Capitolo 3: La nuova me

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Sono a casa, sola... a piangere.

Poco prima i genitori di Richard erano venuti per organizzare il funerale, ma io ancora non avevo finito, in una sola settimana dovevo partecipare a due onoranze funebri, ed entrambi erano di persone che amavo, a cui volevo sinceramente e profondamente bene. Tutto per due incidenti voluti uno dalla sfortuna e uno dal volere di un ubriacone, straricco che non è venuto nemmeno a fare le condoglianze. Sono più che sicura che il 'bambino' stia dietro ai genitori che lo proteggono, vorrei solo un 'mi dispiace', non mi sembra difficile. Come cazzo è possibile... come possono esistere persone così stupide e maleducate... dovrebbero morire loro, non i miei cari, che hanno sempre lavorato per permettersi le cose.

Mi alzo e mi faccio una doccia, è passata una settimana dall'incidente e non sono mai uscita e non ho mangiato molto, infatti decido di ordinare cibo cinese. Mi asciugo i capelli e mi vesto con una tuta ed una t-shirt vecchia, metto le mie ciabatte da casa, non credo che uscirò oggi, forse meglio restare e guardare della televisione. L'ordine che ho fatto arriva e vado in salotto sul divano, dove inizio a mangiare e a guardare un film, subito si capisce di che genere è: thriller.

All'inizio un uomo vede la moglie uccisa dopo essere stata stuprata, cosa che è stata fatta anche alla figlia di giovane età, essendo un genio uccide, grazie alle sue abilità, in modo lento e doloroso i responsabili, invece in modo veloce le persone che cercano di fermarlo. Credo che lui abbia fatto bene a assassinare i colpevoli, perché in tribunale solo uno di loro era stato incriminato e dichiarato alla condanna a morte, cioè colui che era stato presente solo nel momento del crimine e non aveva partecipato attivamente.

Forse dovrei farmi anch'io della giustizia da sola, ci sono delle persone che hanno dei privilegi che non si meritano, procurati dalla forza e dalla potenza dei propri genitori. Io ho sempre amato i miei, eppure l'amore non è bastato, sono morti entrambi e in maniera orribile... chissà per quanto tempo la mia povera madre è rimasta a terra, morta, forse non è deceduta all'istante, forse è rimasta per terra dolorante lasciata a morire piano piano... Mentre penso a queste cose piango.

La mattina dopo decido di non fare colazione, in quella dannata cucina ci sono troppi ricordi con il mio Richard, quando penso a lui mi viene sempre in mente quello stronzo spocchioso con la puzza sotto il naso, ricco ubriacone di Derek Smith, non riesco a pensare al mio dolce ragazzo senza ripensare al volto che ho visto nell'ambulanza quella notte. Non riesco più a sopportare questo dolore, è tutto così orribile... tutto così...

Cado a terra e perdo i sensi, nella mia testa non riesco a pensare ad altro che ha Derek e a quanto lo odiavo, ormai è diventato il mio punto fisso, non vorrei ricordarmelo, ma come faccio a dimenticarmi di lui. Quando mi sveglio mi sento diversa, come se avessi trovato una soluzione: la vendetta, esatto, ma non una normale vendetta, una lenta, dolorosa e sanguinosa vendetta.

Prendo delle corde, una forchetta e un paio di chiavi: della macchina e del capannone di famiglia, la mia meta. In mezzo ad una grande prateria non curata ormai da tempo si trovava un piccolo edificio fatto di legno che si reggeva a malapena... perfetto. Mi metto a lavoro e preparo per l'azione l'unica stanza ancora con tutte e quattro le pareti, ho fatto ma manca qualcosa... Il giorno dopo sono in strada in cerca di qualcosa di utile, piccoli coltelli con la stessa grandezza di un bisturi, taglienti e costosi. Forbicine e altri piccoli oggettini. Finisco il mio giro in uno dei bar più frequentati dal bambino figlio di papà, ordino un martini e aspetto. Spero che Derek non sappia come sono fatta, non mi ha visto quella sera, e anche se mi avesse guardato non si sarebbe ricordato niente era troppo brillo, poi non essendo venuto a fare le condoglianze non abbiamo avuto occasione di vederci faccia a faccia forse il karma ha messo uno zampino in questa questione, perché forse se fosse venuto avrei rinunciato al piano che avevo elaborato mentre ero stesa a terra. Lo vedo attraversare la soglia e lo osservo, in mezz'ora ha bevuto tre scotch e chissà quanti shot, capisco che è completamente ubriaco e mi avvicino. Mi ero vestita piuttosto sexy, ero anche truccata di tutto punto, volevo attirare la sua attenzione ma non gli parlo perché voglio che lui faccia il primo passo. Si gira verso di me e mi osserva, con una voce naturalmente da sbronzo mi dice "Ehyyyyy" vorrei dargli uno schiaffo ma rispondo con molta dolcezza "Ehy". Ha il viso di uno che ha vinto alla lotteria, come se nemmeno si aspettasse una risposta "Tesoro non dovresti stare tutta sola, vuoi che ti faccia compagnia?" lo guardo come se fossi attratta, che attrice "Certo, cos'hai in mente?" Mi fa uno sguardo ambiguo, rabbrividisco solo presupponendo le cose che sta pensando in quel momento, sta per parlare "Casa mia?" "No, ho casa vuota, e sai non riesco a dormire da sola", o mio Dio ancora quello sguardo da maniaco "Certo tesoro, ma non ho una macchina per il momento, uno stronzo mi è venuto addosso". Cosa ha detto!? Basta. Lo faccio salire dalla parte del passeggero sulla mia auto e gli dico "Mettiti la cintura, per favore, sei già stato fortunato una volta, non succederà ancora", mentre è girato per prenderla gli infilo una siringa nel collo e lui, nervoso, si girò per capire cosa stesse succedendo, ma ormai era troppo tardi, entro pochi secondi si addormenta e io parto. Raggiungo il capannone e, difficilmente sposto il corpo di Derek su un tavolo comprato da poco, era molto resistente e, essendo fatto di un metallo argenteo, molto freddo, gli levo i vestiti, ma non tocco i boxer, sono pur sempre una donna raffinata. Noto che si sta svegliando e decido di salutarlo "Buongiorno, come ti senti?" Si guarda intorno, sembra confuso, poi mi guarda, cambia espressione; ora è spaventato e si dimena ma le corde sono ben strette e non riuscirà a scappare. Mi metto i guanti e mi sento rinata, ora sono la nuova me, la me killer.


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