmene?

Sposto delicatamente il suo braccio da me e dopo qualche tentativo riesco finalmente a liberarmi dalla sua presa e ad alzarmi.
La cosa migliore adesso sarebbe una doccia, mi dirigo verso il bagno ma prima di varcare la porta mi volto a guardare Justin che dorme beatamente sul mio letto, poco alla volta mi torna alla mente il motivo che l'ha spinto a restare ed entro in panico.

Prima o poi dovrò dirgli cosa è successo ieri sera e non sono pronta a farlo, non voglio addossargli tutti i miei problemi e non voglio nemmeno compassione, ma non posso nemmeno tenergli nascosto tutto o rischio di perderlo e sento di avere in qualche modo bisogno di lui.

Chiudo la porta del bagno dietro di me, cercando di essere silenziosa per non svegliarlo, mi libero della maglia e dell'intimo e mi infilo sotto la doccia sperando che l'acqua lavi via tutte le mie angosce, ma come sempre non è cosi semplice e una situazione già vissuta si fa sempre più vivida nella mia mente.

'Ehi piccola ti ho portato la cena.' mi urla dall'ingresso una voce più che familiare, chiudo la telefonata con Ans e mi avvicino a John che mi aspetta sulla porta con un sacchetto di pollo al curry.
'Dovresti smetterla John, lo sai che sprechi solo soldi. Io quella roba non la mangio.' rispondo facendolo entrare e sedendomi sul piccolo divano beige.

'Oh invece la mangerai, a costo di legarti le mani e fartela mangiare con la forza.' Mi esorta mentre prende un piatto e ci appoggia un po' del pollo del sacchetto.
Poi si siede accanto a me e mi porge il piatto.

Mi piaceva la determinazione di John, quando non si rivoltava contro di me.
'Che ci dovrei fare?'lo provoco afferrando il piatto e guardandolo come se fosse a miei occhi qualcosa di sconosciuto.
'Seriamente piccola, smettila, ti stai rovinando da sola. E adesso mangia quel pollo, non farti pregare.' Titubante ne afferro un pezzettino e lo porto alla bocca, il sapore è buono, la mia bocca e il mio stomaco lo accettano volentieri, è il mio cervello a non accettarlo. La mia mente lo respinge, perché sa già a cosa porterà mangiare.

Il getto d'acqua fredda mi risveglia dai miei pensieri, qualcuno deve aver aperto il rubinetto della cucina, perché ora l'acqua scende a scatti e molto più fredda di prima. Mi insapono corpo e capelli, mi risciacquo e rapidamente esco dalla doccia e mi infilo l'accappatoio blu.

Torno in camera, dove, come mi aspettavo trovo il letto vuoto, prendo la prima felpa che trovo e la indosso sopra all'intimo pulito, assieme a dei pantaloncini neri della tuta. Mi lego i capelli ancora bagnati in una crocchia scomposta e mi fiondo in cucina, dove vedo Justin di spalle, appoggiato al lavello.

Quando mi sente arrivare si gira e mi sorride per poi giustificarsi
'Avevo sete, cosi sono venuto a versarmi un bicchiere d'acqua' mormora mostrandomi il bicchiere che regge in mano.
Annuisco e mi avvicino a lui, quando ci dividono poco più di due passi mi fermo, senza smettere di concentrarmi sui suoi occhi nocciola.
'Grazie per essere rimasto con me, e grazie per non aver insistito per sapere quello che era successo.' mormoro tutto d'un fiato, parlare mi viene facile con lui, bastano i suoi occhi ad annebbiarmi la mente e a lasciare che la mia bocca parli e capisco che forse la cosa migliore è parlargli di quello che è successo, magari non troppo dettagliatamente ma per lo meno dirgli qualcosa.

'Figurati bambolina. Non potevo lasciarti qui da sola dopo che avevi combinato chissà che cosa.' Mi risponde e decido che gliene devo parlare, lui si volta e ripone il bicchiere nel lavello.

'Justin?' lo faccio voltare verso di me e mi sento pronta a dirgli tutto 'a proposito di-di ieri sera, io vorrei dirti cosa è successo.'
Il suo sguardo si illumina non appena finisco di pronunciare queste parole
'Bambolina se non te la senti non devi parlarmene. Non sei obbligata, dopotutto sono anche affari tuoi.' mi sussurra, ma io mi mantengo della mia idea.
'No Justin, io devo parlartene, è il momento giusto e te lo meriti dopo tutto quello che hai fatto per me. Vieni.' allungo la mano e afferro la sua, trascinandolo verso il divano e sedendomi accanto a lui.

'Sei sicura di volerlo fare?'mi chiede lui, un po' stupito dalla situazione.
'Si.' mi concentro nei suoi occhi, ma improvvisamente non so cosa dire, mi mancano le parole e non so come iniziare, da dove partire. Justin nota che non ho idea di come cominciare e mi sussurra una domanda per spronarmi a iniziare.
'Cosa è successo ieri? Dopo che ti ho lasciata a casa intendo.'mi sorride per darmi sicurezza e mano a mano un discorso si forma nella mia testa e inizio a raccontare.
'È un po' più complicato, è meglio se ti racconto dall'inizio. Non so se lo hai notato mentre eri qui ma, ecco, io non ho specchi in giro per la casa. È successo qualche mese fa, io ho avuto una specie di crisi. Non mangiavo, non è che digiunassi propriamente, solo mangiavo davvero poco e passavo le giornate davanti allo specchio, cercando di capire perché meno mangiavo più ingrassavo, ero arrivata ad un punto davvero critico. Avevo deciso di-di farla finita, ecco.'

Justin mi guarda attonito, sposta lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra cercando probabilmente di capire se si sta solo immaginando tutto o se è vero quello che sta sentendo, io continuo a parlare, senza spostare lo sguardo dai suoi occhi
'Non avevo ancora deciso né come, né quando, ero semplicemente stufa di tutto questo. Una sera, mentre mi stavo, come al solito, specchiando, ho capito che era il momento di farla finita, qualcosa ha preso il sopravvento sulla mia mente e mi sono scaraventata di peso contro uno specchio. Mi sono fatta abbastanza male, ho slogato una caviglia e alcuni frammenti di specchio mi si sono conficcati nella pelle.

Fortunatamente, come tutte le sere, John, il capo del bar dove lavoro era venuto a portarmi qualcosa da mangiare.
Solo lui capiva come mi sentivo, non le mie amiche, loro sapevano che mangiavo poco, ma non si preoccupavano più di tanto o per lo meno a me non dicevano nulla, lui invece cercava in tutti i modi di aiutarmi e in quel caso mi ha davvero salvato la vita.
Ha sentito il rumore dello specchio che andava in frantumi e si è precipitato in camera per portarmi in ospedale. Sono rimasta lì alcuni giorni, non so quanti ma credo circa tre o quattro.
Poi John mi ha riportata a casa e mi ha convinta a togliere tutti gli specchi da casa, assieme li abbiamo portati in una specie di piccolo sgabuzzino e ne abbiamo lasciato solamente uno nel bagno per truccarmi o pettinarmi.

Ha funzionato per sei mesi ma ieri sera, dopo che nel bagno del ristorante mi sono imbattuta in un enorme specchio, ho ceduto e ho riaperto la stanzetta recuperando uno specchio per poi portarlo in camera. All'inizio volevo solo specchiarmi, ero solo curiosa, ma poi la sensazione di qualche mese fa ha ripreso il controllo e ci sono ricaduta. Stavolta fortunatamente non mi sono fatta tanto male e sei arrivato tu.'
Concludo il racconto riprendendo fiato e sviando velocemente gli occhi di Justin che ora mi bruciano la pelle.

Nemmeno lui sa cosa dire ora e restiamo in silenzio per minuti e minuti fino a che lui non trova le parole giuste
'Scusa.' è tutto ciò che riesce a dirmi, devo averlo scioccato abbastanza, muovo impercettibilmente il capo per dimostrare che ho recepito le sue parole e il silenzio ci avvolge di nuovo.

L'atmosfera si è fatta pesante e c'era da immaginarselo, dopo una confessione del genere chi resterebbe?
Probabilmente qualcun altro sarebbe già scappato a gambe levate da tutti i miei problemi per non finirci in mezzo, ma lui non muove un muscolo, continua solamente a fissarmi e a inumidirsi le labbra per iniziare un discorso che nessuno dei due ha il coraggio di sostenere.

'Io fatico a crederci.' mormora e io riporto uno sguardo confuso su di lui.
'In che senso?' chiedo riconcentrandomi sui suoi occhi.
'È una situazione così irreale. È difficile da gestire e non so cosa fare. Io-io sono sempre stato in grado di gestire ciò che mi succedeva attorno ma tutto questo è-è troppo grande anche per me e non so cosa fare.' Conclude e per la prima volta lo vedo impaurito, non è più il ragazzo spavaldo che aveva dato un pugno all'uomo al bar o quello che mi provocava alla festa, è solo un ragazzino che si è trovato in qualcosa di più grande di lui.
'Quindi hai intenzione di andartene?' sussurro impercettibilmente.

'No. Non me ne voglio andare. Io-Noi dobbiamo affrontare tutto questo assieme e non ho nessuna intenzione di lasciarti da sola con tutto questo alle spalle, solamente non so come fare.'
Mi soffia addosso i suoi pensieri e io non posso che sentirmi sollevata, il mio corpo agisce senza il controllo della mente e mi ritrovo tra le sue braccia mentre lo stringo e ascolto il suo respiro sulla mia pelle.

Non Sono Anoressica. || Justin Bieber FanfictionDove le storie prendono vita. Scoprilo ora